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Trials of the Blood Dragon - recensione

Combattere e vincere la Quarta Guerra del Vietnam in motocross.

Occhiali scuri alla Terminator, camicia a quadri in stile Chuck Norris, jeans a vita alta, capelli cotonati che nemmeno al ballo della scuola, All-Star ben allacciate ai piedi. Dovrebbe essere questa la divisa ufficiale con cui approcciarsi a Trials of the Blood Dragon, bizzarro, per non dire folle, seguito-non-seguito dell'FPS e spin-off di Far Cry pubblicato nel 2013.

Già ai tempi, su PC, PlayStation 3 e Xbox 360, le cose avevano preso una piega piuttosto inaspettata e originale. Nei panni del temerario Sergente Rex Power Colt bisognava scongiurare il pericolo di una guerra nucleare, prendendo parte ad un'avventura dai temi e toni spiccatamente Anni '80. Un collage di citazioni, colori acidi ed esplosioni a catena che venne apprezzato e lodato all'unanimità, ricordandoci, ancora una volta, di come Ubisoft, tra i grandi publisher che influenzano l'industria videoludica, sia senza alcun dubbio tra quelle che osa di più.

Ovviamente ci aspettavamo un sequel, un secondo capitolo che ne riprendesse l'impostazione, offrendoci un'esperienza ulteriormente perfezionata e galvanizzata dalla rinnovata potenza degli hardware contemporanei. Ci aspettavamo che gli sviluppatori spingessero ulteriormente sull'acceleratore, propinandoci situazioni ancora più assurde e una trama densa di ironia e demenzialità. Ci aspettavamo nuove armi, nemici, ambientazioni, magari un comprimario inedito che desse il suo supporto in una modalità cooperativa dedicata.

Nel corso delle proprie avventure, Roxanne e Slayter andranno a caccia del Santo Graal, sgomineranno un cartello della droga, combatteranno su Marte e molto, molto altro.

Eravamo pronti a tutto, meno che a Trials of the Blood Dragon, un mash-up che definire singolare è certamente riduttivo. Il titolo, del resto, basta per farsi un'idea generale su cosa si sta andando incontro. Si tratta, né più, né meno, della fusione tra l'ambientazione del titolo Ubisoft Montreal, con le meccaniche gameplay dell'apprezzatissimo brand di RedLynx.

Non c'è Rex Power a suonarle ai terroristi di mezzo mondo. Toccherà ai suoi due figli, Roxanne e Slayter, sventare diverse minacce, tra cui l'eventuale Quarta Guerra del Vietnam, alternandosi in una trentina di livelli che li vedrà per lo più a bordo di BMX o potenti moto da cross. Art design e toni della sceneggiatura, se non altro, sono in linea con il predecessore.

Nonostante qualche dialogo di troppo durante le fasi in-game, la stravaganza delle situazioni e la comicità dei (pochi) personaggi che si alternano in scena sono sufficienti per intrattenere più che degnamente. Si ride e sorride mentre lo schermo, durante le cut-scene, si riempie di stili eterogenei e brevissimi filmati che alternano riprese in live-action a corti animati. Un minestrone di sequenze nonsense, che per lo più fungono da tributo a film ed eroi classici degli Anni '80, capaci di mandare in corto circuito il fan di quel decennio storico.

Oltre alle sezioni platform, il gameplay gioca la carta dell'innovazione in livelli in cui comanderete una piccola macchina telecomandata. Qui, fortunatamente, le cose vanno per il meglio.

Ovviamente il tutto è accompagnato da ottima musica in tema. Il talentuoso Power Glove, piccola celebrità per chi mastica synthwave, ha saputo giocare abilmente con le sonorità del tempo, regalandoci una soundtrack da ascoltare e riascoltare anche al di fuori dei livelli di gioco. Se da un punto di vista prettamente artistico Trials of the Blood Dragon non ci fa rimpiangere l'illustre predecessore, sul piano ludico il giudizio è controverso, per molti versi sofferto. Il problema principale è legato alla doppia natura del gioco, alla precisa scelta del team di sviluppo di realizzare un episodio della saga di Trials che fosse alla portata di tutti, che potesse essere preso in considerazione anche da chi si è sempre tenuto alla larga dai simulatori di motocross.

Pur sacrificando pochissimo in termini di level design, è innegabile che sopravvivere sino al traguardo sia un'impresa certamente più fattibile che in passato. Come sempre, bisogna superare indenni incredibili salti e ostacoli di ogni tipo, dosando il gas e gestendo il baricentro della moto nel modo più opportuno per atterrare senza danni. Il control scheme è semplicissimo e coinvolge pochi pulsanti per compiere tutte le azioni necessarie.

I neofiti ringrazieranno i numerosi checkpoint sparsi per l'ambientazione, i veterani si esibiranno in coreografici backflip per incrementare il punteggio. I primi si limiteranno a superare i livelli per assaporare la progressione della trama, i secondi faranno di tutto per guadagnarsi la vetta delle classifiche online. Da questo punto di vista Trials of the Blood Dragon può dirsi un prodotto riuscito, per quanto la sua evidente accondiscendenza verso il pubblico meno esperto lo renda estremamente meno godibile sul lungo periodo.

A bordo di BMX e motocross potrete anche utilizzare un rampino con cui aggrapparvi a certe superfici, così da darvi lo slancio necessario per superare indenni alcuni burroni.

Non è tutto, purtroppo. Nel tentativo di proporre qualcosa di nuovo e insieme coerente con l'universo finzionale tirato in ballo, gli sviluppatori hanno architettato alcune sezioni appiedate, in cui l'avventura scimmiotta, malamente, un platform bidimensionale. Armati di mitra, il cui fuoco è affidato al secondo stick analogico, si tratterà di farsi strada all'interno delle varie basi nemiche, stando ben attenti a eliminare gli avversari e a saltare di piattaforma in piattaforma per salvare la pelle. Peccato che questi frangenti, per fortuna mediamente brevi, siano rovinati sia dalla cronica imprecisione del sistema di controllo, sia da un level design assolutamente raffazzonato e quasi dilettantesco.

Il giudizio è tanto sconfortante, quanto più si paragonano questi livelli, con quelli, mediamente divertentissimi, in sella a bici e moto. Riproponendo e rileggendo situazioni ormai classiche di ogni Far Cry, come l'assunzione di sostanze stupefacenti, i designer si sono sbizzarriti, arrivando persino a giocare con la gravità in frangenti in cui vi vedrete sprofondare sott'acqua o controllare il mezzo mentre corre lungo le pareti.

Trials of the Blood Dragon non rende onore allo strepitoso prequel, pur essendo tutt'altro che pessimo o mal realizzato. Là dove gli sviluppatori si sono limitati a proporre il solito gameplay, a base di pericolosi salti e acrobazie, tutto funziona alla grande. Desta qualche perplessità il drastico abbassamento del livello di difficoltà, ma i neofiti ne beneficeranno indiscutibilmente. Al contrario, una volta appiedati, Roxanne e Slayter sono protagonisti di imbarazzanti e orribili sezioni platform che spezzano il ritmo e provocano frustrazione.

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Ci si potrebbe lamentare per il drammatico cambio di genere d'appartenenza, ma l'esperimento non si può ritenere completamente fallito. Consigliatissimo a chi vorrebbe rivivere da capo gli Anni '80, a tutti gli altri è consigliabile attendere uno sconto di qualche tipo prima di farlo proprio. La qualità non manca, ma è sporcata da qualche livello di troppo che proprio non funziona.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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Trials of the Blood Dragon

PS4, Xbox One, PC

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