They Always Run recensione - Un mutante a caccia di taglie
Tre braccia sono sempre meglio di una!
They Always Run. Corrono sempre. Scappano, per essere precisi. Lo ripete più volte Aidan, protagonista del gioco di cui stiamo per parlarvi, riferendosi a quelli che dopo averlo visto si danno alla fuga come se avessero il diavolo sulle loro tracce.
Lui non è un diavolo ma poco ci manca. È un mutante e fa il cacciatore di taglie, mestiere che gli riesce particolarmente bene per tre motivi: è scaltro e privo di scrupoli, è abile con qualsiasi tipo di arma... ma soprattutto è dotato di tre braccia. Quest'ultima caratteristica lo rende particolarmente efficace e trasforma i combattimenti di questo gioco in una vera e propria goduria. Ma è l'intero gioco ad essere sorprendentemente godibile.
Forse alcuni di voi si ricordano la prima volta che They Always Run venne mostrato. È stato circa quattro mesi fa, durante il PC Gaming Show dell'E3 2021, ma è facile che la sua splendida pixel-art e la sua atmosfera sospesa tra fantascienza e western si sia persa in mezzo alla miriade di annunci di quell'evento.
Fortunatamente non lo abbiamo perso di vista e non appena ci si è presentata l'occasione abbiamo acchiappato al volo il codice Steam e lo abbiamo spolpato fino all'osso. Delizioso, davvero una delle sorprese più piacevoli di questa ultima porzione dell'anno.
Di action-platform 2D ne abbiamo visti a bizzeffe, specie negli ultimi due anni. Tutti promettono scenari evocativi, una trama avvincente e un sistema di gioco innovativo, intuitivo e divertentissimo. Pochissimi mantengono le promesse. They Always Run di promesse non ne ha fatte, se andate sul suo sito ufficiale i ragazzi che lo hanno realizzato ne parlano ovviamente bene ma senza fare proclami roboanti. Per questo lo abbiamo iniziato senza troppe aspettative... e ne siamo stati risucchiati fin da subito.
Per funzionare questo genere di giochi deve avere principalmente tre cose: delle fasi platform non banali, un sistema di combattimento giustamente impegnativo e se possibile originale e un control system responsivo, che si possa assimilare entro la prima mezz'ora.
I tre bersagli in questo caso sono stati centrati come neanche il miglior Occhio di Falco sarebbe riuscito a fare. Partiamo dal primo. They Always Run ha una struttura quasi da metroidvania, e diciamo "quasi" perché pur essendo abbastanza intricata, risulta lineare e non prevede chissà quanto backtraking.
La "navigazione" dei livelli è fluida, al pari di quella gioiosamente sperimentata nel recente Metroid Dread. Aidan corre, salta, si arrampica e volteggia con naturalezza e supera gli ostacoli quasi fosse un campione di parkour. Tale abilità torna utile non solo in fase di esplorazione ma anche e soprattutto durante i combattimenti, sui quali torneremo tra poco.
Veniamo al secondo punto, il sistema di controllo. Inizialmente non sembra così intuitivo, soprattutto nell'utilizzo del terzo braccio di Aidan. Lo si usa tenendo premuto il tasto dorsale destro del controller (RB su Xbox ed R1 su PlayStation) e indirizzando il colpo con lo stick analogico destro. Pare strano ma funziona, anche perché l'arto in questione può essere direzionato praticamente ovunque ruotando lo stick e diventa un alleato insospettabilmente prezioso per aprire nuove strade e assestare colpi decisivi ai nemici.
Tutto il resto funziona come in qualsiasi altro gioco di questo tipo: salti, scivolate, schivate e via dicendo, si alternano e donano al tutto un'estrema dinamicità, ma è il terzo braccio che rende They Always Run diverso dagli altri.
Quanto appena descritto ci fornisce il gancio per parlare dell'elemento più divertente di questo gioco: i combattimenti. Pur essendo possibile utilizzare occasionali uccisioni silenziose è proprio quando ci getta nella mischia che They Always Run alza l'asticella dell'entertainment.
Un livello di difficoltà giustamente rigido costringe ad imparare l'utilizzo di tutte le tecniche a disposizione e, dopo qualche incertezza iniziale, i fuochi d'artificio non tardano ad arrivare. Il terzo braccio di Aidan è una risorsa preziosa, che oltre a poter sfondare muri e aprire serrature, spesso garantisce preziose one-hit-kills, quantomeno con i nemici standard.
Poterla sfruttare "ad libitum" avrebbe di fatto rotto il bilanciamento del gioco, ecco perché il suo uso è limitato da un certo numero di barre posizionate in alto a sinistra sullo schermo. Inizialmente sono solo tre e ne consumerete una ogni volta che porterete a segno un colpo decisivo, ma potrete ricaricarle con gli attacchi standard.
Il mondo di gioco è disseminato di taglie bonus e tesori da raccogliere, ma anche di potenziamenti che una volta recuperati in numero sufficiente (leggi "i canonici tre") andranno ad aumentare permanentemente il livello di salute, l'utilizzo del terzo braccio e anche gli slot per gli oggetti curativi.
La faccenda del cacciatore di taglie ha ovviamente dei risvolti nel gameplay di They Always Run. Mentre se ne va in giro per la galassia, Aidan può infatti attivare un radar/sonar che lo avverte della presenza di una potenziale taglia nei dintorni. Spesso tali bersagli sono più forti della media, ma ucciderli frutta un gruzzolo nettamente più pesante da investire poi in miglioramenti per l'inventario, potenziamenti per la salute e via dicendo.
I pacchi più grossi però sono difficili da individuare e quasi sempre la loro cattura coincide con combattimenti di difficoltà nettamente superiore agli altri nei quali dovrete decidere se accontentarvi di incassare la taglia da morto, uccidendo il bersaglio in questione, o da vivo.
Quest'ultima opzione è particolarmente ostica perché vi costringerà a combattere in modo non letale, cercando unicamente di svuotare la barra della resistenza del nemico. Riuscendoci otterrete ovviamente ricompense maggiori, ma vi assicuriamo che già dalla prima non sarà una cosa facile.
A questo punto forse vi state chiedendo se They Always Run sia unicamente un gioco in cui si salta da un livello all'altro senza alcuna motivazione o con una trama che viaggia innocua sottotraccia. La risposta è: NO! Senza voler scendere in particolari vi diciamo che i ragazzi di Alawar si sono dimostrati abili nel caratterizzare il gioco sia sotto il profilo artistico che ludico, ma anche nell'inserire un sottotesto più profondo che di tanto in tanto emerge fornendo qualche indizio narrativo che fa presagire un disegno più ampio del semplice scontro tra buono e cattivi.
Davvero una sorpresa sotto tutti i punti di vista questo The Always Run, al quale si può giusto imputare qualche caduta di ritmo, un fattore rigiocabilità molto basso (a fronte, comunque, di una longevità di base sufficiente) e un'intelligenza artificiale con improvvisi sbalzi "umorali".
Ci auguriamo che l'uscita su PC sia coronata da un successo sufficiente a convincere gli sviluppatori a portarlo anche su altre piattaforme.