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Unit 4 - recensione

Quattro per tutti, tutti per quattro.

"In una galassia lontana lontana...", così inizia un classico del cinema e così inizia non a caso anche Unit 4, primo titolo per Xbox One e PC di Gamera Interactive. Non è un caso perché il rifarsi al passato e agli idoli cult è il leitmotiv che dà l'anima a questo platform bidimensionale a scorrimento orizzontale, dove ancora una volta è necessario salvare la galassia da un misterioso grande nemico, con l'aiuto della Unit 4 per l'appunto.

Sono quattro, hanno colori e abilità diverse e sono pronti a dare tutto per sconfiggere i cattivi e racimolare quei maledetti soldi in giro per il mondo. Non sarà facile, quindi rimboccatevi le maniche e allontanate soggetti sensibili, qui ci si incavola di brutto ad ogni livello. Ma ritenterete sempre.

Blue, Red, Yellow e Green, questi i nomi dei nostri quattro eroi, identificati ovviamente dai colori indossati. Con la Unit 4 e la loro astronave, la Garriott, possiamo spostarci di pianeta in pianeta nella mappa galattica, non solo per superare i mondi ostili e sconfiggere il nemico, ma anche solo per espolorarne civiltà e abitanti. Dovunque si guardi sono i pixel e le spassose citazioni a fare da padrone.

Tutto il titolo è realizzato in una pixel art che richiama lo stile delle console a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando il genere stesso di Unit 4, ovvero i platform a scorrimento orizzontale, erano uno dei generi più amati dai videogiocatori, sia da salotto che da bar. Chi ha qualche anno sul groppone (meglio chiamarla esperienza, và!) riconoscerà immediatamente lo stile adottato sia graficamente che nelle meccaniche di gioco, verrà travolto dalla nostalgia e ci metterà poco anche a padroneggiare i controlli.

Mondi ghiacciati, con la lava, giungle e quant'altro. Tutto come un tempo!

Ognuno dei personaggi ha delle abilità uniche e possono scambiarsi da uno all'altro durante il livello con la sola pressione del tasto dedicato. Blue ha il doppio salto e si aggrappa alle pareti, Red, da buon forzuto del gruppo, dà una spallata in stile Wario e sposta i blocchi, Yellow plana e diventa una sorta di fantasma che attraversa pareti e nemici, e infine Green, detto "l'ingegnere", può usare un rampino per arrivare alle pareti più lontane e far fuori alcuni nemici a distanza.

Anche se non avete... ehm, tutta quella esperienza... in questi titoli, potete immaginare che il design dei livelli e del tipo di interazione che i personaggi possono compiere è il punto cardine dove il divertimento può decollare o abbattersi definitivamente. Fortunatamente per Unit 4 si può parlare di missione compiuta.

Ogni mondo di gioco presenta schemi continui di ostacoli e trappole costruiti con precisione, composti da sezioni intervallate da checkpoint posti in modo strategico tra l'una e l'altra. Il fatto che il design funzioni si riconosce dall'incedere ad alto ritmo che riesce comunque a permettere al giocatore di imparare quali sono i pezzetti che compongono poi tutto il livello.

Si inizia spesso con un breve tratto con un singolo ostacolo o nemico da superare semplicemente, per poi affrontare verso la fine intricati e complesse sezioni dove si mischiano sadicamente tutte ostilità che avete superato in precedenza. In alcuni punti abbiamo avuto la sensazione di affrontare una composizione di Mario Maker, che male proprio non è.

I livelli sono costruiti con minuzia, garantendo il massimo dell'impegno necessario da parte del giocatore. Tradotto: morirete spessissimo.

Il trial and error è all'ordine del giorno in Unit 4. Non che si debba morire per forza, potreste completare un livello in un singolo tentativo ma è quasi impossibile che sia il primo. L'intenzione di richiamare l'epoca d'oro dei platform è chiara, anche nella difficoltà media di tutto il titolo. Se pensate a un Megaman qualsiasi (tra quelli riusciti meglio ovviamente), capirete di cosa si parla.

Il bello di questa difficoltà è che è bilanciata egregiamente per tutta la durata del titolo, in una curva di apprendimento abbastanza morbida da non risultare frustrante. Un altro segno che tutto funziona, infatti, è che riprovando il tutorial di gioco dopo appena un'ora, lo si troverà una sciocchezza rispetto alla sensazione provata la prima volta. Cosa ancor migliore è l'utilizzo fatto delle monete da raccogliere, strumento che più classico non si può. In ogni livello ce ne sono centinaia da recuperare, con un bel 100% a premiare i più audaci.

L'aspetto positivo è che sta al giocatore scegliere quanto rischiare pur di farlo, meccanica che ci ha dato quasi la sensazione di poter scegliere noi il livello di difficoltà di un livello. È comune infatti ritrovarsi in schemi dove è visibile sia il percorso semplice, dove magari bastano un paio di salti azzeccati per proseguire, sia quello decisamente più complicato, in cui bisogna inventarsi numeri da circo per recuperare anche le monete, magari ben visibili e invitanti. Curioso notare come ancora oggi, questa meccanica sia ancora così efficace. Per completare un livello sono necessari almeno una ventina di minuti, che diventano facilmente trenta e più se si cerca di collezionare le monete. Una lunghezza adeguata per farvi tirare un respiro di sollievo e di soddisfazione alla fine.

Tipica situazione di Unit 4: i soldi se ne stanno lì fluttuanti, sta a voi scegliere quanto rischiare per farli vostri.

Poi ci sono i Boss. Spesso grossi, sempre cattivi e anch'essi tosti a morire. Ognuno incorpora, come da migliore tradizione, pattern d'attacco e insiemi di movimento da imparare quasi forzatamente a memoria pur di buttarli giù. Alcuni vi inseguiranno, altri vi prenderanno a pugni, ma state sicuri che con tutti morirete decine di volte prima di arrivare al livello successivo.

Nella costruzione dei livelli non ci è piaciuta in alcuni casi la disposizione di certi checkpoint. Nella maggior parte dei casi la distanza sembra "giusta" e quasi sempre premia l'attraversamento di una sezione sempre più difficile, ma ce n'è qualcuno che poteva essere spostato, anche di poco. Non per alleviare il compito del giocatore, bensì per evitare alcune parti essenzialmente di passaggio solamente ripetitive e che allungano inutilmente il brodo.

Nella grande soddisfazione che dà come feedback tutto il gameplay, sono invece le collisioni a farci storcere il naso. Si tratta di sporadici episodi dove tra un salto e un altro si sbaglia pur essendo sicuri di essere atterrati in una zona giusta o sulla testa di un nemico, magari a causa della grandezza della hitbox leggermente diversa dalle proporzioni visibili. Piccolezze, al tentativo successivo si superano agilmente, ma in una corsa a ritmo elevato risultano fastidiose.

C'è anche altro da fare oltre che correre a destra e a sinistra in Unit 4. Sulla Garriott vi sposterete da pianeta in pianeta anche per fare acquisti con le monete che avete raccolto. Si possono comprare skin per i personaggi o oggetti di arredamento per l'astronave. Se non vi bastano potete fare un giro con i minigiochi che troverete su altri pianeti, come ad esempio una corsa contro il tempo in un sottomarino. Quel tanto che basta per non annoiarsi a star sempre a saltare, accompagnati dalle tipiche sonorità a pochi bit.

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La galassia poi è stracolma di citazioni a cult del passato e del presente, anche nei soli nomi dei mondi, e sono capaci di strappare più di una risata. Se un commerciante si chiama Pablo e proviene da M3D3LL-1N, niente paura insomma, è tutto normale nell'universo di Unit 4. Oltre al platform quindi, c'è varietà grazie alla semplice esplorazione.

La varietà che invece avremmo voluto e che non troviamo è invece nello scambio dei personaggi per superare i diversi mondi. Ognuno dei quattro, come detto, ha delle abilità proprie, che però vengono sfruttate con pesi diversi nell'incedere. Pur potendoli cambiare istantaneamente non vi sentirete portati a farlo naturalmente, ma spesso solo quando uno schema sarà strutturato apposta per essere superato da un certo personaggio.

Nella nostra prova lo abbiamo fatto spontaneamente solo nei livelli più avanzati, verso la fine del gioco, quando la padronanza è ormai assoluta e ci si può permettere qualche rischio in più. Per gran parte dell'esperienza abbiamo però usato Blue, che grazie al doppio salto, in un platform, riesce a cacciarci d'impaccio nella maggior parte delle situazioni. Probabilmente è per questo che è il capitano della Unit 4. Altri giochi, come il recente World to the West, si sono comportati meglio da questo punto di vista.

Annunciato meno di dieci mesi fa e puntuale all'appuntamento, Unit 4 convince con una grande solidità nel gameplay, un'atmosfera scanzonata e una difficoltà che rende appagante il completamento di ogni livello. Non vediamo l'ora che arrivino speed e perfect run sui vari canali streaming. Un interessante biglietto da visita per Gamera nel panorama indie, aspettiamoci grandi cose.

8 / 10
Avatar di Michele Sollazzo
Michele Sollazzo: Provenendo dalla leggendaria regione del Molise, non poteva fare a meno di vivere avventure in mondi virtuali. Dopo un'infanzia vissuta tra gli arcade dei bar diventa adulto firmando petizioni per far uscire Shenmue 3. Ora è passato a Outcast 2.

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