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Track Lab - recensione

Enigmi musicali in realtà virtuale.

Chi ha visto, e amato, Il Tagliaerbe, film con protagonista un giovane Pierce Brosnan, potrebbe inizialmente trovarsi a disagio di fronte ad un panorama che ricorda, in molti aspetti, la realtà virtuale in cui si immergeva il povero Jobe, cavia da laboratorio di un esperimento destinato, come facilmente prevedibile, a finire male. La griglia, i colori accesi e le strutture oniriche sullo sfondo compongono ambienti digitali saturi, ammalianti, figli di un'ispirazione visionaria e futuristica che ha evidentemente attivato e rifocillato la fantasia dei ragazzi di Little Chicken, team responsabile di Track Lab, intrigante esperimento che fonde un pratico editor musicale ad una campagna composta da un centinaio di puzzle da risolvere.

Potrebbe sembrare un'accoppiata assolutamente inedita, persino improbabile e bizzarra, ma andando a ritroso con la memoria ci si accorge di come fu tentato qualcosa di simile già ai tempi di Sound Shapes, pubblicato nel 2012 su PS Vita, con la differenza che, ad animare la curiosa e particolarissima creatura di Queasy Games, ci pensava un gameplay che rispettava canoni e regole dei platform bidimensionali, meccaniche poi declinate, con strepitosa inventiva, nell'editor che permetteva agli utenti di dare vita a livelli in cui ogni elemento, nemico, oggetto, produceva uno specifico suono, così da comporre un brano più o meno arrangiato e ritmato.

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Track Lab prende in prestito l'idea, travestendosi da puzzle game, ma lasciando intravedere, già dal menù principale, le sue reali sembianze, quelle cioè di pratico ed elementare software musicale, strumento volutamente alla portata di tutti. La modalità Evolver, in questo senso, funge anche e soprattutto da tutorial, permettendo all'utente di prendere progressivamente dimestichezza con l'interfaccia, con gli elementi di cui si compone il mixer, con i vari oggetti che, una volta fissati sullo spartito, produrranno ognuno un suono ed un effetto specifico.

Il concept ludico di Track Lab è invero semplicissimo, quasi banale. Nei punti di intersezione di colonne e caselle che compongono lo "spartito" dovrete inserire respingenti, ostacoli e altri item che vi permetteranno di condurre un impulso elettrico dalla sorgente, sino al traguardo. Naturalmente, ogni struttura colpita dalla scintilla lungo il suo percorso produrrà un particolare suono, componendo una melodia che, fondendosi con le altre generate attraverso i livelli già completati, darà vita ad un brano arrangiato da diversi strumenti.

Chi soffre di motion sickness sarà felice di sapere che, visto che il gioco utilizza un'inquadratura assolutamente fissa, non causa praticamente alcun senso di nausea o mal di testa.

A mano a mano che si completano gli enigmi, si "sente" crescere la canzone di turno, scoprendo che, grazie agli strumenti posti nella parte bassa dello schermo, potrete mixarla a vostro piacimento. Sebbene Track Lab potrebbe funzionare benissimo anche senza realtà virtuale, che pur ha l'indiscutibile merito di immergere il videogiocatore in un ambiente stupefacente che esalta visivamente le sonorità, altrettanto non si può dire per l'accoppiata di Move, add-on imprescindibili per interagire agilmente con tutti gli strumenti del caso, oltre che per dare la vaga illusione di essere dei veri DJ.

Sarà soprattutto in queste fasi che prenderete familiarità con la vera essenza della produzione, un cuore pulsante che trova asilo nella modalità creazione, sezione in cui vengono messi da parte puzzle e brani preconfezionati, ad appannaggio di griglie completamente vuote, da riempire a proprio piacimento, riutilizzando gli stessi item già visti in azione nei cento enigmi da risolvere.

Il mixer è quanto di più approssimativo e limitato ci si possa aspettare. Eppure funziona, svolge il suo compito e regala soddisfazioni a chi non ha mai visto una console (da DJ s'intende) in vita sua.

Il livello di complessità, profondità e libertà offerto è paragonabile a quello ostentato dai vecchi software della serie eJay. Ciò significa che se da una parte è possibile creare in pochi passaggi un brano orecchiabile, che può spaziare dall'hip hop alla tecno, gli esperti, i compositori navigati, troveranno il tutto piuttosto ridicolo e limitato.

Track Lab, tuttavia, vuole essere un prodotto immediato, adatto a tutti, ideato più per affascinare e divertire, che per permettere all'aspirante musicista di dare prova del suo talento. Ne è un indizio l'impossibilità di salvare le proprie creazioni. Si possono condividere su internet, sui social network, ma in nessun modo potrete riguastarvi le canzoni composte sul vostro smartphone, in macchina o sul lettore MP3 (sempre che ne esistano ancora in giro).

Colori accesi ed effetti speciali come se piovessero. Track Lab, nella sua semplicità, è bellissimo anche da vedere.

Little Chicken, tirando le somme, è riuscita nel suo intento: confezionare un prodotto interessante e a suo modo originale. Il PlayStation VR, a conti fatti, non arricchisce l'esperienza sotto il profilo ludico, ma va da sé che accresce la sensazione di manipolare visivamente la musica. Un'esperienza da provare, quindi, a patto che si nutrano da sempre lievi ambizioni da compositore. Di sicuro non scoverete il Beethoven che si cela in voi, ma trarrete enormi soddisfazioni nel creare brani ritmati, che incontrino i vostri gusti personali. Certo non aspettatevi un puzzle game capace di imporsi come nuovo metro di paragone, né di avere tra le mani un raffinato e profondissimo editor.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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