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Unrest, un gioco di ruolo poco fantasy - review

Un GdR indie dal sapore antico.

Di giochi di ruolo ne esistono tanti, sia su console portatili che casalinghe, per non parlare del mondo PC. Molti si assomigliano vagamente, altri sono dei semplici cloni... e poi ci sono quelli particolari, che per un motivo o per l'altro rimangono impressi nella mente come qualcosa di unico.

Uno dei primi che mi viene in mente è Mother, ma sono sicuro che se ci sforziamo tutti in po' la lista si allungherà non poco. Bene, d'ora in poi in questa lista va incluso anche Unrest, un GdR DECISAMENTE particolare.

Se non ne avete mai sentito parlare e avete già dato un'occhiata alle immagini, vi sarete accorti che il comparto grafico di questo titolo è sensibilmente diverso da quello di altri giochi simili. Le particolarità di Unrest, tuttavia, non si fermano a ciò che colpisce l'occhio. Per prima cosa non troverete traccia di castelli medievali, dungeon, orchi e draghi. Pyrodactyl Games, team indipendente con sede a Jaipur, ha deciso infatti di ambientare il gioco nell'antica India, farcendo il tutto con un pizzico di mitologia.

Quasi ogni dialogo prevede risposte a scelta multipla, ma non tutte portano a sviluppi diversi della storia.

La storia si svolge in una città un tempo rigogliosa ma ridotta ora alla pallida ombra del suo splendore di un tempo. Protagonisti della vicenda non sono degli eroi senza macchia e senza paura, e neanche delle valchirie corazzate e dotate di poteri sovrumani.

In questo gioco non bisogna andare a caccia di mostri, esplorare dungeon pieni di trappole o governare regni incantati... ciò che dovrete fare è sopravvivere alla fame, alla mancanza di libertà e all'incertezza del futuro. Vestirete i panni di una donna che deve vedersela con un matrimonio combinato che ovviamente non la soddisfa, di un bambino che vive in una baraccopoli sfamandosi di quello che trova e di molte altre persone più o meno "normali".

Se non amate i titoli con grande presenza di testo vi dico subito che Unrest prevede la lettura di lunghi dialoghi, che di fatto rappresentano il vero fulcro del gameplay. Questi possono tranquillamente essere paragonati a quelli di GdR ben più blasonati, sia in termini di profondità che di sviluppo narrativo.

Spesso e volentieri vi imbatterete in questi esseri “serpentiformi”, sono abitanti dell'impero Naga e non sono pericolosi... non tutti almeno.

Caratteristica ancora più importante che differenzia Unrest da tutti gli altri "colleghi" presenti sul mercato è la totale assenza di una schermata di game over. In maniera simile a quanto avveniva in Heavy Rain e Beyond, le scelte del giocatore portano a sviluppi della storia leggermente diversi e non c'è mai la possibilità di finire in un vicolo cieco.

Portare a termine l'avventura non richiede più di 4/5 ore in base al vostro grado di curiosità e voglia di inoltrarvi nelle storie dei protagonisti (in alcuni casi la tentazione di "skippare" alcuni dialoghi è forte), ma il Unrest offre un buon incentivo alla rigiocabilità grazie a finali multipli che dipendono appunto dalle scelte fatte e dalle risposte date nel corso dei dialoghi.

Ciò che dite influirà su quello che la gente pensa di voi, non come accadeva in Fable ma in modo molto più maturo. Potrete decidere di dare un carattere ben preciso ai vostri personaggi o di sorprendere gli interlocutori con risposte inaspettate solo per vedere se accade qualcosa di diverso.

La trama di Unrest parla di valori fondamentali come l'amicizia e il rispetto per la vita attraverso la vita di personaggi normali.

Potrebbe capitarvi di essere condannati a morte nel corso del primo playthrough e magari di riuscire invece a imporre il vostro volere al secondo tentativo. Purtroppo non tutti i "percorsi" risultano interessanti e le missioni secondarie sono spesso poco ispirate o totalmente scollegate dai temi importanti trattati dal gioco.

Per certi versi Unrest assomiglia più ad un libro interattivo che ad un videogioco e questa sensazione è amplificata ulteriormente dallo stile grafico semplice, quasi spartano, del titolo Pyrodactyl Games. In alcuni momenti sembra una pittura rupestre in movimento ma anche un arazzo antico. I personaggi non si muovono con animazioni da paura e non assisterete ad effetti speciali fantasmagorici. Eppure c'è qualcosa in questo gioco che cattura, un'atmosfera particolare che si insinuerà dentro di voi senza che neanche ve ne accorgiate.

Se non amate i giochi in cui bisogna leggere (tanto) e il cui ritmo assomiglia più a un adagio di musica classica che a un concerto rock, questo non è assolutamente il titolo che fa per voi. Se al contrario adorate immergervi in un'avventura non solo con le punte dei polpastrelli, la manciata di euro necessaria per accaparrarsi Unrest potrebbe essere un buon investimento.

7 / 10
Avatar di Daniele Cucchiarelli
Daniele Cucchiarelli: Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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Unrest

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