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Toukiden 2 - recensione

Per quelli che... NiOh è troppo estremo.

Chi non ha giocato il primo capitolo di Toukiden si è perso sicuramente uno dei migliori action usciti su PlayStation Vita. Una versione riveduta, corretta e potenziata (intitolata Toukiden Kiwami) uscì un paio di anni fa anche su PlayStation 4 e ora siamo giunti al secondo capitolo ufficiale, il primo sviluppato in contemporanea sia sulla console casalinga che su quella portatile di casa Sony.

Lo scenario non è cambiato. Abbiamo sempre a che fare con l'eterna lotta tra Slayers (samurai dotati di poteri sovrannaturali) e Oni (demoni antichi che amano passare le ferie sul nostro piano astrale distruggendo tutto quello che trovano). A cambiare invece sono gli scenari di gioco, che in Toukiden 2 abbracciano l'ormai abusatissima filosofia open-world. Siamo dunque di fronte ad un titolo che strizza l'occhio a Monster Hunter, dando al giocatore una base di partenza dalla quale partire per delle vere e proprie missioni di caccia al demone.

Tale base altro non è che il villaggio di Mahoroba, che si trova proprio al centro di una regione avvelenata dal letale Miasma e abitata da migliaia di mostri di varia taglia, dal modello tascabile a quello alto come un palazzo (e con tre teste). Il nostro compito, ovviamente, è quello di riportare il tutto alla normalità, bonificando tutte le zone della mappa e approntando il più grosso barbecue a base di Oni che si sia mai visto.

Prima di iniziare bisogna prendere confidenza con quelli che nelle successive 15/20 ore saranno i vostri alleati. Fatta eccezione per un paio di personaggi, il cast di Toukiden 2 non brilla per originalità e potrebbe appartenere ad uno qualunque dei capitoli di Dynasty Warriors... che guarda caso è sviluppato dal team Omega Force proprio come Toukiden 2.

Nel corso del gioco incontrerete le volpi Tenku. Salvatele dagli attacchi degli Oni e vi accompagneranno donandovi di tanto in tanto qualche prezioso oggetto.

Il Mahoroba Village inoltre frigge di vita e ha tutto quello che serve per un cacciatore professionista, dal fabbro in grado di creare/modificare/potenziare armi ed equipaggiamenti al venditore senza scrupoli, che oltre a non essere grato per il fatto che gli stiamo salvando la pelle ci vende anche materiali di vario genere a prezzi da denuncia.

C'è poi la fanciulla carina che sa cucinare e al tempo stesso benedire, passate da lei se avete voglia di una zuppa di tricefalo o dovete confessare qualche peccato. C'è infine il vero e proprio Quartier Generale, nel quale entrerete almeno un migliaio di volte alla ricerca di missioni.

Pur essendo un titolo open-world, infatti, Toukiden 2 mantiene un minimo di linearità dando al giocatore una minima "direzione" da intraprendere per portare a termine la sua missione. Ovviamente potrete bellamente fregarvene, ma andarsene in giro massacrando milioni di Imp senza un vero e proprio scopo non è molto divertente. Le prime missioni servono come sempre per prendere confidenza con lo sfaccettato combat system, che rappresenta il vero cuore del gioco.

Pur non avendo elementi particolarmente originali, il sistema di combattimento di Toukiden 2 è sufficientemente profondo da dare non poche soddisfazioni sul lungo termine. Inizialmente, infatti, tutto è fin troppo confuso e menare fendenti a destra e a manca è più che sufficiente per portare a termine qualche manciata di quest.

Con la Demon Hand potrete afferrare gli Oni e dare il via a combo aeree e non. In alcuni casi vi tornerà utile anche per raggiungere luoghi inaccessibili.

Dopo qualche ora però le cose si fanno più dure ed è necessario non solo potenziare il proprio armamentario ma anche imparare ad utilizzare le due colonne su cui poggiano le abilità da combattente del vostro Slayer. La prima è rappresentata dalla Demon Hand, una sorta di "manona energetica" con cui potrete agguantare nemici (o parti di essi). Non appena la vedrete non potrete trattenere un risolino perché tale arma assomiglia moltissimo al Devil Bringer utilizzato da Nero in Devil May Cry 4. Anche l'utilizzo è molto simile ma bisogna ammettere che dona un certo dinamismo alle combo e consente letteralmente di strappare gli arti dei demoni più grandi.

Il secondo pilastro è già noto a chi si è avvicinato alla serie. Stiamo parlando dei Mitama, ovvero gli spiriti dei combattenti antichi che possono essere equipaggiati in battaglia. Ce ne sono moltissimi e ognuno dona poteri diversi, che tra l'altro possono essere potenziati portando a termine determinati obiettivi. La scelta dei Mitama prima di ogni missione è importante e può fare la differenza. Esistono spiriti che migliorano la difesa, altri che temprano gli attacchi, altri ancora che garantiscono bonus particolari. Scegliete quelli che preferite e non abbiate paura di sperimentare, con il tempo capirete quale sia il vostro stile e inevitabilmente troverete i vostri preferiti.

Rispetto ai capitoli precedenti sono state aggiunte anche molte nuove armi che cambiano piuttosto radicalmente l'approccio alle battaglie... e non sempre in meglio. Arco e frecce, ad esempio, dovrebbero rendere gli scontri molto più dinamici e invece risultano fin troppo macchinose. Interessante l'accoppiata spada/scudo, ma i grandi classici continuano ad essere i migliori: katana, tonfa, doppi pugnali e così via.

Nel corso del gioco il grado di confidenza con gli altri personaggi aumenterà e in alcune occasioni questo vi garantirà un bonus.

Tale abbondanza di armi e tecniche purtroppo stride con un comparto tecnico che non possiamo non definire deficitario. L'essere uscito a ridosso di titoli grandiosi come Horizon non aiuta certo Toukiden 2, che soffre la sua natura di serie nata su console minori. Scenari scarni, personaggi la cui conta poligonale sfigurerebbe anche su PS3, animazioni legnose e continui scatti nelle situazioni più concitati.

Questi sono i problemi più gravi, ai quali si potrebbero aggiungere altri difetti secondari ma altrettanto fastidiosi. I dialoghi per prima cosa non sono recitati dai protagonisti, le cui labbra rimangono serrate dall'inizio alla fine. La trama non ha sbocchi particolarmente originali e anche il bilanciamento della difficoltà è tutt'altro che perfetto.

Nonostante i tanti difetti tecnici però, Toukiden 2 si lascia giocare e pur offrendo un gameplay piuttosto ripetitivo riesce di tanto in tanto a divertire grazie a qualche trovata originale. Potrete ad esempio caricare i salvataggi dei vecchi capitoli per guadagnare qualche bonus, condividere i salvataggi con altri giocatori, addestrare (e potenziare) speciali macchine per inviarle in altre ere alla ricerca di materiali rari e persino fare un bagno caldo alle terme intrattenendovi in piacevoli conversazioni con una fanciulla.

Il multiplayer supporta il cross-play tra PS Vita e PlayStation 4 ed è strutturato in missioni di gruppo a cui si può accedere dai portali di pietra sparsi lungo la mappa. Da questi si viene teletrasportati nella lobby e abbinati ad altri tre slayer. Non sono previste purtroppo comunicazioni in tempo reale con gli altri giocatori, dovrete accontentarvi delle frasi predefinite disponibili.

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È anche possibile affrontare battaglie casuali mentre si esplora il mondo di gioco. Di tanto in tanto vi imbatterete in altri giocatori impegnati a combattere con qualche Oni e potrete decidere di aiutarli guadagnando di conseguenza le ricompense derivanti dalla vittoria. È possibile, infine, condividere armi e pezzi di equipaggiamento sistemandoli nei reliquiari nascosti. Ogni volta che donerete qualcosa riceverete un oggetto casuale di pari valore.

Insomma, le idee non mancano anche se non tutte originali e alcune sviluppate non proprio alla perfezione. Bisogna però ammettere che Toukiden 2 è un gioco dalle molte sfaccettature e alcune di queste sono anche piacevoli. Da giocare è abbastanza divertente anche se un po' ripetitivo e pensiamo di non sbagliare includendolo nella categoria dei giochi "bruttini che possono piacere".

Quasi dimenticavamo... il parlato è in Giapponese e i sottotitoli sono disponibili solo in Inglese. Se la cosa non vi spaventa e siete rimasti incuriositi da qualcosa che avete letto, dategli un'occhiata. In fondo non si vive di soli capolavori.

7 / 10