Trino
Il triangolo no, non l’avevo considerato.
A dispetto del titolo, e soprattutto del sottotitolo, Trino non è la nuova recensione di un album di Renato Zero ma un titolo indie arrivato nemmeno una settimana fa su Steam.
Si tratta di un curioso incrocio tra un arcade e un puzzle game in cui la coordinazione occhio-mano è prevalente sulla capacità di prevedere l'evolversi di una partita.
Anche se molto alla lontana, in alcune sue dinamiche ricorda un grande classico delle sale giochi anni ottanta, quel Qix in cui il giocatore era chiamato a completare il 75% di uno schermo usando un cursore in grado di tracciare una linea per creare spazi chiusi da colorare. Il tutto, fuggendo da vari generi di nemici che si muovevano sulle linee che questi aveva appena tracciato.
Un concept semplice ma assolutamente intossicante da cui Trino attinge l'ispirazione per rielaborarla in modo tutto sommato originale.
Al posto di un cursore che si muove lungo i bordi dello schermo o delle linee tracciate per "mangiare" parti dello scenario, in Trino troviamo un curioso esserino (un verme? Una larva? Un alieno?) capace di muoversi in libertà per le profondità dello spazio ma limitato dalla forma dei livelli nel tracciare linee con cui comporre dei triangoli coi quali imprigionare creature di vario genere che si muovono sullo schermo.
La loro cattura permette l'accumulo di bonus, vite extra ma soprattutto di palline verdi essenziali per arrivare alla conclusione del livello. Una volta che tutti i punti di delimitazione dello schermo sono attivati bisogna unirli e passare alla mappa successiva, caratterizzata da forme ogni volta diverse pensate per mettere in difficoltà la libertà di movimento del giocatore.
Il gameplay è immediato: bastano cinque minuti di pratica per capire la meccanica di questo gioco che, come detto nel capitolo introduttivo, punta quasi tutte le sue carte sulla velocità di reazione del giocatore sotto pressione.
Oltre alle normali creature che attraversano lo schermo seguendo percorsi casuali, altre ben più temibili si faranno sotto cercando di intercettarci per farci perdere una vita.
A questo si aggiunge il fatto che ogni livello è caratterizzato da un tempo limite e non è possibile indugiare oltremisura, limitandosi a scappare senza trovare lo spazio per creare triangoli difensivi con cui ripulire lo schermo.
Quello che sulle prime sembra un banale arcade diventa quindi ben presto un gioco tremendamente difficile e a volte molto frustrante, anche solo al livello di difficoltà normale.
Gli stage abbondano e alla fine di ogni capitolo non mancano superboss tremendamente ostici da affrontare che sconsigliano un approccio di tutto relax a questo gioco.
Trino s'inserisce quindi nella più classica delle tradizioni arcade: gli appassionati del genere faranno bene a tenerlo in considerazione anche grazie a un prezzo molto popolare senza dimenticarsi il suo difetto maggiore, ovvero l'utilizzo del mouse per pilotare il protagonista.
Come dice la stessa schermata introduttiva, Trino dà il meglio di sé con un controller analogico qual è il Pad dell'Xbox360 e in effetti ci si rende subito conto di come il mouse possa essere terribilmente impreciso al punto da rendere i livelli elevati quasi inaffrontabili.
Non solo, anche se l'uso del pad con una levetta analogica è molto più preciso, l'impressione è che la lentezza di spostamento del protagonista sia un problema non da poco in grado di penalizzare notevolmente il gameplay di questo arcade comunque discretamente interessante.