Trials of Mana - recensione
Un remake tra luce ed ombre.
Non capita spesso che una software house pubblichi due remake di altrettanti titoli di successo a distanza di pochi giorni, anzi... forse non è mai accaduto. Complice la pandemia che ha sconvolto le nostre vite, Trials of Mana esce così due settimane dopo l'attesissima nuova versione di Final Fantasy VII. Un tempo più che sufficiente per far decantare le emozioni scatenate dal ritorno di Cloud e soci, e se la vostra sete di JRPG non si è ancora placata seguiteci in questa nuova avventura.
Trials of Mana è il remake di quel Seiken Densetsu 3 che nel lontano 1995 fece fremere i giocatori nipponici possessori di un Super Nintendo. Per poterlo vedere in Europa, incluso nella raccolta Collection of Mana, abbiamo dovuto aspettare parecchio. Fortunatamente l'attesa per l'uscita di questa edizione rivista e pompata è stata molto meno lunga e coincide guarda caso con il 25° anniversario della saga.
L'intenzione degli sviluppatori era quella di portare alle nuove generazioni un gameplay classico con una veste grafica all'altezza dell'attuale generazione hardware. Il compito è stato portato a termine anche con troppa precisione e diciamolo pure, con un pizzico di svogliatezza. Trials of Mana è in sostanza il manuale base di come si costruisce un JRPG, il problema è che parliamo di un manuale redattooltre trent'anni fa con giusto qualche piacevole guizzo di creatività.
Graficamente il salto è evidente, ma sarebbe stato strano il contrario visto che siamo passati dall'inquadratura a volo d'uccello e sprite bidimensionali ad ambientazioni 3D e personaggi poligonali. La visione d'insieme è piacevole ma lascia in bocca quel sapore da "RPG Maker" che fatica ad andarsene nonostante la buona cura riposta nella realizzazione degli effetti speciali delle magie e la frizzante inventiva profusa nella creazione del bestiario.
Anche qui siamo ben al di sotto dei livelli offerti da Square Enix in produzioni di ben altra levatura, soprattutto in termini di varietà. Fin dalle prime ore di gioco è chiaro che gli sviluppatori hanno ricevuto il dictat di riciclare il più possibile gli assets di base, ma forse i ragazzi del team di sono fatti prendere la mano. Nei negozi troverete sempre e solo gli stessi personaggi ad accogliervi (fatta eccezione per un paio di location "esotiche"), i marinai che vi aiuteranno negli spostamenti via mare si differenziano solo per il colore della peluria e delle canottiere, e anche le animazioni sono comuni per tutti. Siamo coscienti che il budget di Trials of Mana non sia lo stesso di un FFVII Remake o Kingdom Hearts 3, ma un piccolo sforzo in più non avrebbe fatto male.
Cominciamo proprio dai punti più interessanti di questa produzione, non inediti in quanto presenti anche nel gioco originale. Parliamo della possibilità, all'inizio del gioco, di scegliere un trittico di eroi tra i sei disponibili. Tale scelta non è fine a sé stessa in quanto lo svolgimento della trama segue binari leggermente diversi e legati al background dei personaggi. A prescindere dalla vostra decisione iniziale nel corso del gioco incontrerete tutti i protagonisti, ma dei tre lasciati da parte conoscerete solo parte della storia e se vorrete approfondirla un po' non avrete altra scelta che optare per una seconda run.
Le tre coppie di personaggi condividono obiettivi differenti, che li porteranno però ad unire le forze per liberare il regno dal giogo di potenze oscure che puntano a sfruttare la potenza dei demoni imprigionati nelle Mana Stone per dominare sul mondo. Un solo eroe (voi, ovviamente) potrà impugnare la leggendaria Spada in grado di riportare pace e serenità e salvare l'Antico Albero del Mana. Storia già sentita? In effetti sì, Trials of Mana non fa nulla per svecchiare il suo arco narrativo e ci consegna una storia che oggi appare banale, ripetitiva e piena di piccole forzature.
Fortunatamente il titolo di Square Enix rimane piacevole da giocare nonostante un game design che tradisce la sua vera età. Ovviamente non vi aspettate open-world densi di eventi e significati, missioni secondarie a secchiate o dialoghi a scelta multiple. Il percorso che intraprenderete è piuttosto lineare, con frequenti ritorni nelle location principali. La mappa d'altronde non è vastissima quindi un po' di backtraking era da mettere in preventivo.
Le soluzioni usate per muoversi non sono le solite: non esistono viaggi istantanei (fatta eccezione per la possibilità di tornare all'inizio di un dungeon usando un apposito oggetto) ma da un certo punto in poi potrete evocare un mostro acquatico molto gentile che vi fornirà passaggi illimitati e gratuiti verso le location principali. Per il resto dovrete navigare, spesso a caro prezzo, ma più che altro muovere le chiappe, camminare, correre e soprattutto combattere.
Gli scontri in tempo reale si basano su un combat system abbastanza semplice ma appagante, che mescola attacchi fisici, speciali ed elementali. I nemici respawnano regolarmente in ogni location, una manna per chi ama elevare i propri personaggi al massimo livello prima dello scontro finale. Non che questo sia strettamente necessario visto che il livello di difficoltà del gioco è piuttosto basso. A tal proposito, vi consigliamo di evitare le modalità più facili e di alzare subito l'asticella per avere un livello di sfida degno di questo nome.
Trials of Mana ha un sistema di progressione molto classico ma vi aggiunge l'interessante possibilità di far evolvere i propri personaggi secondo diversi rami che seguono il cammino della Luce e quello dell'Oscurità. Ognuno di essi fornisce poteri e abilità specifici, ma per raggiungere i livelli più alti dovrete grindare non poco.
In corrispondenza del raggiungimento dei livelli 18 e 38 è possibile modificare la Classe di ogni personaggio, ma nel caso non siate soddisfatti della scelta potrete sempre tornare indietro e plasmare nuovamente il vostro party.
Il titolo di Square Enix possiede alcune feature interessanti, che si perdono però in una produzione fin troppo stereotipata e non forniscono una sufficiente spinta ad un JRPG divertente ma fin troppo guidato.
Potremmo descrivere Trials of Mana come un Dragon Questi XI che non ce l'ha fatta, ma sarebbe una definizione forse un po' troppo cattiva per un titolo che rimane tagliato su misura per chi non ha già affondato i denti in esponenti del genere ben più complessi e articolati.