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Twin Mirror - recensione

Specchi, riflessi e oscure verità.

Qualcuno sosteneva che la mente umana è come uno specchio: se è limpida, l'infinito vi si può riflettere e quel bagliore diventa un'apertura. Poi, piano piano, ci si può lasciare lo specchio alle spalle ed entrare nell'infinito, si può abbandonare il riflesso ed entrare nel Reale.

Cosa succede, però, se nella stessa mente coabitano due specchi agli antitesi tra loro? È ciò che si sono chiesti i talentuosi Dontnod Entertainment quando hanno ideato la sceneggiatura del loro Twin Mirror, thriller psicologico che rappresenta una prima volta assoluta per il team francese. Prima di tutto, si tratta del primo titolo completamente auto-prodotto dallo studio parigino ma è anche la loro prima incursione nel genere del thriller psicologico.

Dopo aver esplorato il filone del teen drama con Life is Strange, quello dell'horror con Vampyr e quello del dramma familiare con il peculiare Tell Me Why, Dontnod prova a cimentarsi con una storia più matura, più introspettiva e, per certi versi, più intima rispetto a quanto visto in passato. Il protagonista, Samuel Higgs, è un giornalista investigativo pacato e riflessivo che, per una serie di vicissitudini, ha deciso di lasciare alle spalle la sua città natale per tentare di costruirsi una nuova vita altrove.

Dopo oltre due anni dalla separazione, tuttavia, la tragica morte del suo migliore amico, Nick, lo costringe a tornare nella ridente Basswood per poter partecipare alla veglia funebre ma, una volta sul posto, dovrà fare i conti con i cambiamenti che la cittadina ha subito nel corso del tempo e con i fantasmi di un passato che non sembrano intenzionati a lasciarlo in pace.

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Twin Mirror, in effetti, adotta, almeno nelle prime battute, dei ritmi narrativi piuttosto compassati che ci permettono di scoprire passo dopo passo i motivi che hanno portato al riluttante allontanamento di Sam da ciò che aveva di più caro. Già nei primi minuti di gioco, veniamo condotti per mano alla scoperta della vecchia vita del nostro alter-ego e possiamo fare la conoscenza di un elemento di gameplay fondamentale per la formula imbastita da Dontnod: il Palazzo Mentale.

Stiamo parlando di una sorta di luogo onirico celato nelle profondità della tortuosa mente di Sam che che gli permette di analizzare i propri ricordi senza farsi influenzare dagli stimoli emotivi provenienti dal mondo esterno. Qui il tempo appare cristallizzato, i ricordi possono essere rivissuti a piacimento e, soprattutto, è l'unico posto in cui Sam si sente davvero in pace con sé stesso, libero dai vincoli della società e del suo burrascoso passato.

Dal punto di vista meramente ludico, il Palazzo Mentale costituisce un gradito intermezzo narrativo che può aiutarci ad approfondire la psiche del protagonista e le sue relazioni con gli altri abitanti di Basswood ma anche ad esaminare gli indizi che troveremo sul nostro cammino per far luce sui misteri che sembrano aleggiare sulla città e sul triste destino del povero Nick.

Il ritorno di Sam a Basswood è un malinconico viaggio nei ricordi appartenenti ad una vita passata.

Le abilità deduttive di Samuel e la presenza del Palazzo, si traducono in un gameplay parecchio incentrato sull'investigazione in cui sarà necessario raccogliere prove, formulare ipotesi e giungere alle giuste conclusioni che ci permetteranno di avanzare nella trama. In tal senso è opportuno sottolineare l'importanza dell'interazione con gli altri abitanti di Basswood che, tramite il sistema di dialoghi a scelta multipla tipico delle produzioni Dontnod, possono fornire dettagli essenziali per proseguire con le indagini. Gli scambi di battute con i comprimari, dal canto loro, sono ben recitati e piacevoli da seguire sebbene, a volte, possano risultare talmente verbosi da spezzare fin troppo l'incedere del racconto.

Fortunatamente ci viene in aiuto il Diario, un comodo menu assegnato ad un tasto specifico del pad che può aiutarci a tenere traccia degli eventi, delle relazioni tra i personaggi e anche degli oggetti che prenderemo in esame durante il nostro cammino. Si tratta di un'implementazione funzionale che offre la possibilità di tenere sempre sott'occhio l'evolversi della situazione e che potrebbe diventare un vero e proprio standard per prodotti di questo tipo.

Ad ogni modo, comunque, l'alleato principale che ci aiuterà a districarci tra i complessi fili intrecciati dal team francese è The Double, il secondo specchio a cui facevamo riferimento in apertura. Quest'ultimo è una proiezione della coscienza di Sam che ne riflette il lato più empatico e concreto, una sfaccettatura della sua personalità che tenta di reprimere ad ogni costo e che lo porta, inevitabilmente, ad isolarsi dal resto del mondo. The Double è un personaggio brillante, sagace e pungente, con ogni probabilità ancora più interessante dello stesso Sam. Ciò la dice lunga sull'eccellente lavoro di caratterizzazione condotto dagli scrittori che, in questo Twin Mirror, ci presentano un cast di personaggi quanto mai credibile e particolareggiato, capace di sorreggere senza problemi il peso della storia.

Il Palazzo Mentale è un luogo onirico a cui solo il nostro protagonista riesce ad accedere.

Stiamo parlando, dunque, della miglior sceneggiatura della storia di Dontnod? A malincuore dobbiamo dirvi di no. A dispetto di un incipit intrigante, di un'ambientazione piuttosto curata e dell'ottima caratterizzazione dei personaggi di cui sopra, la nuova opera dei creatori di Life is Strange si perde in una narrazione dai ritmi oltremodo altalenanti che, complici alcune soluzioni troppo comode nello sviluppo della trama, finisce per naufragare in un terzo atto frettoloso e privo delle risposte che sarebbe stato lecito aspettarsi da un racconto di tale complessità.

Come nella migliore delle tradizioni, tutti i dialoghi e le scelte che compiremo nel corso dell'avventura avranno un notevole peso specifico e potranno condurre ad una serie di finali anche sensibilmente differenti tra loro. Permane, in ogni caso, la sensazione che gran parte dei concetti introdotti nelle prime ore siano stati sfumati eccessivamente nelle successive per giungere rapidamente ad un epilogo che è possibile raggiungere in poco meno di 6 ore, anche se si sceglie di indugiare parecchio nell'esplorazione.

Dal punto di vista tecnico, infine, Twin Mirror può contare su un'ottima implementazione dell'Unreal Engine 4 che muove modelli poligonali molto dettagliati in un setting ispirato e credibile come quello della tranquilla cittadina di Basswood. Sam Higgs e soprattutto The Double sono personaggi profondi e ben caratterizzati, tratteggiati con la solita maestria per cui Dontnod è divenuta celebre ma anche il resto dei comprimari si sono rivelati all'altezza della situazione.

The Double è una proiezione della coscienza di Sam, il suo lato più empatico e concreto.

Le animazioni facciali, invece, avrebbero meritato un po' di cura aggiuntiva se consideriamo l'importanza ricoperta dai dialoghi nell'economia del gioco. Menzione d'onore per la colonna sonora, composta da brani acustici e strumentali che enfatizzano adeguatamente le varie circostanze in cui ci troveremo invischiati.

In definitiva, Twin Mirror è un prodotto che ci ha convinto solo per metà. Se da una parte troviamo un cast di personaggi di eccellente fattura ed un comparto tecnico tutto sommato piacevole, dall'altra c'è una sceneggiatura alquanto sbrigativa che ci conduce in fretta ad un finale davvero poco soddisfacente. Questo primo esperimento di Dontnod Entertainment nel genere thriller, dunque, riflette bene il dualismo espresso nel suo titolo: bello da giocare ma colpevolmente incapace di stupire.

7 / 10