Una giornata con Team Forge, il primo vero team di eSport italiano - articolo
Siamo stati ospiti nella loro Gaming House per vedere come si allenano i campioni.
Negli ultimi tempi si parla molto di eSport, o meglio ne hanno iniziato a parlare anche quelle fonti che, seppur siano state sempre lontane dai videogiochi in generale, non hanno potuto tirarsi indietro di fronte alla mole di dati di mercato che danno il fenomeno in crescita rapida e costante, anzi esponenziale. Ad accendere la miccia il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che al solo manifestare la valutazione di elevare la categoria a sport olimpico, ha destato l'attenzione di tutto il pubblico e dei media, polemiche incluse, dovute principalmente all'ambiguità concettuale che andrebbe a colpire il significato del termine sport.
Per molti detrattori, tutt'ora, gli eSport non avrebbero il diritto di essere classificati come veri e propri sport poiché fisicamente statici, alienanti dal mondo reale e privi di quella componente di allenamento e sacrificio necessaria ad affiancarli a quelli tradizionali. Oggi non staremo qui a dibattere se e quanto queste opinioni siano fondate (e sia chiaro che per l'autore non lo sono), ciò meriterebbe uno o più articoli a parte, coinvolgendo magari le due parti per una discussione aperta. Non lo faremo oggi anche perché al mondo degli eSport, che vede i suoi numeri crescere in maniera roboante da oltre quindici anni, questo interessa poco e in maniera relativa. Probabilmente questo "riconoscimento" avverrà in maniera naturale col passare del tempo, grazie ad un pubblico sempre più vasto e una struttura sempre migliore. Anche in Italia questo cambiamento sta avvenendo ed il Team Forge ne è l'esempio più lampante. Una fucina nel nome e nei fatti.
Il nostro primo incontro dal vivo con il team che porta il logo con il martello risale allo scorso settembre in occasione della Milan Games Week, la fiera di settore più grande d'Italia che ha segnato la svolta anche per l'universo eSportivo italiano. Grazie all'Arena allestita al centro di uno dei padiglioni, la più grande mai vista fino ad allora nel nostro paese, si alternavano tornei ufficiali dei giochi competitivi che un po' tutti conosciamo, con lo spazio d'onore riservato a League of Legends, il titolo che maggiormente ha spinto la scena internazionale verso il professionismo fin dagli albori. Ed è proprio quando abbiamo assistito alla finale che abbiamo visto entrare i ragazzi di Team Forge da favoriti, chiamati a rispettare il pronostico.
Dominare la partita e alzare il trofeo è stata forse l'impresa più semplice. Il difficile è arrivare a sedersi di fronte allo schermo con una preparazione profonda in tutti gli aspetti coinvolti: il proprio gioco, quello dei compagni e quello di tutti gli altri, il meta. Lo abbiamo capito grazie all'evento organizzato da Team Forge ed il loro sponsor tecnico, MSI. Siamo stati ospiti per un giorno intero nella loro Gaming House di Cagliari, una vera e propria sede, dove il team vive, si allena e cresce insieme, al pari di qualunque altra squadra sportiva dotata di una buona organizzazione. Grazie alla loro gentilezza nell'ospitarci e ad accogliere qualunque nostra domanda, abbiamo scoperto e possiamo raccontarvi come si svolge la vita di un atleta eSportivo, e come si costruisce l'abilità per arrivare al momento fatidico di entrare nell'arena per battere gli avversari.
La vittoria di Milano era sicuramente la più importante dell'anno, ma il successo è stato trasversale visto che tutte le competizioni più rilevanti in Italia sono state portate a casa, anche con una certa facilità, ci hanno detto. "Volevamo dominare completamente, con l'obiettivo di dimostrare a tutti quanto concreto vantaggio riesca a portare il far parte di un team organizzato come il nostro", svela Alessandro Sirbone, il manager che ha viaggiato a lungo tra Corea del Sud e Italia per portare quella mentalità, e quella serietà aggiungiamo noi, che serve per dare un'anima a tutto il movimento eSportivo. Non c'è superbia e disprezzo nelle sue parole, anzi. Far capire a suon di vittorie quanto sia necessaria una vera organizzazione per ottenere rilevanza nel settore è uno dei metodi migliori per spingere tutti i protagonisti a fare di più. Team Forge punta in alto e vuole porsi come pioniere per portare di riflesso tante altre squadre italiane al successo, nonostante siano competitor.
"Essendo i primi a poter formare i ragazzi con tanta efficacia, spesso segnaliamo agli altri team i migliori talenti in circolazione, oppure quando uno dei nostri non si integra con la squadra, lo indirizziamo verso quella che potrebbe fare maggiormente al suo caso", afferma sempre Sirbone. Praticamente una collaborazione atta a far crescere volontariamente gli avversari, che suona paradossale ma è necessaria allo stato attuale delle cose. Essere gli unici a poter vantare una Gaming House degna di questo nome li pone in vantaggio anche per farsi promotori verso enti come il CONI per la tanto agognata strutturazione e regolamentazione dei tornei. La situazione, ci spiegano, è troppo frammentata tra associazioni eSportive autonome, che richiedono spesso un tesseramento ognuna e organizzano tornei senza tener conto l'una dell'altra. Proprio ad ottobre ad esempio, Romics e Milan Games Week terranno contemporaneamente, nello stesso giorno, un torneo e Team Forge dovrà per forza di cose rinunciare a uno dei due. "Ha del ridicolo", dice sconsolato Sirbone.
A proposito di competizioni, nel mentre della nostra speciale visita, il Team Forge di League of Legends era in procinto di prepararsi per la sfida del 31 marzo, molto importante. Dopo l'Italia l'obiettivo è l'Europa, quindi i tornei internazionali di grandi dimensioni e montepremi. È stata l'occasione per vederli all'opera e capire come funziona davvero la vita quotidiana di un team eSportivo. Per dissipare i nostri dubbi, Alessandro Sesani, head coach di Team Forge, si è messo a disposizione per spiegare passo passo come si svolge la giornata, dalla sveglia all'ora di andare a dormire. "La gestione dell'atleta è a trecentosessanta gradi. Ci troviamo ad avere a che fare con ragazzi molto giovani, che magari non hanno mai vissuto da soli, quindi c'è molto lavoro di crescita da fare".
Il bello è che mentre Sesani andava avanti con le slide sullo schermo, dietro di lui una vetrata ci divideva proprio dalle postazioni dove gli atleti si stavano preparando alla grande sfida. La loro giornata si svolge secondo una schedule precisa e calibrata, secondo gli orari migliori per allenarsi con tutto il mondo che gioca a League of Legends. Ci si sveglia alle undici di mattina, e dopo aver buttato giù dal letto gli ultimi, si parte con la colazione seguita dalle faccende di casa Team Forge: lavanderia, pulizie, ordine. La disciplina è fondamentale e anche formativa per i giovani componenti. Prima di pranzo si ha a disposizione del tempo libero da sfruttare come si vuole. Una volta a stomaco pieno invece, inizia la prima sessione di allenamento verso le quattordici. Arrivati a sera, dopo la cena, parte la seconda sessione, per poi andare a letto verso le l'una o le due.
Uno dei primi miti che possiamo sfatare di persona, è il classico "giocare al posto di lavorare" che spesso sentiamo da chi guarda da fuori il fenomeno. La vita degli atleti è perfettamente paragonabile a quella delle controparti degli sport tradizionali. In primo luogo la Gaming House si trova appositamente in un altro edificio rispetto a quello dove si abita, dove sono presenti solamente due computer ad uso di tutti, che però non possono essere usati per giocare ai videogiochi, neanche quello in cui si compete. "Giocare ad altro li distrarrebbe troppo, soprattutto se venissero assorbiti da generi profondi come i giochi di ruolo", conferma Sirbone. I vincoli sono stretti e anche la dieta è tenuta sotto controllo. "Cucino spesso io", dice Sesani, "e cerco di preparare cibi che non li appesantiscono e non contengano elementi nocivi. L'alcool è assolutamente bandito".
L'età di molti dei componenti del team fa pensare ad un'altra delle necessità dei ragazzi, la scuola. Molti non l'hanno ancora finita, una questione che preoccupa il Manager di Team Forge che però vuole la si porti a termine a tutti i costi. "Al di là dell'ovvia importanza della scuola", dice "non consiglierei di lasciare mai in nessun caso, è un vantaggio che si riflette sia per noi che per i ragazzi. Noi abbiamo a che fare con atleti migliori e più acculturati, e loro si garantiscono competenze in più in un futuro incerto. Come negli sport tradizionali, non tutti arrivano al successo, e avere un piano di vita non da atleta è fondamentale. Anche in un settore in forte crescita come il nostro".
La struttura del team era un altro dei punti su cui volevamo far luce. Quali sono i ruoli al di fuori di quello di "giocatore"? Una slide molto chiara lo esplica: c'è l'Head Coach, il ruolo di Sesani, una sorta di mentore per tutti che cerca di far assorbire la giusta mentalità, per vivere insieme e competere ai massimi livelli. Dei tecnicismi all'interno del gioco ci pensa soprattutto l'In-game coach, presente con i suoi tre schermi nella stanza dove i ragazzi si allenano. Essendo videogiochi fatti di numeri e statistiche che variano in continuazione, è l'Analyst che li tiene insieme e riesce ad evidenziare quali sono quelli veramente importanti e soprattutto quelli che devono cambiare. Il Manager naturalmente si occupa della supervisione e della gestione imprenditoriale di tutto il team, che insieme allo Scout decide quali sono i talenti emergenti da tenere sott'occhio. "La struttura è riconducibile a quella del Football Americano, è il punto di riferimento più vicino", dice Sesani. Ogni ruolo non è assegnato dal caso o semplicemente dal talento mostrato, ma anche dalla formazione didattica ricevuta.
Sia l'Head Coach che il Manager rivelano: "siamo a stretto contatto con l'Università Coreana CTU, da cui ci siamo recati diverse volte per osservare i professionisti da vicino, e da cui sono arrivati diversi membri in Italia per fare formazione e verificare di essere veramente capaci di poter agire." Una rivelazione che sottolinea la serietà del progetto, partito da basi solidissime. Entrambi dicono anche che tutto questo è nato e cresciuto nel giro di poco, "due anni fa non c'era niente. Ora siamo il primo team in Italia, capace di rivaleggiare in Europa e nel mondo. Pensavamo di metterci molto di più".
Nei progetti per il futuro c'è sicuramente la crescita del team e della scena. Si valutano costantemente nuovi titoli in cui competere, valutando l'effettivo potenziale delle meccaniche per capire se l'investimento vale la candela. "Fortnite, PUBG e altri ci interessano molto, stanno vivendo un periodo d'oro e per molti versi ne vogliamo far parte. Abbiamo integrato Tekken e mi piacerebbe fare lo stesso con qualche Trading Card Game. Ma lì la questione è più difficile". Sesani ha ragione, il fermento attorno a generi sempre diversi è una grande opportunità, ma anche un rischio, corregge il tiro Sirbone: "giochiamo comunque a titoli che il publisher può variare radicalmente da un giorno all'altro e anche questo conta molto in ottica futura. C'è bisogno di una stabilità difficile da concordare. È una sfida che tutti dovremo fronteggiare".
Di sicuro però, un riconoscimento da parte del CONI garantirebbe la stratificazione delle competizioni utile per far crescere i giocatori, e la tutela fondamentale a proteggerli. Servono requisiti e regolamenti che definiscono cosa e chi può essere un vero team eSportivo professionista. Così come normative e controlli che garantiscano per la salute dei giocatori. In questo modo si potrà arrivare all'organizzazione ideale, visto che le sale LAN adesso interpretano il ruolo delle serie minori. Con obbligatori parallelismi con lo sport tradizionale, si possono paragonare alla scena dilettantistica che accoglie i ragazzi e gli insegna i primi passi per far parte di una squadra, come è sempre accaduto.
Una delle slide è eloquente: utilizzando numeri di esempio, su centomila giocatori casual, diecimila giocano a titoli competitivi, anche senza neanche saperlo. Su questi, mille sono quelli che si cimentano nei tornei, cento quelli riescono a diventare semi professionisti ed uno solo è colui che riesce a diventare professionista. Uno su centomila ce la fa, verrebbe da dire. Sta lì il ruolo dei team, nel riuscire ad incanalare più giocatori verso almeno il semiprofessionismo, risultato che ad ora viene raggiunto da pochissimi grazie a sforzi e sacrifici immani, in modo autonomo.
Nell'ultima fase dell'evento, è stato finalmente il momento di assistere agli allenamenti e parlare con i ragazzi. Tutti si sono detti entusiasti di far parte di Team Forge, si sono dimostrati ambiziosi e convinti nella loro scelta. Le famiglie hanno capito, non senza qualche ostruzione chiaramente, ma in generale i genitori si sono trasformati da scettici a tifosi sfegatati. Vittorio "Click", uno degli atleti di spicco di Team Forge dice che ora la madre è una fan sfegatata, "come quando mio fratello gioca a calcio", svela sorridendo. Far parte del team non è facile, confermano, eppure si sentono privilegiati per questa opportunità che si sono meritati, dove far sfociare la propria passione e imparare al contempo come si convive fuori casa a stretto contatto con colleghi di tutto il mondo. Guardandoli negli occhi, sia nei momenti concentrati durante la partita, sia nel momento di successiva analisi del replay, e infine quando si alzano dalla sedia spensierati, abbiamo visto quella serietà e dedizione che si trovano in coloro che sanno cosa vuol dire dare il massimo per competere nell'attività che più gli piace. Dei veri atleti.
Per quanto riguarda gli sponsor, il supporto di MSI è stato chiaramente fondamentale e imprescindibile per arrivare a questi livelli. Nonostante il chiaro interesse economico dell'azienda di Taiwan, che ha una sede italiana a Bergamo e segue lo sviluppo dei videogiochi competitivi nel nostro paese, l'investimento che sta facendo è attualmente un vero e proprio incentivo quasi a fondo perduto, per dare vita ad un movimento concreto e di rilievo internazionale. L'introduzione fatta da Gianpaolo Catania, Marketing Manager di MSI, non è stata uno sfoggiare quanto l'azienda fosse importante e i suoi prodotti migliori, ma anzi una panoramica utilissima a capire lo stato del mercato degli eSport in Italia. Una spiegazione necessaria per avere una dimensione realistica di come ci si sta muovendo. Scopriamo così chi sono gli appassionati e i giocatori competitivi, la loro estrazione sociale, la provenienza, come hanno accesso al gaming e quali sono i giochi preferiti.
Alcune informazioni sono solo conferme, altre vere e proprie sorprese, come scoprire che la maggior parte dei videogiocatori con interesse verso il competitivo viene dal Sud e dalle città più piccole o che, per via della crescita del gaming su PC, alcune catene retail stanno iniziando a fare Academy di eSport nei loro spazi dedicati. Si capisce così che l'impegno di MSI è concreto e punta dritto alla nicchia che può far sviluppare le competizioni. In un territorio come il nostro, ancora diffidente verso l'eCommerce, si fa leva sui rivenditori di prodotti di informatica che trovano nuovamente mercato nei prodotti indirizzati al gaming con il valore aggiunto del rapporto di fiducia, o ancora sulle sale LAN, centri di aggregazione importantissimi che possono favorire lo sviluppo di quello strato fertile per far fiorire l'interesse per la disciplina e i futuri talenti.
Da qui la creazione del circuito True Gamers League, che vede scontrarsi i migliori giocatori nelle sale LAN di tutta Italia con diffusione su tutto il territorio, per cercare di aggiudicarsi cospicui premi in denaro. La TGL è uno dei tanti tornei che attira l'investimento di aziende importanti, e ambientarla in questi luoghi non è certo un caso. "Molti possono tranquillamente giocare da casa su internet, senza il bisogno di spostarsi nelle sale LAN, ma questa pratica è ricercata perché permette di avere quella sintonia a livello umano che si rivela importante per vincere tanto quanto la bravura nel gioco", conferma Catania.
Di strada ce n'è ancora da fare, ma con MSI in prima linea, l'interesse economico è netto e favorevole alla creazione dell'infrastruttura. Con la svolta decisa verso il settore gaming, il colosso dal Drago sullo scudo ha ampliato l'offerta per abbracciare tutti i consumatori interessati. Team Forge ovviamente si avvale di una dotazione tecnica di primo livello. In questo settore il più piccolo ritardo nell'azione o la sbagliata sensazione fisica possono determinare la sconfitta singola e di tutto il team, per cui non si può scendere certo a compromessi dopo tanta fatica nell'allenamento continuo. Un'ulteriore sorpresa è stato scoprire che i finanziamenti per il mercato italiano non arrivano dalla sede di Bergamo ma proprio dall'Head Quarter a Taiwan. Team Forge è visto come un competitor per tutti gli altri team internazionali più noti, tra Fnatic, Cloud 9, Flash Wolves e altri sono quelli già supportati.
La giornata si è infine chiusa con una cena informale con il Team, lasciando liberi i ragazzi di dare il massimo nell'allenamento. L'atmosfera che si respira sia nella Gaming House che al di fuori è quella di grande fermento, di una scena vibrante che cresce giorno dopo giorno, in cui serve duro lavoro per sfruttare al massimo questo momento. Anche a tavola, un occhio e un orecchio vanno sempre all'andamento delle competizioni internazionali, agli atleti in gara, ai risultati notevoli e di tutto il resto, con i dispositivi sempre sintonizzati. Essere pionieri in questo campo richiede tanto lavoro, tempo, investimenti e ovviamente passione. Il Team Forge ce la mette tutta, e non si può non fare il tifo per loro per vedere un giorno un'Italia competitiva a livello mondiale nel panorama degli eSport.