Time Crisis: Razing Storm
Il binario morto di una serie.
È tempo di proiettili. Quelli della vecchia scuola, fatta di monetine e coin-op con plasticose light-gun da impugnare nei pomeriggi passati in sala giochi. Ma soprattutto è tempo di "binari", di posizioni da imparare a memoria, del "ricarica-ricarica" campionato su schermo e che risuona nelle orecchie, con un caricatore riempito al volo per fare fuori l'ultima ondata di nemici.
Già, perché quando si parla di Time Crisis c'è sempre di mezzo un bel tuffo nel passato, anche se con questo Razing Storm, Namco Bandai ha voluto guardare al futuro. Beh, in tutta verità, ci ha provato...
Come? Innanzitutto sfornando e aggiornando nel gameplay una sorta di compilation della saga che comprende i porting dei vari Time Crisis 4 e Deadstorm Pirates, col più recente Razing Storm che dà il titolo al gioco e che è presente in una doppia versione.
Ma attenzione, abbiamo parlato di futuro e infatti ecco il pieno supporto al PlayStation Move e addirittura una modalità inedita per la serie, che porta il gioco su "binari" per eccellenza via dalle sue sparatorie preconfezionate, collocandolo tra gli spazi pericolosi e mai esplorati di un FPS classicamente libero. O almeno questo è quello che dovrebbe essere...
Le versioni arcade fanno il loro dovere in termini di pioggia di fuoco e coperture finalizzate al recupero di polvere da sparo e concentrazione, anche se il tasto X del Move non mi è sembrato la via di fuga più immediata e intuitiva. Graficamente il gioco non fa gridare al miracolo ma tutto si muove adeguatamente, con Razing Storm che gestisce al meglio anche gli sgretolamenti dei vari elementi su schermo.
Simpatica poi la variabile piratesca di Deadstorm Pirates, che permette di guidare galeoni e ruotare vecchi cannoni, con un'interazione col telecomando made in Sony decisamente più completa. In generale comunque la nuova periferica PS3 si comporta egregiamente per quello che concerne mira, rapidità e precisione. Ciò che manca a questo trittico tutto polvere da sparo è un bel po' di mordente, laddove, fatta fuori l'ansia da "continue?" da finanziare a colpi di gettoni, non esiste più lo stimolo alla sfida.
Un approccio, questo, che riduce la longevità a pochissime ore di viaggio su un binario più o meno morto, dove l'unico motivo per andare oltre è il raggiungimento dei trofei per arricchire la propria identità virtuale su PSN. E la modalità FPS segnalata in fase d'intro? Ecco, parliamone. Ci vuole coraggio per cambiare (o provare a farlo) una meccanica che sforna adepti ormai da anni. Ci vuole coraggio anche per proporre qualcosa che non è esattamente ciò che ci saremmo aspettati pensando a un Time Crisis vestito da sparatutto in prima persona alla Call of Duty. Ok, il paragone magari è azzardato, ma almeno qualcosa di simile ai vari Red Steel o Metroid Prime Wii era lecito attenderselo...