Transformers Devastation - recensione
I PlatinumGames sempre maestri degli action, ma con qualche riserva.
Come riescano a lavorare su tre o più progetti contemporaneamente rimane ancora un mistero, fatto sta che i PlatinumGames, uno dei più attivi ed importanti studi di sviluppo giapponesi, ha appena lanciato il suo ultimo titolo, Transformers Devastation. Dietro questo tie-in dei robottoni trasformabili creati nel 1984 da Hasbro e Takara, troviamo ancora lo zampino di Activision, che dopo The Legend Of Korra ha messo in tasca dello sviluppatore nipponico una licenza che in passato non è mai stata sfruttata a dovere.
Quel voto che sicuramente avrete già sbirciato a fondo pagina, è l'ennesima conferma che i PlatinumGames hanno fatto centro ancora una volta, seppur con qualche appunto qua e là. Transformers Devastation è il classico action che potete aspettarvi dai creatori di Bayonetta e Metal Gear Rising: mazzate a go-go, armi potenziabili, collezionabili nascosti, bonus stage e una struttura di gioco decisamente lineare. Anzi no, perché con un briciolo di sforzo in più da parte dei Platinum, Transformers Devastation poteva tranquillamente prendere le sembianze di un piccolo open world.
Anche il fatto che la città in cui si svolge buona parte della storia sia senza un nome la dice lunga sulla completezza del progetto, cui però sono stati saggiamente ricamati intorno i tratti della Generation 1, giusto per andare sul sicuro. Quanto alla qualità della trama non aspettatevi colpi di scena o tocchi di classe alla Christopher Nolan: la città è stata attaccata da Megatron e i suoi Decepticon, e toccherà agli Autobot riportare la tranquillità a suon di combattimenti, inseguimenti e qualche missione che diversifica il solito, collaudato gameplay made in PlatinumGames.
All'inizio è possibile prendere il controllo di tre Autobot ma progredendo con la storia se ne sbloccano altri arrivando fino a cinque unità: l'immancabile Optimus Prime, l'agile Bumblebee (Maggiolino per gli amici), Sideswipe, Wheeljack e Grimlock. Il colpo d'occhio iniziale è positivo, grazie al motore grafico interamente creato in cel shading che gira a 60 fotogrammi al secondo, peccato per i fondali spogli, ripetitivi e l'inspiegabile assenza di una singola forma di vita.
Dicevamo poco fa dell'occasione mancata nel poter creare un piccolo open world in un titolo del genere: Transformers Devastation permette infatti di girovagare nella città e sulle sue autostrade con un briciolo di libertà, purtroppo però le missioni devono sempre essere affrontate col solito ordine prestabilito per ovvi motivi narrativi. Di tanto in tanto è possibile incappare in qualche battaglia non necessariamente obbligatoria per progredire, utile ad affinare le proprie abilità e a potenziarsi.
Non preoccupatevi, però: il gioco non si svolge completamente in un contesto cittadino, visto che ogni tanto, specie durante la fase finale dell'avventura, ci inoltreremo in oscuri luoghi dove però la libertà di movimento è decisamente più limitata che in città. Ad attenderci nelle nostre scorrazzate free roaming troviamo anche semplici puzzle da risolvere, livelli bonus, forzieri da trovare e diversi collezionabili che sbloccano materiale bonus come artwork e disegni preparatori.
Il sistema di combattimento prevede l'uso di due soli tasti per l'attacco, uno normale e l'altro lento ma più efficace. La schivata, che col giusto tempismo attiva per pochi secondi il classico focus, e una super che si ricarica subendo attacchi dagli avversari. Tutto come da programma, dunque, fortuna che in Transformers Devastation il tutto funzioni alla grande, e che sia sempre un piacere mandare in frantumi i vari Insecticon e compagnia bella.
Il divertimento è proporzionato all'abilità di chi ci sta giocando ma se siete degli amanti degli action in terza persona tanto cari agli sviluppatori nipponici, non avrete problemi a portare a termine il gioco in modalità normale. Sì, è vero, più si avanza nella storia e più i combattimenti diventano tosti ma è sufficiente un buon occhio e delle dita sciolte per veder scorrere i titoli di coda nel giro di 6 ore. Per i giocatori più hardcore è comunque presente il livello di difficoltà Comandante, un vero e proprio concentrato di bastardaggine.
Negli scorsi giorni si è parlato molto della longevità del titolo dei PlatinumGames, venduto alla cifra di circa €40 e che in apparenza ha poco da offrire oltre alla campagna principale. Se da un parte ci troviamo d'accordo sul prezzo leggermente elevato, trovare i vari livelli nascosti e i segreti richiede una buona dose extra di tempo, senza contare che ci sono numerosi elementi che giustificano almeno un altro giro.
Innanzitutto il gioco può essere affrontato liberamente con uno qualsiasi dei 5 Autobot, il che implica una notevole diversificazione dei combattimenti grazie alle abilità uniche di ciascun robot, per non parlare delle decine e decine di armi divise per grado e rarità. È possibile equipaggiare ogni Autobot con ben quattro armi: due da mischia (che includono tra le altre asce e spade) e altrettante a lungo raggio.
Per ottenere le più devastanti è comunque necessario sintetizzarne due differenti, e la sperimentazione gioca quindi un ruolo importante se si vogliono impugnare le armi più potenti. Non solo: oltre all'infinito arsenale si devono fabbricare dei chip (ottenibili completando un ridicolo minigame), che vanno ad aumentare ulteriormente le abilità degli Autobot. Attacco, difesa, lunghezza del salto, potenza della Super e moltissimi altri power-up, sono pronti per essere forgiati all'interno dell'Ark, la base che funge anche da hub per spendere i soldi ottenuti in battaglia.
Se proprio dobbiamo fare un appunto al gameplay, il breve tutorial presente all'inizio è estremamente vago e lascia anche il giocatore più esperto in balia dei nemici durante le prime missioni. Fortuna che nel giro di una mezz'oretta controllare gli Autobot diventerà un gioco da ragazzi. Ah, quasi dimenticavamo, ci sono anche 50 sfide a cui prendere parte che mettono in palio armi rare e molto altro, ma fate attenzione a non consumare troppi power up, dato che potrebbero tornarvi più utili nella missione principale.
Transformers Devastation non è solo curato ottimamente nel gameplay, anche il sonoro è fedelissimo alla prima serie animata per quanto riguarda colonna sonora ed effetti sonori originali, senza contare la presenza di Peter Cullen, lo storico doppiatore americano di Optimus Prime. Se poi siete fan di vecchia data, è impossibile rimanere indifferenti al suono meccanico che accompagna ogni trasformazione degli Autobot: l'effetto nostalgia è quindi garantito.
Insomma, per gli appassionati dei robottoni Hasbro, l'acquisto di Transformers Devastation è praticamente obbligatorio, e lo stesso vale per coloro che amino i titoli dei PlatinumGames in generale: la perfezione e il divertimento che trasmette il gameplay lo rendono un must-have. Resta solo il dispiacere di trovarsi tra le mani un gioco non troppo longevo, che sarebbe potuto entrare nell'Olimpo degli action in terza persona.
Così com'è, Transformers Devastation si è rivelata una piacevole sorpresa di questo autunno. Noi, nel frattempo, rimaniamo in attesa di un possibile sequel che, speriamo, vedala luce quanto prima. Ancora una volta, complimenti ai PlatinumGames ma anche ad Activision per aver messo in piedi un progetto interessante e totalmente inaspettato.