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Toren, un'occasione sprecata - recensione

Continua l'eterna diatriba tra videogiochi e arte.

ICO, Journey e Okami sono solo un piccoli esempi di videogiochi che nel corso degli ultimi quindici anni sono stati accostati alla parola "arte" ma molti altri, seppur non riconosciuti tali dalla stampa specializzata, hanno lasciato un segno profondo nel cuore di miloni di giocatori.

Titoli come Superbrother's Sword & Sworcery EP, El Shaddai, Hohokum e il recente Monument Valley, sono infatti stati in grado di proporre meccaniche già collaudate inserendole in contesti originali con ambientazioni incredibili, grafiche ricercate e colonne sonore evocative.

Con Toren la lista è destinata ad allungarsi ulteriormente anche se purtroppo condivide alcuni difetti insieme ai titoli citati poco fa. Comprensibilmente, perché dietro a quest'avventura troviamo i ragazzi di Swordtales, studio indipendente brasiliano alle prese col loro primo progetto finanziato, tra l'altro, dal governo verdeoro.

Durante i sogni, l'obbiettivo di Moonchild è di arrivare alla fine del livello per sbloccare un evento che l'aiuterà a proseguire nella sua scalata del Toren.

I difetti ci sono sì e ve ne parleremo in dettaglio tra poco, ma prima lasciateci introdurre la storia di Moonchlid, la ragazza protagonista di Toren. Per la durata della sua (breve) avventura rivivremo i momenti che la porteranno a scalare la torre nella quale è intrappolata sin da quando è nata, attraverso sezioni platform semplici puzzle da risolvere e una manciata di combattimenti.

La giovane Moonchild è vittima di una maledizione che la condanna a rinascere ogni volta che fallisce un tentativo di risalire il Toren, lasciando però intatti i progressi ottenuti in precedenza. Intorno a tutto ciò troviamo naturalmente il cattivone di turno, rappresentato in questo caso da un dragone capace di pietrificare chiunque si trovi sul suo cammino.

Non vogliamo rivelarvi troppi dettagli della trama e degli altri personaggi che incontreremo lungo il cammino ma sappiate che per goderne appieno è necessaria una discreta conoscenza dell'Inglese, dato che è l'unica lingua presente nel pacchetto. Ed è proprio da qui che cominciamo a parlarvi dei problemi di Toren, partendo dalla velocità troppo elevata dei testi sullo schermo, che però possono essere richiamati nel menù apposito premendo il touch pad del DualShock 4.

Il motore grafico è capace di regalare scenari in apparenza incantevoli come questo, peccato che l'engine sia stato realizzato in maniera approssimativa, con texture in bassa risoluzione su buona parte degli elementi del gioco.

Il vero difetto che penalizza la prima creatura di Swordtales è però l'insufficiente comparto tecnico, che annovera molteplici texture a bassa risoluzione, occasionali cali di frame-rate e una risposta ai comandi non sempre ottimale.

A vederlo così, Toren sembrerebbe destinato a finire nel dimenticatoio della spazzatura videoludica in tempo zero ma fortunatamente, joypad alla mano, il gioco del team brasiliano se la cava decentemente, nonostante tutto. La difficoltà non è mai elevata e il livello di sfida è tarato per non frustrare chi ci stia giocando: tutto scorre liscio come l'olio per la maggior parte del tempo, nonostante al giocatore vengano forniti pochissimi indizi sul da farsi.

Saltare da una piattaforma all'altra, togliere dai piedi fastidiosi demonietti con la spada, coprire con del sale simboli posizionati nel terreno, sono praticamente le uniche azioni che ci ritroveremo a compiere, ma non per questo il gameplay risulta scadente o noioso.

Il vero pregio di Toren è quello di trasportare il giocatore in un mondo mistico che riesce a tenere incollati al monitor fino ai titoli di coda. Forse le ambientazioni non brillano per originalità (il paragone con ICO è obbligatorio), ma è impossibile non rimanere affascinati dall'alone di mistero che le avvolgono.

Il mondo e i personaggi di Toren.

Anche (e soprattutto) la colonna sonora riveste un ruolo importante nel creare atmosfere incredibili, specie durante le sezioni ambientate nei sogni. I brani sono perlopiù strumentali, evocativi e sottolineano perfettamente quello che sta accadendo sullo schermo, peccato che il doppiaggio sia ridotto all'osso data la lingua (inventata) dei dialoghi.

Se vivete di sparatutto in prima persona o di titoli sportivi, state pure alla larga da Toren, ma se rientrate in quel gruppo di giocatori che amano sperimentare e provare, questo è senza dubbio il gioco che fa per voi. Il prezzo fortunatamente è in linea con il livello della produzione e soprattutto con la sua longevità, visto che per portare a termine Toren per la prima volta sono necessarie circa 3 ore, mentre l'unico motivo per rigiocarlo è ottenere tutti i trofei non ottenuti nella prima run.

Probabilmente Toren non risponderà all'annoso dubbio dei videogiochi visti come medium artistico ma, nonostante alcuni difetti tecnici, il titolo dei Swordtales è l'ultimo, ottimo esempio di come anche il nostro passatempo preferito sia in grado di trasmettere forti emozioni.

7 / 10
Avatar di Manuel Stanislao
Manuel Stanislao: Manuel muove i primi passi nel mondo videoludico all’età di 8 anni, dopo essere rimasto stregato dal NES del vicino di casa. Nel 2010 entra a far parte di JAVS, per poi approdare ad Eurogamer nel tardo 2011 grazie a un'ignota congiunzione astrale.

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In this article

Toren

PS4, PC

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