Skip to main content

Unruly Heroes - recensione

Un action/platform realizzato da ex sviluppatori di Rayman.

Chi vi scrive è fermamente convinto del fatto che Rayman sia il cugino ingiustamente sfortunato di un certo idraulico baffuto e di un porcospino blu estremamente veloce. Da quando nel 1995 l'uomo melanzana ha debuttato sul mercato grazie all'estro di Michel Ancel e al lavoro di Ubisoft, non c'è stato un singolo flop a livello qualitativo per quanto riguarda la serie principale.

Certo, forse non è sempre stato un livello eccelso (sì Rayman 3: Hoodlum Havoc parlo proprio di te) ma i cinque titoli principali pubblicati in 18 anni danno vita a una carriera a dir poco onorata. Una carriera che però potrebbe essere terminata proprio al suo picco.

È qui che sta l'ingiusta sfortuna di Rayman rispetto alle altre due icone del platform poco prima citate. Mario è una presenza costante a cui al massimo si possono imputare alcuni episodi di leggera stanca in un mare di produzioni di qualità. Sonic invece ha spesso deluso le aspettative e le speranze di fan e addetti ai lavori sprofondando nella mediocrità rotta da qualche alto e molti bassi.

Guarda su YouTube

Nonostante le differenze entrambi sono ancora più che vivi e vegeti mentre Ubisoft ha pensionato a tempo indeterminato una IP che con Rayman Legends aveva raggiunto la perfezione del genere, quanto meno in ambito 2D. Ma si sa le leggi del mercato sono spietate e quando i freddi numeri dei dati di vendita non entusiasmano una pausa, si spera temporanea, è inevitabile.

In uno scenario di questo tipo l'uscita di un gioco realizzato da un team indie composto soprattutto da ex Ubisoft che hanno lavorato su Raving Rabbids, Splinter Cell, Assassin's Creed, Valiant Hearts, Ghost Recon Wildlands e proprio Rayman non può che spingerci a drizzare le antenne e a tuffarci a capofitto nell'opera prima di Magic Design Studios. Unruly Heroes forse non ha fatto parlare molto di sé ma il lancio a sorpresa di qualche giorno fa è un gradito fulmine a ciel sereno.

Trattiamo immediatamente la questione somiglianze. Unruly Heroes può essere considerato una sorta di Rayman indie? Unity è stato utilizzato con una cura eccelsa e il comparto artistico per molti versi si avvicina al meraviglioso UbiArt Framework alla base degli ultimi due Rayman, di Child of Light e di Valiant Hearts. La presenza di una co-op (solo in locale) fino a quattro giocatori rimanda indubbiamente a quanto proposto dal platform Ubisoft e anche il tono volutamente scanzonato e leggero strizza l'occhio ai lavori di Ancel.

Il video introduttivo mette subito in chiaro le cose: la ricercatezza artistica è di casa.

Parlare di una sorta di clone sarebbe però semplicistico per diverse ragioni. In primis per il setting e le ispirazioni che fanno da fondamenta alla (blanda) narrazione che ci ha spinto a esplorare quattro mondi per un totale di 29 livelli. Gli sviluppatori hanno infatti deciso di ispirarsi al grande classico della letteratura cinese "Il viaggio in Occidente" plasmando un incipit, dei protagonisti, ed elementi folkloristici proprio partendo da quella straordinaria opera.

Il Rotolo sacro che manteneva l'equilibrio è stato fatto a pezzi sparsi ai quattro venti permettendo il proliferare di creature terrificanti pronte a seminare il caos. Solo quattro eroi possono salvare la situazione: Sanzang il saggio, Wukong la scimmia coraggiosa, Kihong il maiale ingordo e Sandmonk il burbero sensibile. Incipit e protagonisti sono sostanzialmente una trasposizione dell'opera letteraria, una scelta sicuramente azzeccata che dà vita a un mondo di gioco, a npc e a nemici che pescano a piene mani dalla tradizione cinese.

Il basarsi su quattro personaggi così distinti e riconoscibili non è importante solo per fini puramente narrativi ma ha un peso anche sul gameplay e sulle modalità di gioco. D'altronde non ci troviamo di fronte a Rayman, Globox e ai Teens e, per quanto sia possibile avanzare nei livelli utilizzando sostanzialmente qualsiasi personaggio, Sanzang, Wukong, Kihong e Sandmonk hanno caratteristiche uniche e abilità che ci spingeranno a scegliere di volta in volta un certo alter ego. D'altronde durante l'esplorazione dei livelli basta premere un pulsante per passare da un protagonista all'altro e per sfruttare abilità di esplorazione e combattimento differenti.

Spremere le meningi e salti precisi creano la formula perfetta di alcune aree di gioco.

C'è chi può esibirsi in un doppio salto e chi può planare, chi può allungare il proprio bastone magico per creare una piattaforma e chi invece è in grado di distruggere delle barriere di roccia che bloccano il nostro incedere. Poi ci sono le ultra, particolari abilità offensive uniche per ogni personaggio e utilissime contro boss o gruppi particolarmente numerosi di nemici. Si tratta di una caratteristica da non sottovalutare anche in ambito PvP, una modalità disponibile in locale o online che non è di certo un elemento chiave ma che, con quell'aura da Super Smash Bros semplificato, potrebbe regalare qualche ora di divertimento in compagnia.

La decisione di differenziare gli avatar ha non pochi vantaggi in termini di varietà ma purtroppo non tutti i protagonisti riescono a ricoprire un ruolo equamente importante nell'economia di gioco e in certe situazioni ci siamo ritrovati a cambiare solo in seguito a una morte prematura. In questi casi si riparte da un checkpoint con la possibilità di recuperare al volo il personaggio con cui siamo morti in un meccanismo che rischia di abbassare pesantemente il livello di sfida ma che soprattutto nelle fasi platform e negli scontri con miniboss e boss avanzati non si rivela assolutamente troppo influente.

Boss, miniboss e nemici che evidenziano con decisione il focus sui combattimenti del team francese. Quasi ogni livello ha un nemico finale caratterizzato da pattern più o meno basilari e ogni mondo propone un boss impostato su delle classiche tre fasi che mettono a dura prova i riflessi e le capacità dei giocatori. Si tratta di una scelta che a conti fatti funziona e che plasma un ibrido action/platform in cui la precisione dei salti è importante quanto menare le mani.

I boss finali non rappresentano solo una sfida da non sottovalutare ma hanno anche un impatto visivo splendido.

Per favorire l'elemento da "picchia picchia" dell'esperienza non poteva quindi mancare una certa attenzione verso la varietà degli attacchi. Oltre alla schivata utile anche in situazioni classicamente platform, possiamo sfruttare una buona dose di attacchi combinando i due tasti frontali del controller con una certa direzione della levetta analogica sinistra. Nulla di troppo complesso ma questo sistema dona ai combattimenti un minimo di complessità sicuramente sopra la media per il genere.

Se dobbiamo proprio evidenziare un difetto di Unruly Heroes, va detto che non tutte le zone e le meccaniche di gameplay a esse legate funzionano a pieno. La varietà si mantiene sempre su ottimi livelli e la presenza di oggetti in grado di modificare elementi dei livelli, le fughe a perdifiato, i puzzle o la capacità di possedere certi nemici per sfruttarne le abilità sono elementi notevoli ma soprattutto nel terzo mondo ci sono delle situazioni che sembrano in parte cozzare con il sistema di controllo stesso e che causano qualche leggero picco di frustrazione che fortunatamente non pregiudica un'opera a conti fatti ottima.

Breve accenno alla longevità: abbiamo completato il titolo in circa 13 ore raccogliendo il 93% dei collezionabili che si dividono tra monete e rotoli di pergamena nascosti nei vari stage. Recuperare tutti gli oggetti e puntare alla valutazione più alta in ogni livello non può che aumentare ulteriormente il tempo passato in compagnia di questo interessante action/platform.

Una delle lezioni imparate da Rayman? Non prendersi troppo sul serio.

Bollare Unruly Heroes come il fratellastro indie di Rayman sarebbe probabilmente semplicistico ma al di là delle etichette il risultato finale, nel bene e nel male, è sicuramente positivo e interessante. Mancano guizzi eccelsi come i livelli musicali a perdifiato delle ultime avventure dell'uomo melanzana e si cerca di inserire elementi da brawler che, così come la differenziazione dei personaggi, si rivelano almeno in piccola parte un'arma a doppio taglio. C'è però dell'indubbia qualità in questa produzione, sia nel lato puramente visivo che nel gameplay.

Non va neanche sottovalutato il fatto che per €19,99 i giocatori si possono portare a casa una produzione indie che a conti fatti indie non sembra e che per il prezzo d'entrata propone una qualità e una quantità di contenuti da leccarsi i baffi. La co-op locale e il PvP locale e online sono poi aggiunte che fanno sempre piacere e anche se quest'ultimo sembra una copia "povera" di Super Smash Bros, fa sempre piacere vedere degli sviluppatori cercare di accontentare ogni possibile desiderio degli utenti.

Come già detto in precedenza, l'opera prima di Magic Design Studios non ha fatto molto parlare di sé in questi anni ma gli eroi indomiti dello studio di Montpellier meritano l'attenzione di tutti i fan dei platform con la "p" maiuscola.

8 / 10