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Toki - recensione

Le vere sfide arrivano dal passato.

Era il lontano 1989, quasi 30 anni fa, in sala giochi spopolavano titoli come il tie-in degli Avengers firmato Data East, il fantasy di Golden Axe, l'action-puzzle Pang, il ninja Strider, ma soprattutto l'immortale Final Fight.

In mezzo a questi mostri sacri di tanto in tanto gli avventori vedevano spuntare un cabinato anonimo, a cui quasi nessuno dava credito. Era un platform con protagonista una buffa scimmia, piccola, bruttina ma tutto sommato simpatica.

Sparava bolle infuocate dalla bocca e aveva come obiettivo quello di salvare un'avvenente fanciulla. Strano, vero? In realtà quella scimmia era un prestante giovanotto, trasformato in un primate dall'immancabile cattivone di turno.

Sembrava un gioco innocuo, in molti millantano oggi di averlo finito "con un solo gettone". Quasi tutte balle, al mondo esistono forse cinque persone che siano state capace di finire Toki con il minimo sindacale di monete. Era un gioco dannatamente difficile, perfidamente difficile... roba da far impallidire persino un mostro di cattiveria come Ghosts 'n Goblins.

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Tutto era creato ad arte per mettere in difficoltà il giocatore e fargli vomitare montagne di monetine nella gettoniera. Quel geniaccio perfido di Akira Sakuma aveva intriso Toki di quell'aura di bastardaggine che ti portava ad un passo dall'abisso per poi tirarti indietro e darti un motivo per andare avanti. Non fu una hit paragonabile ai titoli citati poche righe fa, ma il suo mito crebbe lentamente e in misura sufficiente da spingere sempre più giocatori verso quel cabinato, con l'intento di vincere la sfida.

Quando Microids annunciò l'arrivo del remake i fan del gioco originale (compreso chi vi scrive) gioirono al pensiero di poter ricominciare ad imprecare, all'idea di far capire a chi ritiene Dark Souls il paradigma dei giochi difficili come si erano fatti le ossa i giocatori durante la golden-age delle sale arcade. Ora è arrivato e tutti i più oscuri timori nascosti nel cuore degli ultra-trentenni si sono avverati. Toki è disponibile su Nintendo Switch ed è pronto a catturarvi con il suo aspetto gradevole per poi prendervi a schiaffi con una lunghissima sequenza di Game Over.

Toki ha un approccio quasi brutale verso coloro che osano avvicinarvisi. Il gameplay è semplice, basti pensare che servono solo due tasti per giocare, quindi non è necessario alcun tutorial. Il problema è che già nel primo stage la morte vi prenderà per mano e non vi lascerà più andare. Basta una distrazione o un posizionamento errato e assaporerete l'amaro sapore della sconfitta.

Prima di poter salvare la bella Miho preparatevi a vedere spesso e volentieri questa schermata. Toki non è un gioco per tutti.

I checkpoint tra l'altro non sono vicinissimi tra loro e una volta esaurite le vite a disposizione non vi resterà che usare uno dei limitati "Continua" a disposizione. Tanto per aggiungere un po' di sale sulle ferite, non esistono salvataggi automatici e neanche manuali. Nel caso foste costretti a spegnere la console o a interrompere la sessione di gioco, alla riaccensione sarete costretti a ricominciare dall'inizio.

Spaventati? Fate bene, abbiate rispetto per Toki e con il tempo imparerete a conoscerne le (poche) debolezze. Le fasi platform, ad esempio, raramente sono proibitive e non raggiungono mai la bastardaggine di titoli moderni come Celeste o Super Meat Boy. Tutto diventa più complicato quando entrano in gioco i nemici che pattugliano ogni singolo centimetro dei livelli.

Pur avendo pattern di movimento e attacco abbastanza semplici, la loro notevole concentrazione rende difficile calcolare al meglio i movimenti. Con il tempo entreranno in gioco quei "trucchetti" che gli odierni quarantenni hanno imparato in decine di ore passate davanti al cabinato: l'attendere in un angolo il passaggio ciclico di un mostriciattolo volante per toglierlo di mezzo prima di procedere, l'attendere appesi ad una liana che il mini-boss di turno si sfoghi prima di piazzare una raffica... e via dicendo.

Il protagonista è fragilissimo, basta un singolo contatto con un nemico o con qualsiasi ostacolo ambientale per farlo morire.

Ai giocatori più giovani il design di Toki potrebbe far sorridere. I sei livelli da cui è composta l'avventura ripercorrono location che più tradizionali non si può, dalla giungla ai vulcani colmi di lava. Volete il livello ghiacciato e quello subacqueo? Ci sono anche quelli. Manca la verve di un Rayman Legends o la perfezione arcade di un qualsiasi New Super Mario X, ma tenete sempre presente che stiamo parlando di un titolo il cui gameplay ha sulle spalle la bellezza di quasi 30 anni.

L'estetica originale è stata invece completamente stravolta. Lasciati da parte i bitmap, personaggi e scenari sono stati ridisegnati da zero con uno stile "cartoon" che ricorda quello di un altro remake abbastanza recente: Wonder Boy the Dragon's Trap. Per l'occasione è stata ricomposta la coppia d'oro del gioco originale, formata dall'art director Philippe Dessoly, artista attivissimo anche sul fronte Goldrake, e dal programmatore capo Pierre Adane.

Un eccellente lavoro è stato svolto anche sulle animazioni e sulla colonna sonora, rielaborata ad arte. Migliorabile invece la risposta ai comandi, che in un gioco del genere deve essere praticamente istantanea. Di tanto in tanto invece abbiamo notato qualche fenomeno di input lag, che si è tradotto in morti non previste e francamente irritanti vista la già notevole difficoltà di base del gioco.

Sei livelli possono sembrare pochi. Un giocatore abile impiegherebbe due ore ma ad un platformer nella media ne occorrono almeno il triplo.

Sarebbe stata gradita anche qualche opzione in più per i neofiti, invece a parte un livello di difficoltà Facile (che poi così facile non è), non esiste nulla che possa "dare una mano" ai giocatori meno esperti. Sarebbe bastata la possibilità di avere "Continua" infiniti, fissare checkpoint meno distanti o dare la possibilità di salvare alla fine di ogni stage. Tali scelte faranno probabilmente felici i giocatori più intrepidi, ma potrebbero tenere alla larga quelli che preferiscono approcci meno brutali.

Per dirla in breve, se venite dalle trilogie di Crash o Spyro, Toki sarà un pugno in pieno petto, di quelli che lasciano senza fiato per un bel po'. Se tutto questo non vi spaventa, fatevi avanti. Una volta finito potrete vantarvi di aver completato uno dei titoli più difficili di sempre e sarete pronti per completare qualsiasi altro platform esistente in metà del tempo che impiegavate prima.

7 / 10