Tom Clancy's The Division - prova
Ripetiamo insieme: “online, open world, RPG”.
"Online, open world, RPG". "Online, open world, RPG". "Online, open world, RPG". Nel mio viaggio di ritorno in aereo, ho più volte riflettuto su questi tre concetti. Che non sono solo il claim col quale Ubisoft ha voluto riassumere l'essenza di Tom Clancy's The Division, ma un mantra da ripetere mentalmente più e più volte, per carpire meglio l'essenza del gioco e comprenderne i pregi e gli speculari difetti.
Cominciamo dall'inizio: The Division è uno dei titoli più attesi di questo 2016 appena iniziato, senz'altro il più atteso della line-up dell'editore transalpino. Che stando ai pare, ai si dice, ai si mormora, quest'anno potrebbe anche saltare l'appuntamento autunnale con Assassin's Creed. I motivi di tanto hype sono presto detti: è una nuova IP e l'annuncio all'E3 del 2013 era stato dirompente. Ma altrettanto dirompenti sono state le polemiche successive al presunto abbassamento della qualità grafica dopo l'affaire Unity, che ha portato Ubisoft a un vero e proprio cambio di rotta. Sono allora in molti coloro che aspettano questo titolo per poterlo giocare; altrettanti, se non di più, coloro che lo attendono al varco per poterlo demolire. In primis i numerosi detrattori di Ubilol, Rubisoft, e chi più ne ha, più ne metta.
E poi c'è il sottoscritto, orfano di un Destiny collassato sotto il proprio peso del proprio successo, e di una gilda di amici che verso l'MMO di Bungie continua a dimostrare un commovente accanimento terapeutico. E che quando gli viene detto che The Division è un Destiny in terza persona, sale sul primo aereo per Malmö, in Svezia, e non va a Rosengård ad accendere un cero sotto la casa di Ibrahimovic (inaudito!), bensì a mettere le mani sul primo pad disponibile.
Cosa accaduta mercoledì scorso nelle sale dell'impronunciabile Slagthuset, quando Julian Gerighty, Associate Creative Director di Ubisoft, ha preso il microfono dicendoci ciò che già sapevamo, ossia gli antefatti del gioco che vogliono il mondo precipitare nella barbarie a causa di un misterioso virus che viene trasmesso dalle banconote, col risultato di far crollare rapidamente dapprima l'economia, quindi le istituzioni e infine la società. Il che è un'ipotesi meno campata per aria di quanto si creda, visto quanto accaduto con l'Operazione Dark Winter, una simulazione di attacco biologico da parte dei terroristi realmente accaduta tra il 22 e il 23 giugno del 2001 (googlatela per ulteriori approfondimenti).
Noi vestiamo i panni di un moderno sceriffo, chiamato a riportare l'ordine in una New York messa in ginocchio da sciacalli, rivoltosi, fuggitivi, bande di teppisti e dallo stesso virus, particolarmente diffuso nella cosiddetta Dark Zone (ma ne parleremo più avanti). La prima cosa che facciamo una volta arrivati a New York è recarci a piedi in quella che sarà la nostra base operativa, ossia l'ufficio postale di Penn Station, vicino al Madison Square Garden. Ma una volta arrivati nelle vicinanze scopriamo che il luogo è circondato dalla succitata feccia della città, il che ci permette di tirare finalmente il grilletto.
È un TPS? No, è un Tom Clancy's
Che The Division sia diverso da un qualunque TPS lo si capisce alla prima sparatoria. Perché il nostro team (nella demo composta da tre persone, ma nel gioco si potrà arrivare a quattro) si mette subito in copertura come un Gears of Wars e inizia il solito balletto che gli amanti dei TPS ben conoscono. Con, però, degli opportuni distinguo. Innanzitutto il ritmo del gioco è più lento, più ragionato rispetto al blockbuster degli Epic Games. D'altronde parliamo pur sempre di un gioco che nel titolo ha scritto 'Tom Clancy's'.
Ecco quindi che una volta accovacciati si potranno girare gli angoli indicando per qualche secondo la direzione scelta, e che si potranno selezionare coperture anche ben lontane da noi e tenere premuto un tasto per avvicinarci ad esse lungo una traiettoria tracciata in tempo reale sul suolo. Ma basterà allentare la pressione sul bottone del pad (A su quella della One, X su quella della PS4) per interrompere l'animazione in qualsiasi momento, così da adattarsi alle evoluzioni della battaglia.
Peccato non sia presente un set d'animazioni per andare in copertura direttamente dalla corsa, il che rallenta il ritmo in alcuni frangenti. Ma The Division non vuole essere un action shooter in terza persona, quanto una versione più dinamica di Ghost Recon: Future Soldier. Peccato solo che non si possa saltare, né muoversi accucciati.
È un RPG? Sì, ma action!
Soprattutto, però, The Division vuole essere un gioco di ruolo. E non tanto per le buone possibilità iniziali di personalizzazione del proprio avatar, quanto per il livello di customizzazione offerto da equipaggiamento, abilità, talenti e perk. Già l'inventario la dice lunga: potremo infatti usare in contemporanea fino a tre armi (primaria, secondaria e di supporto), alternabili come in Destiny con la pressione veloce o prolungata del tasto Y (triangolo).
Ognuna di esse sarà poi personalizzabile nelle sue componenti, con elementi che potremo comprare o 'lootare' dai cadaveri dei nemici, come silenziatori, caricatori, impugnature, colorazioni e ottiche. E poi avremo ben 6 slot diversi per l'armatura , anch'essi personalizzabili.
Ma è con lo sviluppo del personaggio che The Division raggiunge vette ruolistiche oggettivamente fuori della portata di quel Destiny cui qualcuno l'ha voluto accostare con eccessiva disinvoltura. A cominciare dalle Abilità, che si dividono in tre rami rispondenti ai nomi (in Inglese, vista la versione da noi provata) di Medical, Tech e Security. Questi tre rami mettono rispettivamente a disposizione tre abilità speciali (quindi 9, in tutto), assegnabili a piacimento ai bumper destro e sinistro del pad e selezionabili in qualsiasi momento a seconda delle esigenze del party (previa l'attesa dell'immancabile cooldown).
Volete fare gli 'healer' (con tutti i caveat possibili per questa definizione)? Il primo ramo fa per voi, con un vasto assortimento di dispositivi che cureranno voi e gli alleati nelle vicinanze. Volete fare danno? Tech pare essere la soluzione ideale, mettendovi a disposizione bombe, torrette e mine a ricerca automatica. Volete tankare? Date un'occhiata alle abilità di Security, che vi garantiranno scudi e coperture mobili. E magari modificate la vostra arma usando parti che aumentano l'aggro: attirerete meglio l'attenzione dei mob!
La gestione dell'aggro porta poi a risultati che, inizialmente, mi hanno spiazzato. Come quando, aggirato l'avversario, mi sono trovato al suo fianco e ho iniziato a sparargli con un fucile a pompa. Notando che, però, il nemico continuava ad avanzare verso un mio alleato, lasciandosi crivellare di colpi. Il primo pensiero è andato all'intelligenza artificiale, poi però mi è stato fatto notare che in realtà il mob era stato aggrato. Il che è normale in un qualsiasi MMO, ma sorprendente in un gioco come The Division che è facilmente scambiabile per un Gears of War open world. Ma ricordate il mantra? "Online, open world, RPG". E inizia ad avere molto più senso, non è vero?
Bene, sappiate che lo spirito ruolistico di The Division assume ancora più spessore se si pensa che ognuna delle 9 abilità di cui sopra può essere modificata in 3 varianti, cui si aggiunge il livello Master, che offre i risultati migliori. E che poi, per ognuno dei tre rami, c'è anche una special, attivabile premendo contemporaneamente i due bumper, proprio come in Destiny.
Sempre negli stessi tre rami (Medical, Tech e Security) si declinano anche i 24 talenti disponibili. Tra questi, se ne potranno scegliere fino a 4 da assegnare al proprio personaggio ma, come per le abilità, li si potrà cambiare a seconda della necessità. Un esempio di un talento Medical, per capirci, è quello che quando riporterete in vita un alleato ridurrà il danno subito da entrambi del 50% per i 10 secondi successivi. Un talento Tech è invece quello che applica un danno elementale (da fuoco o elettricità) alla vostra arma, col 30% di probabilità di diffonderlo ai nemici in un raggio di 10 metri. Un talento Security è invece quello che aumenterà del 40% il danno dell'esplosione di una granata se con essa colpirete più nemici assieme. E poi, appunto, ci sono gli atri 21 talenti...
I perk, invece, sono altri 40 bonus passivi applicabili al vostro personaggio che si sbloccheranno mano a mano che si crescerà di livello. E saranno attivi tutti assieme, senza restrizioni di sorta. Anch'essi saranno ripartiti nei soliti tre rami (Medical, Tech e Security) e potranno aumentare di 1 i medikit a nostra disposizione, prolungare di 10 secondi gli effetti di quel che mangeremo o berremo, o infine incrementare del 10% l'exp ottenibile da qualsiasi attività.
Siamo allora di fronte al gioco di ruolo definitivo? No, perché mancano i dialoghi a scelta multipla o qualsiasi parvenza di scelta morale. Sotto questo punto di vista, The Division sembra ancora più arcade di un Mass Effect, gioco col quale ha molti più punti di contatto che non con Destiny. Eppure, dopo quanto descritto, osereste dire che non è un RPG?
È un open world? Sì, ma...
Online, open world, RPG. L'ho già detto? Mi pare di sì, ma nel dubbio lo ripeto. Difficile esprimersi sull'ampiezza della mappa di The Division, dato che la nostra esperienza è stata piuttosto guidata. Ma Manhattan, per quanto grande, sulla carta non può rivaleggiare con l'estensione delle lande di The Witcher 3 o di Fallout 4. E però New York è sempre New York, e Ubisoft ce la propone con una certa dovizia di particolari. La conformazione della città ci permette inoltre d'arrampicarci sui tratti all'aperto della metropolitana, di combattere sui tetti dei palazzi o di entrare e uscire da alcuni edifici senza soluzione di continuità (abbiamo sperimentato dei veloci caricamenti solo nel passare da un piano all'altro in ascensore).
Ma il vero punto focale del gioco, più che la città in sé, è la nostra base di Penn Station. Inizialmente sarà malridotta, come si conviene in ogni gioco di ruolo che si rispetti. Ma mano a mano che completeremo le missioni che ci verranno assegnate, la vedremo in condizioni sempre migliori, e i rifiuti e le macerie lasceranno il posto a miglioramenti non solo estetici ma anche funzionali. Che ci garantiranno soldi, nuove abilità, nuovi perk e oggetti per il crafting (attività, questa, che non abbiamo potuto approfondire a dovere in quanto non siamo riusciti a 'lootare' abbastanza materiali dai nostri nemici).
Questa impostazione assume ancora più senso non appena si realizza che la nostra base sarà suddivisa in tre ali, rispondenti guarda caso a Medical, Tech e Security, con altrettanti NPC che fungeranno da 'quest giver'. La lista dei miglioramenti è corposa e il numero delle missioni che abbiamo potuto osservare ci ha lasciato intuire che portare il nostro quartier generale al massimo fulgore non sarà certo una cosa da poco.
Andando in giro per la mappa potrà poi capitare d'imbattersi in eventi casuali come in Destiny. Sempre come in quest'ultimo gioco, ci saranno anche dei collezionabili da raccogliere sparsi per la mappa, che ci permetteranno d'approfondire il lore del gioco. E ancora una volta come in Destiny, il gioco sarà completabile in solitaria ma in coop sarà molto più divertente. E nel caso i membri del party si perdano di vista, cliccando dalla minimappa su uno di essi ci si teletrasporterà nelle sue vicinanze.
Va anche detto che The Division propone una delle interfacce più raffinate in circolazione e che perdersi sarà davvero difficile. Merito delle indicazioni satellitari che vedremo visualizzate una volta impostata la nostra destinazione sulla minimappa, e che si tradurranno in una sottile linea posta a una decina di metri dal suolo che pare presa di peso da The Crew. Sarebbe però un errore imperdonabile descrivere l'open world di Ubisoft senza soffermarsi su una delle caratteristiche più intriganti del gioco.
Benvenuti nella Dark Zone!
Abbiate pazienza per i paragoni scomodi che sto per fare, ma viste le mie radici MMORPG capirete per quale ragione abbia provato un sussulto dopo aver visto la Dark Zone (previo un upgrade istantaneo del mio personaggio al ventesimo livello). Nel cuore di Manhattan si trova infatti un'area dove il virus s'è manifestato più virulento che mai, e dove i nemici contagiati sono i più forti e potenti che si possano incontrare nel gioco. Sia chiaro, non stiamo parlando di una versione riveduta e corretta di Prototype, ma sappiate che se non sarete armati di tutto punto, qui è meglio che non vi facciate neppure vedere. Ma perché mai uno dovrebbe recarsi in codesto posto? Semplice, perché qui ci sono i drop migliori. C'è però un piccolo, piccolissimo problema: che in questa zona non ci sono regole.
Qui, infatti, quando si entra non si è 'flaggati' per il PvP. Basterà però sparare un colpo agli altri personaggi giocanti per veder apparire sulla propria testa un bel teschio, a indicare al mondo che siamo dei Rogue e, quindi, che non solo siamo potenzialmente pericolosi ma anche che possiamo essere attaccati. Il bello però è che nella Dark Zone i mob 'droppano' oggetti speciali, diversi da quelli presenti nel resto del gioco, e che non potremo usare perché troppo virulenti. Potremo solo metterli in una borsa apposita (la nostra aveva fino ad 8 slot), andare in uno dei vari punti di estrazione e chiamare l'elicottero. Su di esso caricheremo il nostro bottino e solo dopo che questo verrà portato via e sterilizzato, potremo usarlo nel resto del gioco.
Ora, cari Eurogamers, ogni volta che qualcuno chiamerà un elicottero, gli altri nella zona lo verranno a sapere. E devo forse dirvi cosa succede nei punti d'atterraggio? Succede ovviamente il finimondo, con tutti che attaccano tutti. Perché nella Dark Zone, quando morirete, gli altri potranno rubarvi gli oggetti che avete faticosamente raccolto, a là Ultima Online. Certo, potete anche arrivare in zona, salutare gli altri con una delle varie emote disponibili e far capire che non volete (né cercate) rogne. Ma gli equilibri sono fragilissimi e la tensione palpabile una volta che l'elicottero sta per atterrare.
Durante la nostra prova mi è capitato di trovare presidiate le stesse porte d'ingresso alla Dark Zone. Le aprivo e dietro c'era già gente pronta a farmi la festa. Inizialmente sono rimasto sconcertato: nel buon vecchio Dark Age of Camelot le porte attraverso cui si accedeva all'area RvR erano protette da guardie imbattibili, proprio per evitare i camper di turno!
Ma in The Division c'è un interessante meccanismo tale per cui più ci si comporta da Rogue, più il gioco ci rende appetibili agli altri. Innanzitutto piazzandoci una bella taglia sulla testa, in secondo luogo aumentando il numero di oggetti che dropperemo alla nostra morte. Tradotto, i camper sappiano che avranno alle calcagna gli altri giocatori, e che se gli dirà male potranno perdere anche tutto il bottino acquisito.
Se quanto descritto via ha attizzato (come accaduto al sottoscritto), sappiate poi che la Dark Zone ha una progressione tutta sua. Se in The Division il level cap è fissato al 30esimo livello, in quest'area PvP ci saranno fino a 99 livelli d'esperienza, che sbloccheranno presso dagli appositi mercanti degli oggetti di qualità epica, acquistabili con una valuta anch'essa specifica di questa zona. I livelli salgono inizialmente in modo molto veloce e si è indotti a pensare che, con un po' di fortuna, arrivare al cap non sia così proibitivo. Peccato per il piccolo dettaglio che sì, uccidendo mob e personaggi giocanti si sale di livello; ma morendo si scenderà che è un piacere, aggiungendo al tutto un carico di adrenalina facilmente immaginabile.
Quanto alle dimensioni dell'area, istanziata, non siamo in grado di dire nulla di preciso. Ci è stato però detto che ci saranno in tutto 25 ingressi, 8 punti di estrazione e che l'estensione sarà abbastanza grande da garantire a una popolazione di 20/24 giocatori di essere distribuiti con un party in media ogni 2 o 3 isolati.
La versione PC
Prima di concludere questo articolo è doveroso dedicare un approfondimento all'edizione PC di The Division che, contrariamente a quanto va di moda oggi, non è un porting di quella console ma una versione a se stante che sfrutta i vantaggi dei personal computer.
Ovvio allora che si potranno modificare tutti i parametri grafici coi quali i PCisti si divertono a smanettare, ma molto più interessante è la totale possibilità di personalizzare l'interfaccia grafica, i cui elementi saranno ingrandibili e riposizionabili a piacimento. Magari sui due monitor laterali, dato che The Division supporterà configurazioni fino a tre schermi, come quella esagerata su cui l'abbiamo visto girare in una saletta a parte.
Verranno supportati i vari pad delle console ma ovviamente gli amanti di mouse e tastiera potranno decidere la mappatura della tastiera e godere di una fluidità fino a 60 fotogrammi al secondo. Saranno poi presenti delle feature extra, come quella che permette di effettuare il drag & drop degli oggetti direttamente sul proprio personaggio (senza dunque passare per la schermata dell'equipaggiamento); o i menu contestuali per meglio gestire l'inventario, assenti nelle controparti console. Saranno anche supportate le tastiere Logitech, il che garantirà un ulteriore grado di customizzazione.
Ma è soprattutto la resa grafica a stupire, perché sul PC portato per la dimostrazione il gioco girava esattamente come nella famosa demo dell'E3 2013 che lasciò il mondo a bocca aperta. Insomma, pur lasciando il verdetto finale al Digital Foundry, sembra proprio che il gioco non sia stato affatto 'nerfato' graficamente. Molto più semplicemente, dopo aver esibito la versione PC, Ubisoft ha mostrato quelle per console, che pure essendo graficamente convincenti non reggono ovviamente il confronto.
Giudizio sospeso invece sulla fisica degli oggetti: a occhio il mondo di The Division in versione PC pare più reattivo di quello console, che non brilla quanto a interattività con gli ambienti. Ma non potendo fare un raffronto diretto (le due postazioni erano in sale diverse), meglio astenersi.
Conclusioni
Per un critico di videogiochi, The Division è un prodotto molto stimolante. Perché è un melting pot di generi, bravo a far tutto senza eccellere in nulla. I detrattori (ed essendo un gioco Ubisoft, saranno tanti) diranno che è un open world cui manca il respiro dei massimi esponenti del genere; un gioco di ruolo senza i dialoghi e le scelte morali; un MMO che vede World of Warcraft molto da lontano; che vuole fare il Destiny ma senza l'immediatezza del suo gunplay; e infine, che sembra un TPS ma non è veloce né immediato come un Gears.
Ma nella vita, rispetto a quelli che sanno fare benissimo una cosa (e solo quella), ho sempre preferito le persone eclettiche, che sanno fronteggiare qualsiasi situazione. E The Division, per quello che ci è stato mostrato, è un gioco davvero eclettico. Fossimo alle Olimpiadi non vincerebbe nessuna gara nei 100 metri, né nel salto in lungo, né nel lancio del peso. Ma vincerebbe senz'altro la medaglia d'oro nel decathlon.
Certo, tre ore in compagnia di un gioco così vasto sono davvero poca cosa. E poi bisognerà vedere come girerà su PS4, o se riusciranno a togliere dalla versione Xbox One quel fastidioso tearing osservato più di una volta. E quale sarà l'end game? E il supporto di Ubisoft post lancio? Alla mia domanda è stato risposto che ci saranno numerosi aggiornamenti gratuiti, nuovi contenuti e modalità. La loro qualità è però un'incognita.
Ma in un'epoca in cui si vive di sequel e remaster, ancora una volta Ubisoft propone una nuova IP, e lo fa staccandosi dalla tradizione degli Assassin's Creed, dei Far Cry e dei Watch Dogs. Non ci sono torri da scalare, aree da sbloccare e miliardi di collezionabili da raccogliere. C'è piuttosto la voglia di osare, di mettersi in gioco e di proporre qualcosa di nuovo. Appuntamento quindi all'8 marzo, quando The Division sarà disponibile e potremo vedere se sarà capace di lasciare il segno nel firmamento videoludico.