Torchlight 3 - recensione
Una tempesta di click in un mondo coloratissimo.
Sin dal lontano 1985, con l'arrivo di Gauntlet, il genere degli hack and slash è stato sinonimo di combattimenti frenetici contro orde pressoché infinite di mostri, attraverso labirinti e fortezze via via più complesse e sovraffollate. Questi titoli non sono ricordati per la profondità delle loro storie ma piuttosto per essere responsabili di numerose vesciche sulle mani e joystick distrutti.
Con l'arrivo sui nostri schermi di Diablo, e del successivo e tuttora acclamato seguito Diablo 2, Blizzard North (sussidiaria di Blizzard) disegnò il genere aggiungendo una componente RPG, con personalizzazione del personaggio attraverso classi, talenti e punti abilità, mai tralasciando però il cuore del genere, ossia orde demoniache da distruggere con il mouse in un crescendo di click.
In seguito a disaccordi con Vivendi, che ai tempi controllava Bllizzard Entertainement, la divisione Blizzard North e i due giochi su cui stava lavorando (Diablo 3 e un progetto simile) vennero cancellati. Max Shaefer (uno dei fondatori di Blizzard North) non si perse d'animo e decise di ritornare alla ribalta con uno studio proprietario, Runic Games, e di portare a termine l'altro progetto.
Nacque così la saga di Torchlight, un action RPG frenetico con un tocco cartoon molto alla World of Warcraft, che ha fatto felici una moltitudine di giocatori, affamati di qualcosa che ricordasse i primi due Diablo e desiderosi di dimenticare la debacle del lancio del terzo capitolo, circondato da controversie sulla casa d'aste e numerosi problemi di gameplay.
Dopo un lungo silenzio dopo il secondo titolo, uscito nel 2012, lo studio sempre sotto l'ala di Perfect World, ebbe una terza incarnazione diventando Echtra Games nel 2016 con in programma il terzo titolo della saga.
In principio noto come Torchlight: Frontiers, il gioco ha subito una metamorfosi quasi radicale in molti aspetti di gameplay. Il gioco doveva essere un MMO action RPG con un overworld condiviso da altri giocatori, che potevano fare gruppo liberamente, e con dungeon dedicati e non in comune. Ogni area prevedeva un una progressione indipendente nei livelli di esperienza, che rendeva il gioco complesso e mai noioso.
Dopo mesi di testing e feedback, però, il titolo ebbe una svolta non solo nel nome diventando Torchlight 3 ma anche nel gameplay, non più in stile MMO ma in linea con gli altri action RPG, con la possibilità di giocare in multiplayer con gli amici, mantenendo però quasi tutte le caratteristiche chiave che hanno reso il genere accessibile a tutti.
Senza troppi fronzoli, il gioco ci lancia su una nave ancorata al porto di una città sotto assedio dai Goblin. Qui possiamo creare il nostro personaggio, con una scelta fra quattro classi diverse.
Il Mastrorotaia colpisce con il suo martello gigante e dispone binari per un treno composto da una serie di vagoni sormontati da cannoni e torrette, aggiungendo danno o fornendo utilità in combattimento. Molto originale nel concept!
Il Forgiato è un robot a vapore che ricorda per molti aspetti Johnny 5 del film "Corto Circuito"; dotato di un cannone a ripetizione nel petto, il Forgiato risulta utile sia in corpo a corpo, con numerose abilità di mischia, sia sulla distanza, permettendogli di gestire in maniera egregia le orde di mostri.
Il Tiratore Scelto rappresenta il classico cacciatore visto in tanti giochi. Archi, balestre pistole e fucili sono le armi chiave per questa classe, che può anche vantare una serie di abilità di evocazione buttando nella mischia alleati animali e elementali a difesa.
Il Mago Crepuscolare usa abilità sia della luce che dell'ombra, creando combinazioni interessanti se alternate, fornendo potenziamenti al danno e danni ad area incredibili, una classe questa assai divertente da usare e mai noiosa.
Ogni eroe inoltre potrà scegliere in fase di creazione una delle cinque Reliquie a disposizione: Tormento, basato su ragni e veleno; Succhiasangue, che permette di curarci infliggendo danno; Cuorefreddo, con effetti di congelamento e rallentamento; Elettrodo, scatenando tempeste di fulmini e Distruttore Fiammeggiante, con danni da fuoco costanti ed esplosivi.
L'introduzione delle Reliquie di fatto rende ogni build diversa, in quanto aggiunge un terzo albero delle abilità ad ogni classe, permettendoci di personalizzare ancora di più il nostro eroe, una cosa assai gradita agli amanti del genere, mai soddisfatti di usare build sempre uguali e ragione per cui Diablo 2 è tuttora il titolo più giocato della saga Blizzard.
L'ultima scelta in fase di creazione del personaggio è il nostro animale d'accompagnamento; la scelta iniziale è fra Gufo, Golden Retriever e Alpaca. La scelta non è solo stilistica, in quanto il nostro pet combatte al nostro fianco e ci fornisce uno spazio aggiuntivo per il nostro inventario, sempre pieno di cianfrusaglie raccolte qua e là.
Possiamo trasferire gli oggetti sicuramente da vendere nell'inventario del nostro companion e spedirlo in città a vendere tutto. Certo per circa due minuti rimarremo senza il nostro fido compare, ma un inventario pulito vuol dire più loot da raccogliere! Durante i numerosi dungeon inoltre possiamo trovare altri animali e creature, con abilità passive diverse che potremo intercambiare quando vorremo.
Con la creazione del personaggio alle spalle, ci buttiamo nella mischia. I controlli sono davvero intuitivi, con mouse e tastiera di default, ma con la possibilità di giocare con un pad anche su PC, rendendo pertanto il gioco accessibile e alla portata di tutti.
Il mondo è coloratissimo, con un stile cartoon come detto precedentemente, che non stanca mai. Vibrante e vivo, il mondo di Novastraia è lontano anni luce dai luoghi tetri e cupi di titoli come Diablo 3, Path of Exile e Grim Dawn. I nemici, specialmente i primi goblin sono simpatici e buffi e sembra quasi un peccato devastarli con le nostre armi e incantesimi, ma si sa la vita da eroe non è mai facile!
Il loot raccolto dai vari mostri e strutture che possiamo distruggere è vario ed interessante; tutte e quattro le classi possono usare le varie tipologie di armi, senza restrizioni di sorta; maghi crepuscolari armati di spada o forgiati che invece di spada e scudo vanno in giro con moschetti e pistole, una ventata d'aria fresca se pensiamo a quanto in giochi simili le varie classi sono limitate dall'equipaggiamento usato.
Un'altro elemento chiave di Torchlight 3 è la costruzione del nostro forte, un sistema di "housing" che molti giocatori bramano e che quasi nessun developer ha avuto il coraggio di inserire nei propri titoli; il forte è uno spazio comune a tutti i nostri personaggi nel quale possiamo inserire decorazioni, tavoli da lavoro, bauli per depositare oggetti e altri edifici utili, dandoci un senso di appartenenza al mondo ancora più grande, invece di essere semplicemente una macchina di distruzione che si muove di mappa in mappa senza sosta.
Ogni oggetto può essere riposizionato, ruotato, archiviato fornendo un alto livello di personalizzazione. Le decorazioni si sbloccano di solito ogni volta che la nostra Fama - ottenuta completando dungeon e quest - ci fa guadagnare livelli, oppure come ricompensa delle varie quest che andremo a completare. Nelle nostra esplorazione possiamo tagliare alberi e raccogliere metallo e rocce, risorse utili per costruire edifici per incantare le nostre armi e templi che ci forniscono bonus in combattimento.
Ma non è tutto. Una volta finita la campagna, con il nostro personaggio intorno al livello 45, ci viene proposta una nuova sfida: il Dun'Djinn di Fazeer Shah, personaggio incontrato nel secondo capitolo della saga e nostro alleato, prenderà dimora nel nostro forte. Un volta evocato, il Dun'Djinn (che suona esattamente come "dungeon") ci fornirà accesso ad un labirinto infinito con caratteristiche roguelike diverse ogni volta.
La creazione iniziale avviene tramite un mazzo di carte; la mano che ci viene data rappresenta i modificatori, i mostri e i pericoli in cui ci imbatteremo. Per salvare il nostro progresso, dovremo affrontare i vari boss sulla nostra strada, di solito versioni potenziate e con più abilità di quelli già incontrati nella storia. Un contenuto questo che risulta complesso in single player, e che suggerisce di fare gruppo con amici in un multiplayer esplosivo. Di certo questo aggiunta aggiunge varietà di contenuto e mantiene fresco il gioco, con run sempre diverse e mai noiose.
Torchlight 3 è un gioco divertente, lontano dalla complessità di Path of Exile. E forse è un bene. A volte vogliamo solo lanciare un gioco, e passare un paio d'ore spensierate senza dover consultare siti su siti per sapere dove spendere punti abilità, o su come spremere il nostro personaggio per fargli fare qualche danno in più. A volte tornare in sala giochi a spendere gettoni su Gauntlet è tutto ciò che vogliamo fare. E grazie al cielo Torchlight 3 ce lo permette.