Uncharted 2 : Il Covo dei Ladri
Il capolavoro di Naughty Dog.
Uncharted 2 non è soltanto un gioco d'azione. Magari non ve l'aspettavate, e capisco bene che possa risultare un'affermazione a dir poco criptica. Ma così è. Credetemi. Il titolo dedicato a Nathan Drake è, nella sua essenza, un'avventura nel senso più genuino del termine. Non si tratta di prendere un personaggio e metterlo dinnanzi a situazioni impossibili, tra schiere di nemici agguerriti e problemi più o meno complessi.
Chiunque, dotato della dovuta competenza e di mezzi adeguati, può sfornare un gioco d'azione quantomeno passabile. Un "vero" gioco d'avventura no. Quella, grazie a Dio, è e rimane ancora un'altra cosa. Serve un talento particolare, vale a dire la capacità di suscitare meraviglia e quel senso di scoperta che ti fa trattenere il respiro, e ti proietta interamente nell'universo che qualcun'altro ha voluto/saputo creare per te. È un qualcosa che ti consente, da giocatore, di identificarti con tutto il cuore nel protagonista e nei comprimari, di comprenderne lo spirito e le motivazioni.
Gli ingredienti gettati nel calderone non sono né classificabili né quantificabili con precisione, non esiste perciò una formula perfetta. Eppure la riconosci quando te la trovi davanti, nella minuziosa rappresentazione in HD del tuo televisore, e ti sorprendi a sorridere per una battuta ben riuscita o a riprendere fiato a seguito di una situazione particolarmente movimentata.
Quando non smetti di manovrare con la levetta destra del joypad per ammirare il paesaggio intorno a te, senza badare minimamente all'obiettivo successivo, appagato a sufficienza anche solo dalla silenziosa compagnia e dalla complicità instaurata con il protagonista. Si tratta di un insieme eterogeneo e subdolamente alchemico, ma è proprio lì davanti a te, e ti ritrovi ad assorbirlo quasi in maniera inconsapevole.
Prima di entrare in dettaglio sulle peculiarità del titolo, concedetemi ancora qualche istante per soffermarmi sulla sua componente emozionale, tanto predominante quanto riuscita. In parole povere, desidero che sia chiara e cristallina la distanza che Uncharted 2 riesce a porre tra sé e le altre recenti produzioni di genere. Puoi impiegare una trama ricca di colpi di scena, mistero e adrenalina, utlizzare un comparto grafico che ha il sapore di un bacio sugli occhi, ma se non sei in grado di infondere un'anima al tutto è come se ti fossi fermato a pochi metri dal traguardo.
I "ragazzi del cagnaccio" quel traguardo lo superano di slancio, senza trucchi o sotterfugi di sorta. Lo intuisci dalla familiarità con cui Nathan abbraccia Chloe (piccante new entry della serie: un Nathan Drake con le tette, ma ancor più spregiudicata), dal modo fantozziano in cui sghignazza a seguito di un fortunoso capitombolo o dalle esilaranti idiozie che riesce a tirar fuori tra una sparatoria e l'altra.
Rimani sorpreso e compiaciuto quando alla semplice pressione di un tasto, quasi inavvertitamente, riesci a dar vita ad espressioni così umane (troppo umane, direbbe Nietzsche) da chiederti se non sia un vero e proprio film quello che hai di fronte. Prima ho usato il termine complicità, e non a caso. Natahan Drake è uno sbruffone talmente ben riuscito e calibrato nella dichiarata funzione di "eroe goliardico" che è impossibile non provare simpatia nei suoi confronti.
Lo stesso dicasi per i personaggi secondari: Elena e il suo cameraman sfoggeranno siparietti niente male, mentre il buon vecchio Sullivan manterrà la sua aria a metà tra il mandrillo attempato e l'uomo saggio, prodigo di utli consigli.