Undertale - recensione
Un indie che non ti aspetti. Un autentico capolavoro.
"Come il rombo del tuono per un cane, tutta questa attenzione ha provocato non poca tensione e ansia. Ed ogni volta che questa sensazione sembra scemare c'è qualcosa che la ravviva nuovamente. A volte mi piacerebbe avere un modo per reprimere questa attenzione. Ho una strana sensazione di impotenza. Anche un senso di colpa perché mi sento stressato quando il successo del gioco dovrebbe essere qualcosa di cui essere soltanto estasiati, entusiasti. Allo stesso tempo stanno succedendo tantissime cose magnifiche. Certe persone mi hanno detto che il gioco le ha aiutate in un periodo difficile della loro vita, altre che le ha fatte semplicemente ridere, o piangere o le ha spinte a essere più gentili con il prossimo. Alcuni ragazzi mi hanno detto che vogliono creare giochi o musica grazie al mio lavoro".
Quanto possono cambiare le prospettive in due anni? Le semplici dichiarazioni e le tante interviste concesse probabilmente non riescono a rendere giustizia a ciò che Toby Fox ha vissuto tra il 2013 e il 2015. Perché passare dal lancio di una campagna Kickstarter che punta a dei miseri (sempre questione di prospettive) $5.000 all'essere nominato in diverse categorie dei The Game Awards deve essere piuttosto spiazzante. Undertale era lì, un gioco realizzato con un budget di circa $50.000 che battagliava con The Witcher 3, Bloodborne, Fallout 4 e Pillars of Eternity all'interno della categoria dedicata al migliore RPG e che lo faceva senza sfigurare per una marea di ragioni.
Undertale non vinse quel premio, ma nel corso degli anni è riuscito ad accumulare una marea di recensioni positive sia dagli utenti che dai tanti critici che hanno messo le loro mani su quello che veniva considerato il fenomeno del momento. Un fenomeno difficile da capire fino a quando non lo si vive in prima persona. Parole e immagini, d'altronde, non riescono a rendere pienamente giustizia alla straordinaria avventura confezionata da Fox.
Perché fermandosi solamente alle immagini e all'aspetto puramente tecnico in molti non potranno che storcere il naso. Schermate spesso piuttosto scarne, altre quasi monocromatiche e un comparto grafico che sarebbe riduttivo definire retro. Ma lo stile e la cura nella realizzazione dei personaggi è subito evidente e non appena sentiremo un buon assortimento di musiche ci renderemo immediatamente conto che al di là delle apparenze la cura per i dettagli è in molti casi maniacale.
Lo si intuisce anche dall'attenzione con cui è stato tratteggiato l'universo che dovremo lentamente scoprire attraverso l'interazione con una marea di mostri. Nei panni di un bambino (o bambina?) ci siamo trovati accidentalmente nel mondo sotterraneo dei mostri, la fazione che dopo la guerra con gli esseri umani è stata imprigionata per sempre da una barriera magica quasi indistruttibile. Quasi, perché proprio la nostra presenza potrebbe cambiare radicalmente le cose.
Ci fermiamo qui per quanto riguarda la narrazione perché non vogliamo assolutamente rischiare di rovinare quella che si è rivelata una storia decisamente più interessante di quanto le premesse facessero intuire. Nelle circa 8-9 ore di gioco che abbiamo impiegato per completare una singola run ci siamo trovati di fronte a un intreccio piacevolmente più complesso del previsto, che non punta solo a farci ridere con i suoi strambi npc ma che sa anche trattare tematiche di rilievo come l'amore, la perdita, la solitudine e la guerra. Il tutto con un tono superficialmente molto scanzonato, ma non privo di riflessioni e situazioni tutt'altro che banali (l'unica pecca è la mancanza della localizzazione in italiano).
E mentre la maggior parte delle lodi si concentrano sul gameplay e sulla possibilità di non eliminare neanche un nemico, vogliamo porre particolare enfasi proprio sull'epopea nata dalla mente di Toby Fox e in particolare sui personaggi tratteggiati da un ragazzo che a soli ventitré anni ha svolto un lavoro davvero encomiabile.
Tra scheletri dal senso dell'umorismo leggermente discutibile, strani cani in armatura e un girasole decisamente malvagio, tutti i nostri incontri non sono passati assolutamente inosservati. Che si tratti di un combattimento o meno, dell'npc più secondario del gioco o di quello più importante per la storia, dimenticate qualsiasi banalità o qualsiasi stereotipo. C'è una storia da scoprire in ogni anfratto, in ogni mostro e una sola run non è di certo sufficiente per vedere effettivamente tutto ciò che Undertale ha da offrire.
Anche perché in base al nostro comportamento non mancano diversi finali tutti da scoprire. Varie combinazioni che dipendono completamente dall'approccio ai combattimenti e ai boss. Già perché al di là di puzzle decisamente altalenanti qualitativamente parlando (certe trovate sono leggermente banali e altre assolutamente geniali), il grosso del gameplay si fonda sul combattere, o sul rifiutarsi completamente di farlo. Sviluppati a turni in un sistema apparentemente piuttosto classico, ogni scontro ci mette di fronte a una serie di opzioni in larga parte già viste altrove.
Possiamo utilizzare degli oggetti (soprattutto curativi) e attaccare cliccando la momento giusto per infliggere ancora più danni. In alternativa possiamo scegliere una strada assolutamente unica: quella dell'"ACT". Questa sezione permette di analizzare il mostro che abbiamo di fronte e di effettuare una serie di azioni legate proprio al nostro avversario. Nella nostra run principale abbiamo scelto la strada completamente pacifista e ogni battaglia si è trasformata in un piccolo enigma. L'obiettivo è chiaro: compiere l'azione o la serie di azioni che spingeranno il mostro rivale a evitare lo scontro.
Un esempio molto banale: un cane armato di spada si avvicina. Per quanto si tratti di un nemico che ha l'ordine di eliminarci è pur sempre un cane ed è impossibile che riesca a negare la propria natura. Provare ad avvicinarsi e perché no a giocare potrebbe essere un'idea azzeccata. Sia scegliendo i combattimenti tradizionali che la via "pacifista", nei turni avversari l'obiettivo è quello di sopravvivere. In queste fasi siamo rappresentati da un cuore che deve schivare i "proiettili" avversari per non perdere punti vita.
La decisione di permettere al giocatore di completare l'intera avventura senza spargere neanche una goccia di sangue è un'idea straordinaria che va contro praticamente ogni dogma degli RPG. Così facendo si eliminano tutti i capisaldi del genere: niente esperienza, niente crescita del personaggio e niente livelli da scalare. Chi sceglie l'intrigante strada pacifica può sempre fare affidamento solo sui suoi 20 punti vita base e dovrà inevitabilmente aguzzare l'ingegno e i riflessi per portare a casa la pelle.
Un aspetto evidente soprattutto contro certi boss, che rappresentano senza alcun dubbio le fasi più impegnative, a tratti anche troppo. Certi nemici particolarmente ostici potrebbero effettivamente creare più di un grattacapo alzando decisamente il livello di sfida. L'aumento della difficoltà non è a priori un difetto ma non si può negare che queste sezioni rischino di allontanare alcuni giocatori andando a sfociare in fasi che sembrano a tutti gli effetti prese di peso da dei bullet hell.
Fortunatamente il gioco vale la candela e l'esperienza complessiva garantita da Undertale è decisamente sopra la media anche e soprattutto perché il suo creatore ha deciso di giocare e ribaltare non pochi cliché dei giochi di ruolo e perché no di tutti i videogiochi. Il tutto dando vita a un'avventura che non ha paura di prendersi gioco di se stessa e dell'essenza del medium di cui fa parte.
A circa un anno e mezzo dall'uscita su PC, Undertale sbarca su PS4 e PS Vita in cross-buy al prezzo di €14,99. Il nostro consiglio è davvero molto semplice: coloro che non lo hanno giocato su PC devono comprarlo assolutamente. Non servono giri di parole di sorta perché quello di Toby Fox è uno di quegli indie che ci capita di fronte in casi molto rari, una delle poche opere che nonostante il successo non dà vita a un intero sottogenere e che non spinge altri team a creare dei cloni più o meno riusciti.
E il motivo è presto detto, dato che questo gioco è talmente unico e particolare che riuscire a clonarlo efficacemente è sostanzialmente impossibile. I giochi che riescono in questa impresa sono davvero pochi, ma le strane avventure del nostro anonimo alter ego rientrano di diritto in un olimpo occupato da capolavori come Braid e To the Moon. Non mancano alcune sezioni che appaiono leggermente sconnesse a livello di gameplay e delle boss battle forse inutilmente complicate e spietate, ma il risultato rimane invariato: un'opera eccelsa narrativamente parlando e piena di inventiva anche controller alla mano.
Un mix tra RPG e puzzle capace di lasciarci costantemente con un sorriso stampato sul volto, pieno zeppo di personaggi strampalati con cui è impossibile non entrare in sintonia e in grado di farci ridere tanto quanto commuovere. Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte all'ennesimo indie dalla grafica retro, ma al di là di tutte le frasi fatte e i luoghi comuni, tutti dovrebbero provare un'esperienza che dimostra ancora una volta l'imponente forza che quasi solo le piccoli produzioni riescono a dimostrare.