Skip to main content

Trine 3: The Artifacts of Power, il peso del 3D - recensione

Una rivoluzione nella serie di Frozenbyte. Sarà per il meglio?

Quello di Trine è un richiamo a cui difficilmente può resistere chiunque abbia apprezzato un capitolo dell'acclamata serie di Frozenbyte, ed è con questo spirito che ci siamo avvicinati a Trine 3: The Artifacts of Power, cercando di allontanare le voci malevole che serpeggiando sulla rete parlavano di un titolo non all'altezza delle aspettative.

L'ultimo capitolo della celebre serie di platform prende il via con l'evento di sempre: il Trine, un artefatto misterioso in grado di legare tre eroi gli uni agli altri e donare loro grande potere, si palesa davanti a Pontius il guerriero, Zoya la ladra e Amadeus il mago, prelevandoli coattamente per sventare una nuova minaccia.

Superati i tre brevi tutorial, uno per ogni personaggio, le vicende portano rapidamente verso la più o meno involontaria rottura del Trine da parte dei nostri protagonisti, con conseguente liberazione dell'entità malvagia apparentemente più potente tra tutte quelle affrontate fino a questo punto della serie.

Andiamo con ordine e iniziamo la nostra analisi da quello che letteralmente è sotto gli occhi di tutti: la grafica. Per anni la casa finlandese ci ha deliziati con uno stile inarrivabile per la stragrande maggioranza delle altre produzioni e siamo lieti di potervi dire che questo, almeno, non è cambiato. Quasi ogni screenshot che scatterete avrà quell'alone sognante e fiabesco a cui abbiamo fatto il callo ma che al contempo non smette mai di stupire.

Le ambientazioni variano molto e sono tutte caratterizzate da uno stile impeccabile.

Ciascun elemento a schermo è progettato per calarci nell'atmosfera appena descritta, grazie ad una palette di colori ultra satura, ai dettagli delle texture, alle architetture strampalate di castelli, templi, miniere o foreste. Anche la colonna sonora, ulteriore marchio di fabbrica della serie, invita ulteriormente ad essere trascinti nel clima irreale riprodotto dagli sviluppatori, accompagnando in maniera egregia l'esperienza di gioco.

Dilungandoci ancora per qualche riga su aspetti meramente tecnici, è bene sottolineare come il motore grafico sia ampiamente scalabile e riesca a restituire le sensazioni di cui sopra anche su PC di fascia economica, sia fissi che portatili, senza dover scendere a compromessi scomodi e mantenendo un frame rate più che dignitoso.

Dagli aspetti nettamente positivi di Trine 3: The Artifacts of Power passiamo ora in una sorta di interregno in cui troviamo i primi tratti non propriamente esaltanti del gioco, in particolare in materia di gameplay. Come forse saprete, questo terzo capitolo è il primo ad abbandonare lo scorrimento orizzontale in favore di un vero 3D, aggiungendo cioè la possibilità di muovere i nostri personaggi anche in profondità. Ma il risultato è molto più convincente sulla carta che alla prova dei fatti, perché il 3D è gestito male.

Spesso ci sono compenetrazioni tra i personaggi ed alcuni ambienti dello scenario, cosa che unita a un'imprecisa gestione delle collisioni fa della risoluzione degli enigmi una questione di casualità in più di un'occasione. Risolvere i puzzle proposti non è tanto una questione di ingegno, data la loro semplicità, quanto un tentare di non rimanere uccisi dalla scarsa precisione dei controlli e dalle sbavature nella realizzazione del 3D di cui abbiamo appena parlato.

Pontius colto dalla sindrome di Stendhal ammirando gli effetti di illuminazione in uno dei sotto-livelli disponibili.

Il problema non si presenta matematicamente in ogni occasione ma non sarebbe così fastidioso se non esistessero le due precedenti iterazioni della serie, che gestivano gli enigmi in maniera decisamente più appagante. I combattimenti che sporadicamente siamo chiamati ad affrontare si svolgono anch'essi all'insegna della semplicità e, verrebbe da dire, della noia. Parte di quest'ultima frase si spiega anche con l'onnipotenza dei nostri eroi, o almeno di due di essi.

Il guerriero Pontius è una instancabile macchina da guerra. Può caricare gli avversari a grande velocità sbattendoli a terra o facendoli volare fuori dalla mappa in stile Smash Bros. In alternativa può lasciarsi cadere a grande velocità dando quella che in gergo tecnico si definisce una "culata" al terreno, stordendo gli avversari o uccidendoli se malauguratamente si trovassero in traiettoria. Completano l'arsenale il classico attacco di spada, la possibilità di parare usando lo scudo e quella di planare lentamente, sempre usando lo stesso strumento. Ai fini del combattimento quest'ultima abilità è irrilevante ma rende Pontius, paradossalmente, un ottimo personaggio per superare le sezioni platform.

L'utilità in combattimento di Amadeus è nettamente maggiore rispetto al passato. Con le sue abilità può evocare un cubo di metallo da manipolare usando la telecinesi, sbattendolo con veemenza sulle teste dei nemici. In alternativa, può usare la sua telecinesi anche per muovere e usare come arma altri oggetti quali sfere di metallo e sfere infuocate, che spazzano via con facilità ogni resistenza. A differenza del passato però il mago può evocare un solo cubo e niente altro: scordatevi quindi fantasiose combinazioni di cubi e piattaforme orizzontali per procedere nel corso dell'avventura.

A Zoya va invece la palma di personaggio meno utile dell'intero gioco. Non solo potrà agganciare il suo fedele rampino solamente agli anelli sparsi per il livello, e non più a tutte le superfici di legno come accadeva in passato, ma anche la sua maestria con l'arco è stata notevolmente ridimensionata. Ora è possibile lanciare una sola freccia, senza potenziamenti di sorta, utile esclusivamente ad attivare alcuni interruttori o ad abbattere molto lentamente gli avversari. Anche al di fuori delle risse i talenti della ladra risultano poco utili, dato che Amadeus può fare le medesime cose con una frazione dello sforzo, utilizzando i suoi cubi.

Non tutte le bizzarre creature di Trine 3 sono ostili: questa ci sbarra la strada, ma con un piccolo aiuto nella pesca non ci negherà il passaggio.

Rimanendo in tema, la personalizzazione dei protagonisti è ridotta a zero: sono stati completamente rimossi gli alberi delle abilità, che con le loro molte limitazioni hanno in passato rappresentato un elemento di evoluzione dei personaggi, che diventavano più interessanti ad ogni missione.

Continuando ahinoi a cavalcare l'onda della delusione, dobbiamo ora affrontare il discorso longevità. I livelli della campagna principale di Trine 3: The Artifacts of Power vanno sbloccati raccogliendo un certo numero di Trineangoli. Questi piccoli oggetti sono quasi sempre in bella vista e spesso si riesce a terminare un livello al 100% al primo passaggio. Tra un livello e l'altro esistono poi dei piccoli schemi intermedi, che spezzano piacevolmente il ritmo con sfide rivolte ad uno solo dei protagonisti e stiracchiano di qualche minuto la durata complessiva del titolo.

Per completare Trine 3 ci sono bastate 4-5 ore di gioco, escluse le due passate a valutare la modalità multigiocatore online e offline. Un minutaggio non sufficiente, soprattutto considerando un finale che dopo una boss fight impegnativa lascia con l'amaro in bocca, troncando la linea narrativa e rimandando la conclusione delle vicende raccontate ad un DLC o, peggio, ad un altro capitolo. Non sappiamo se si sia trattato di scarsa disponibilità di tempo o di un altro, imperscrutabile motivo. Sta di fatto che il voto che vedete poco più in basso è stato influenzato proprio da questo aspetto.

A redimere parzialmente l'operato dei Frozenbyte ci pensa la modalità multigiocatore, elementare nel suo funzionamento e nelle opzioni disponibili, ma sicuramente divertente. Se avete seguito le peripezie su Twitch del sottoscritto e dei due baldi colleghi Thomas Guidetti e Alex Franchini, saprete che a fronte dei molti problemi citati con Trine 3 ci si può comunque divertire molto, con un paio di compagni di viaggio connessi via internet a completare le missioni dell'arco narrativo principale.

Il Trine riveste un ruolo centrale nella trama del gioco. E in quella dei capitoli successivi, sospettiamo.

Il gioco supporta anche la modalità cooperativa locale e ovviamente si possono scegliere sia mouse e tastiera che dei controller, più ostici da utilizzare quando si vestono i panni di Zoya o Amadeus, ma comunque validi.

Arrivati alle conclusioni, chi vi scrive si rende conto solo ora di aver partorito una recensione forse più lunga del necessario per descrivere Trine 3: The Artifacts of Power. Vedetela però come una giustificazione, perché dare a un titolo di questa bellissima serie una sufficienza risicata è un atto che necessita di qualche spiegazione in più dell'ordinario.

La possibilità di un futuro DLC gratuito che metta una pezza alle lacune citate o la speranza che i fan creino nuovi livelli tramite il supporto del gioco al Workshop di Steam, non possono rientrare nel nostro giudizio complessivo. Se queste avvertenze non vi hanno scoraggiati, correte ad accaparrarvi la vostra copia: male che vada, vi sarete rifatti gli occhi con qualche paesaggio da fiaba.

6 / 10
Avatar di Matteo Tabai
Matteo Tabai: È un ragazzo abbastanza alto, appassionato di videogiochi, musica, montagna e buon cibo. Onnivoro sia a tavola che con un controller in mano, ha l'assurda pretesa di fare dei videogames la sua professione. Chi vivrà, vedrà.

Scopri come lavoriamo alle recensioni leggendo la nostra review policy.

In this article
Related topics

Sign in and unlock a world of features

Get access to commenting, newsletters, and more!