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This War of Mine: la guerra non ha mai vincitori - review

Cosa sareste disposti a fare per sopravvivere?

Visto il numero di titoli che tentano di riprodurre le diverse sfaccettature della guerra, sorprende che finora non fosse mai stato affrontato il tema dal punto di vista dei civili coinvolti nel conflitto.

Forse affrontare il tema dalla parte delle vittime può sembrare poco interessante sulla carta, o forse è molto più difficile riprodurre in un videogioco gli stenti fisici e morali di persone il cui mestiere non è sparare, fatto sta che ci è voluto un po' prima di poter avere la possibilità di sperimentare questa prospettiva, che This War of Mine gestisce molto bene.

This War of Mine è essenzialmente un mix di gestionale, stealth e strategia. Il titolo di 11 bit Studios ci mette inizialmente al controllo di tre civili all'interno di un rifugio improvvisato e ben poco confortevole, pieno di brecce e detriti.

Se l'interno è poco ospitale, l'esterno è anche peggio: durante il giorno i nostri "warsims" non possono uscire per pericolo di venire colpiti dai cecchini che infestano la città occupata, e devono fare il possibile per migliorare il rifugio con le scarse risorse a disposizione, nonché pensare a varie attività mondane come sfamarsi o provare a distrarsi con un libro... sempre che vi sia del cibo in dispensa e che i libri non siano già stati usati come carburante per i fornelli.

La guerra non viene mai mostrata direttamente, ma la presenza dei militari incombe spesso minacciosa.

Il primo giorno è un'eccezione che consente di familiarizzare con alcune meccaniche, recuperando il possibile dal palazzo in rovina e costruendo i primi utensili, come pale che permettono di eliminare velocemente i cumuli di detriti o piedi di porco per forzare serrature e contenitori altrimenti inaccessibili.

L'ora del giorno è sempre visibile sullo schermo, e a tempo scaduto si passa alla seconda fase: la notte. Durante le ore notturne è possibile inviare un membro del gruppo in uno dei luoghi disponibili in città per rovistare tra le rovine nella speranza di recuperare oggetti utili. Chi resta a casa può invece godersi un po' di riposo o, in caso si temano visite sgradite, fare la guardia.

Ciò che accade al rifugio durante la notte è gestito in automatico a seconda delle mansioni selezionate e delle risorse disponibili: ad esempio, una guardia può sventare facilmente un attacco poco convinto, soprattutto se si dispone di armi, ma in caso contrario le cose possono complicarsi.

Chi viene inviato in perlustrazione, invece, ricade sotto il controllo diretto del giocatore. I luoghi esplorabili, che possono essere visitati anche più volte, sono descritti con poche righe di testo che danno un'idea di cosa aspettarsi e un'approssimazione della quantità di cibo, armi e componenti che possono essere recuperati.

L'atmosfera drammatica è amplificata dal particolare stile grafico che amalgama personaggi e scenari in un bozzetto digitale ben studiato e riuscito.

Il personaggio si muove automaticamente di soppiatto, ma è possibile farlo correre con una comoda pressione del tasto destro del mouse sul punto da raggiungere. Spesso la fretta è però cattiva consigliera, visto che le azioni più energiche provocano rumore, visualizzato sullo schermo come un'onda sonora di raggio variabile che sarà nostra cura non fare arrivare alle orecchie di eventuali NPC.

Il raggio visivo è ristretto, e ciò che sfugge agli occhi del personaggio controllato è sfocato e distinguibile solo vagamente. La presenza di NPC può essere rivelata dai rumori che essi producono a loro volta (e in questo caso nulla ci dirà se quello che stiamo "sentendo" è un altro essere umano o un innocuo animale) o sbirciando dalle serrature delle porte.

Gli incontri che prima o poi inevitabilmente si verificano sono di vario tipo, e i loro esiti difficili da prevedere. Quando si visita un'abitazione è scontato che i proprietari non ne siano felici, ma capita di incontrare anche altri rovistatori, persone allo sbando, banditi o anche militari.

Gli utensili possono fare anche la funzione di armi finché non se ne posseggono di più adeguate, ma lo scontro diretto è quasi sempre una tattica che va bene come piano B o anche C, visto che gli NPC sono spesso in compagnia e che i proiettili, come d'altronde qualsiasi altra risorsa in This War of Mine, scarseggiano.

Il trailer di lancio di This War of Mine.

Bisogna anche considerare che i personaggi che controlliamo in This War of Mine non sono combattenti, e che c'è anche un lato umano da curare. E questo lato umano, come prevedibile, non riesce a prendere alla leggera un omicidio, seppur "giustificato" da circostanze disperate.

Il tempo è limitato anche durante la fase di esplorazione, e se non si riesce a lasciare la zona esplorata prima del sorgere del sole, il ritorno del personaggio al rifugio verrà ritardato, con il risultato che i compagni non potranno utilizzare subito le risorse raccolte.

Anche quando si acquista familiarità con luoghi e meccaniche di esplorazione, i limiti di tempo e di spazio nello zaino rendono ogni notte una lotta contro l'orologio, mentre si tenta di evitare situazioni pericolose e al contempo di stipare fino all'orlo lo zaino prima del temuto sopraggiungere dell'alba.

Le fasi diurne in cui si controllano tutti i membri del gruppo di superstiti non sono molto più rilassate: le risorse, di tutti i tipi, sono una quantità drammaticamente finita e le cose da costruire per rendere il rifugio più sicuro e vivibile abbondano.

Prima ancora, è vitale riuscire a provvedere ai bisogni principali dei personaggi: non solo cibo, ma anche riposo o cure per eventuali ferite o malattie. Tutto ciò che si ha all'inizio è una sedia; letti in cui riposare, radio con cui informarsi sulla situazione in città, ma anche solo toppe per i buchi nei muri, sono già conquiste sudate per cui va decisa una ben precisa priorità.

Prima di poter costruire trappole per topi (non per disinfestare l'ambiente, ma per mangiare) o stufe, è necessario anche migliorare le postazioni di lavoro. Insomma, tirare avanti in This War of Mine è molto difficile, ed è proprio questo il punto.

Spesso vi troverete a rischiare che una lieve malattia peggiori per risparmiare preziosissime medicine in vista di un baratto con uno dei mercanti che di tanto in tanto bussano alla porta, o magari in previsione di tempi (ancora) peggiori.

In altri casi, alla porta potrebbe bussare un vicino bisognoso di aiuto, dei bambini che chiedono medicine per la loro mamma malata, o raramente qualcuno che vi regalerà una manciata di verdure, evento che prenderete come una manna dal cielo.

Nonostante l'azione si svolga su due dimensioni, ci sono parecchie trovate che rendono l'esplorazione interessante e varia.

Al gruppo iniziale possono unirsi anche altri personaggi, che verranno a bussare alla porta del rifugio. In alcuni casi questi nuovi volti avranno delle capacità ben precise che potrebbero valere l'impegno di un'altra bocca da sfamare, in altri no. Il futuro è comunque sempre una totale incognita, e ogni decisione porta con sé grossi rischi.

Il punto, come detto, è proprio questo. 11 bit Studios è riuscita a trasmettere la drammaticità di un vero conflitto in cui si è invischiati contro la propria volontà e da cui, volenti o nolenti, non c'è una via d'uscita facile.

Proprio in virtù del lato umano di cui parlavamo prima, non è possibile fare il cattivo uccidendo persone indifese o rubare a oltranza. Il peso della guerra si fa sentire sul morale, e benché rubare sia preferibile a morire di fame, farlo ripetutamente porterà prima o poi il colpevole sull'orlo di una crisi da cui i compagni potrebbero non riuscire a tirarlo fuori in tempo prima che lo sventurato si suicidi.

Vi sembra un quadro deprimente? Avete ragione. Gli sviluppatori, per loro stessa ammissione, non hanno puntato a creare qualcosa di divertente nel senso stretto del termine, ma a raccontare gli orrori della guerra. Per farlo nel modo migliore hanno perfino interpellato dei sopravvissuti a vere guerre per capire a fondo i cambiamenti che un conflitto del genere porta nella vita di un comune cittadino e trasporli nel modo più efficace in un videogioco.

Accogliere qualcuno nel vostro gruppo è una delle decisioni più difficili che vi ritroverete a prendere.

Il risultato, in effetti, non è divertente. This War of Mine non vi farà mai esultare, neanche in caso riusciate a sgominare una banda di sciacalli, raccogliere cibo per qualche settimana, o trovare in extremis delle medicine salvare la vita per un pelo a uno dei vostri. Ma è avvincente.

This War of Mine vi farà sospirare di sollievo dopo una fuga rocambolesca o alla fine di un altro giorno di sopravvivenza, fare smorfie angosciate quando vi sembrerà di sentire il pianto di un neonato in lontananza durante una sortita notturna, interrogarvi sulle vostre decisioni subito dopo aver allontanato qualcuno che aveva chiesto di unirsi al gruppo senza poter offrire molto in cambio.

A differenza di altri titoli che sacrificano tutto sull'altare di una storia da raccontare, This War of Mine racconta molte storie e trasmette sensazioni, ricordandosi anche di rendere il giocatore oltre lo schermo il protagonista di tutto quanto, e non è poco.

Il gioco è di quelli che si presta a far raccontare storie di quanto accaduto in vari playthrough, ma così facendo vi rovineremmo solo il gusto di viverle da voi. Anche perché, e qui ci spostiamo nel territorio degli appunti che si possono muovere al lavoro di 11 bit Studios, la randomizzazione che si occupa di diversificare ogni partita dall'altra ha dei limiti.

Una delle schermate più temute. A dispetto del testo, però, la difesa del rifugio potrebbe essere andata bene.

I luoghi da visitare possono presentare piccole differenze e la loro comparsa sulla mappa può avvenire in momenti diversi. Stessa sorte toccherà ai contenuti dei vari luoghi, che non saranno mai esattamente gli stessi (anche se in linea di massima un frigorifero sorvegliato conterrà sempre del cibo di qualche genere).

Anche gli incontri variano di volta in volta, ma non troppo: dopo parecchi playthrough inizierete a riconoscere a colpo d'occhio alcune situazioni, e in queste occasioni il rovistatore spaurito farà spazio a un freddo calcolatore che penserà dal primo momento a come riempire al massimo lo zaino o precedere altri NPC in una determinata situazione. Proporre ulteriori varianti avrebbe richiesto non poco lavoro, ma sarebbe stata la ciliegina sulla torta.

Anche con il pizzico di prevedibilità che sopraggiunge dopo parecchie partite, sopravvivere fino alla fine della guerra resta comunque una bella sfida. La difficoltà è elevata, e la differenza che c'è tra arrivare alla fine della guerra avendo sulla coscienza delle vittime e l'aver mantenuto più di un barlume di buoni sentimenti è un incentivo più che sufficiente a ricominciare da capo più di una volta.

L'approccio coraggioso di 11 bit Studios fa intravedere della passione, e le soluzioni scelte riescono a coniugare benissimo tensione e sviluppo del gameplay. Per descriverlo in poche parole, This War of Mine è un affresco sicuramente cupo dei lati più nascosti e oscuri della guerra, ma in tutto il buio che descrive è brillante.

9 / 10
Avatar di Emiliano Baglioni
Emiliano Baglioni: Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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This War of Mine

Android, iOS, PC, Mac, Nintendo Switch

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