Until Dawn: David Cage incontra Wes Craven - recensione
Tra Scream, The Descent e Texas Chainsaw Massacre.
Qualche settimana fa vi abbiamo parlato di Until Dawn dopo una prova di circa tre ore negli studi di Sony Italia, descrivendovi le prime fasi del gioco e i dettagli relativi ai butterfly effect e ai bivi narrativi decantati dal team di Supermassive Games.
Oggi siamo di nuovo qui per dare una valutazione definitiva a questa nuova esclusiva per PlayStation 4, progettata guardando ai titoli di David Cage e al genere teen slasher tanto caro a una vasta fetta di amanti dell'horror.
Un simile matrimonio può funzionare? In tanti anni il mondo di videogiochi ha più volte cercato di proporre la propria visione dell'horror, passando da Alone in the Dark a Clock Tower, da Silent Hill a Resident Evil, e con l'interessante Obscure aveva già fatto un buon esperimento con i teen horror.
Questa volta, però, l'esperienza proposta dagli sviluppatori punta molto più sulla narrazione e sulla variabilità degli eventi, che sul gameplay vero e proprio, abbandonando i concetti di difficoltà e sfida tipici dei videogiochi, in favore di un'elasticità narrativa ad ampio respiro.
Until Dawn, così come Heavy Rain e Beyond, è un'avventura che sotto molti punti di vista incarna l'evoluzione dei librogame, un tappeto narrativo in grado di adattarsi non solo alle scelte effettuate dal giocatore ma anche a eventuali incidenti di percorso nati dal fallimento dei QuickTime Event di cui il gameplay è ben fornito.
Come accade ogni volta che esce un titolo di questo tipo, critica e pubblico sono destinati a dividersi in due fazioni opposte, che tra bianco e nero non prevedono l'esistenza di possibili sfumature. Mai come in questo caso, quindi, al netto della realizzazione tecnica e della qualità della narrazione, i gusti del giocatore pesano come un macigno.
Detto ciò, come avrete ormai capito, Until Dawn è un'avventura con pochissima azione e tanta trama, raccontata con una regia asincrona pensata per far vestire al giocatore i panni di tutti i personaggi coinvolti nelle terribili vicende di Blackwood Pines.
Seguendo la tradizione del genere cinematografico a cui il gioco è ispirato, il classico gruppo di ragazzi s'incontra in un luogo isolato che, capitolo dopo capitolo, si rivelerà essere il palcoscenico di avvenimenti disturbanti, a metà fra il grottesco e il surreale.
Il team è riuscito a mettere insieme una sceneggiatura interessante, bilanciata, e capace di strizzare l'occhio a diverse pellicole del genere, con una spruzzata di Scream, qualche riferimento a Texas Chainsaw Massacre, e una dose abbondante di The Descent, il tutto assicurandosi di garantire al giocatore la possibilità di influenzare direttamente la storia.
Nel corso dell'avventura, infatti, sono davvero molte le scelte che possono portare a uno sviluppo della trama invece che a un altro, decretando il destino dei personaggi impegnati a sopravvivere agli orrori di Blackwood Pines.
In fase di anteprima non avevamo avuto modo di vedere quanto i butterfly effect potessero influenzare gli eventi raccontati dal gioco, ma dopo aver completato la storia e sperimentato un po' le varie possibilità narrative, possiamo finalmente sbilanciarci.
Le scelte presenti in Until Dawn sono effettivamente in grado di modificare la storia in modo evidente, creando catene di eventi i cui effetti arrivano a influenzare anche fasi molto avanzate della narrazione. Da alcune decisioni può dipendere la sopravvivenza di un personaggio che magari in futuro, se presente, potrebbe salvare un altro membro del gruppo.
Allo stesso modo, le varie scelte modificano i rapporti tra i personaggi, spingendoli ad avere più o meno fiducia l'uno dell'altro. Avere il supporto di un amico, in determinate circostanze, può essere a dir poco fondamentale.
A quanto abbiamo avuto modo di vedere, tuttavia, le scelte del giocatore non influiscono direttamente sulla trama principale, ma solo sul destino dei singoli personaggi. Il canovaccio narrativo di Until Dawn quindi rimane sempre lo stesso, e a cambiare sono i suoi interpreti e alcune delle vicende in cui questi vengono coinvolti.
Due dei finali da noi sperimentati infatti sono stati praticamente identici, salvo presentare un gruppo di personaggi diverso a seconda dei sopravvissuti al massacro. I programmatori hanno promesso centinaia di finali differenti e la nostra prova ci ha portato a vederne solo un paio, ma dobbiamo ammettere che ci saremmo comunque aspettati qualche differenza in più. Anche sentendo alcuni colleghi impegnati nella stesura della recensione, abbiamo avuto ulteriori conferme relative alle poche differenze tra un epilogo e l'altro.
A quanto abbiamo visto i veri cambiamenti si sperimentano nel corso del gioco, proprio grazie al peso degli effetti farfalla scatenati dalle decisioni del giocatore. Finali a parte, è proprio nel corso della storia che si fa maggiormente caso alle differenze, là dove anche un piccolo dettaglio può cambiare drasticamente il risultato finale di una sequenza specifica.
Questo elemento spinge il giocatore ad affrontare più volte il gioco, magari per cercare di salvare un personaggio o per far scoccare l'amore tra due sopravvissuti. Supermassive Games ha svolto davvero un buon lavoro nella creazione del cast di Until Dawn, creando un gruppo variegato e completo di tutti i cliché degli slasher movie.
Andando avanti con la storia, poi, emergono lati nascosti di ogni membro del gruppo, arrivando a scoprire che il personaggio che inizialmente non si poteva sopportare, magari non è poi così male. I legami empatici che si creano andando avanti con la storia portano il giocatore a fare il tifo per un protagonista piuttosto che per un altro, tanto da provare un dispiacere genuino di fronte a una dipartita inattesa.
La delusione e il disappunto che abbiamo provato quando uno dei nostri personaggi preferiti è stato brutalmente decapitato, proprio quando pensavamo di aver compiuto un atto eroico, ci ha lasciato di sasso di fronte al televisore. E proprio per fotografare queste reazioni, consigliamo di giocare Until Dawn munendosi di una PlayStation Camera che, se installata, immortala le espressioni del giocatore durante i momenti più spaventosi e le sequenze più crude.
Dal punto di vista narrativo, al netto di qualche buco nella sceneggiatura Until Dawn riesce a soddisfare le speranze alimentate fino a questo momento. Sul fronte del gameplay, invece, non aspettatevi nulla di diverso da quanto già visto nei titoli di David Cage, usati come materiale di riferimento da Supermassive Games.
Il sistema di controllo è piuttosto macchinoso e costringe ad adattarsi ai costanti cambi di inquadratura pensati per rendere l'esperienza più cinematografica. Il concetto di base è quello di esplorare con grande attenzione le ambientazioni alla ricerca di indizi, affrontando di volta in volta i QuickTime Event proposti dai programmatori.
Più la situazione vissuta è stressante, più i QTE sono veloci e difficili da completare. La cosa interessante è che, a seconda delle situazioni, la decisione migliore può anche essere quella di non premere alcun tasto. In alcune circostanze specifiche, poi, viene richiesto di tenere il controller il più fermo possibile per completare l'azione con successo. Tutte queste soluzioni vengono usate ripetutamente durante l'avventura e svolgono quasi sempre il proprio dovere in modo adeguato. Sono perfino previsti due diversi sistemi di controllo, uno basato sulle leve analogiche, l'altro sul sensore di movimento (soluzione che sconsigliamo caldamente).
Tecnicamente parlando ci troviamo di fronte a un titolo caratterizzato da ambienti piuttosto basilari, spesso strutturati come lunghi corridoi, ma anche da personaggi ricchi di dettagli e ottimamente animati. Certo, ogni tanto capita di imbattersi in qualche espressione orribile o in qualche movimento poco convincente, ma l'impatto generale è comunque buono e riesce a creare l'indispensabile sospensione di incredulità.
Sorprendentemente non si può dire lo stesso del doppiaggio italiano. Sony ci ha sempre abituato a un buon livello qualitativo con l'audio in lingua nostrana ma questa volta le cose non sono andate nel migliore dei modi. In Until Dawn il doppiaggio presenta il fianco a diverse critiche, a partire dalla distribuzione di alcune voci, fino ad arrivare alla recitazione a tratti quasi dilettantesca. La totale assenza di lip-sync, inoltre, è un difetto piuttosto importante per un titolo che fa della recitazione e del coinvolgimento i propri punti di forza.
Fortunatamente è possibile (e consigliato!) selezionare il doppiaggio originale con i sottotitoli in Italiano, in modo da apprezzare pienamente le ottime prove del cast originale.
A conti fatti Until Dawn è un gioco estremamente consigliato a tutti i fan degli slasher movie che non hanno detestato ogni singolo istante passato con Heavy Rain o Beyond. Le similitudini del titolo Supermassive Games con le opere di David Cage, infatti, rendono questa esclusiva PS4 inavvicinabile da tutti coloro che abbiano già compreso di odiare questo tipo di esperienze.
Non basta infatti un'ambientazione più vicina ai propri gusti a far cambiare opinione verso questo tipo di giochi. Ma se al contrario avete apprezzato i titoli di Cage, troverete in Until Dawn un passatempo emozionante, coinvolgente e piacevolmente rigiocabile. Un consiglio? Godetevelo in compagnia degli amici e delle persone a voi care. Qualche sano spavento e una consultazione prima delle decisioni difficili, renderanno l'esperienza ancor più godibile.