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Valiant Hearts: The Great War, il cuore oscuro della guerra - review

Ubisoft e i mille papaveri rossi.

A certe cose è bello poter dire di averci creduto subito. È bello poter dire che le hai cercate, aspettate e provate con soddisfazione. Non importa se non è un tripla A, non importa se lascerà nei bilanci una traccia impercettibile e non importa se non lo giocheranno milioni di persone. L'importante è averlo fatto, è che ci sei riuscito nonostante l'atmosfera sempre più cupa, l'importante è essere qui a parlarvi di Valiant Hearts: The Great War, e sono contento che sia toccato a me.

Valiant Hearts è un titolo con uno scenario inusuale per un videogioco. Parliamo della Prima Guerra Mondiale, ricostruita con un taglio tipicamente francese che per certi versi ricorda fumetti come Tin Tin o XIII. Un tratto in cui tutti i personaggi sono privi di occhi, tranne i bambini e gli animali. Perché? Perché solo bambini e animali sono così puri di fronte alla guerra da non esserne offuscati, il che lascia capire fin da subito il tono dell'opera.

Invece di viverla attraverso gli occhi di un soldato che massacra chiunque gli si pari davanti, Ubisoft ha scelto di raccontarci quello che fu un conflitto incredibile e sanguinoso attraverso gli occhi di quattro personaggi assolutamente normali, che si trovano investiti dal conflitto come milioni di persone intorno a loro, con l'unica prospettiva di fronteggiare l'orrore o venirne inghiottiti.

Nonostante gran parte del gioco si basi sui puzzle, non mancano momenti più action che allentano per qualche minuto l'atmosfera.

Personaggi veri, perfettamente caratterizzati, coi quali è possibile provare empatia da subito anche se e si esprimono quasi solo a gesti, grazie anche alla voce narrante e alle lettere che invieranno nel corso dell'avventura.

"Personaggi veri, perfettamente caratterizzati, coi quali è possibile provare empatia da subito"

Saremo dunque Emile, contadino francese chiamato al dovere nei primi giorni del conflitto; saremo Karl, il marito tedesco di sua figlia, costretto a tornare contro la sua volontà in Germania per combattere nell'altro schieramento; saremo Freddie, soldato americano arruolatosi volontario dopo un terribile lutto; infine saremo Ana, ragazza belga con la missione di aiutare i soldati, indipendentemente dalla divisa. Ma soprattutto saremo Walt, il cane che farà da filo conduttore tra le loro vicende, nonché da elemento di gameplay.

E proprio il gameplay è forse la sorpresa più grande di Valiant Hearts. Da un titolo di questo tipo, che punta molto sulla narrazione e sull'atmosfera, era lecito aspettarsi un'impostazione pro forma, giusto per dire che è un videogioco e non un fumetto interattivo in cui si preme un tasto ogni tanto, ma niente di più.

Invece Valiant Hearts dimostra che con un po' di impegno si possono fare grandi cose, mescolando narrazione, varietà nel gameplay, buone idee e musica d'atmosfera. Il cuore del gioco è composto da dei puzzle in cui bisogna spostare leve e trovare oggetti, sfruttando le eventuali abilità del personaggio (Emile ad esempio può scavare in determinate zone) e la possibilità del cane di andare in luoghi altrimenti irraggiungibili, con una difficoltà degli enigmi che diventa mano a mano più alta senza mai scadere nel frustrante o nell'illogico.

Valiant Hearts non lesina momenti tristi e scene difficili, ma lo stile fumettoso aiuta a renderle meno aggressive.

A tutto ciò s'aggiungono sessioni in stealth in cui nascondersi al momento giusto, magari distraendo le guardie col cane, parti più "action" in cui si deve perfino sparare, rythm game attraverso i quali curare i feriti e sessioni di guida in stile Outrun in cui schivare bombe e ostacoli a ritmo di musica (probabilmente una delle sezioni più divertenti).

"Valiant Hearts dimostra che con un po' di impegno si possono fare grandi cose"

Il tutto è legato a una narrazione che, a dispetto del trailer particolarmente triste, riesce a ritagliarsi qualche momento più leggero, prendendosi ogni tanto qualche licenza videoludica come il supercattivo armato di Zeppelin che pare preso di peso da Metal Slug.

E meno male che Valiant Hearts non è soltanto un titolo triste che vi racconta la guerra, perché altrimenti ne avrebbero dovuto proporre anche una Collector Edition ricca di antidepressivi. La trama è infatti un ottovolante d'emozioni, che alterna momenti veramente tristi a fasi in cui è l'azione a prendere il sopravvento, dove l'avvicendarsi dei vari stili di gameplay crea un mix che non annoia mai e che vi porterà sempre a chiedervi cosa vi aspetti nella scena successiva. Il vostro personaggio si salverà? Riuscirà a ricongiungersi con i suoi cari? E il povero cane, che è veramente un colpo basso dal punto di vista emotivo, riuscirà a vedere la fine della guerra?

Walt, il cane, è utile e adorabile, ma in certi momenti sarà quello per cui il cuore vi si stringerà di più.

Già, la guerra. Pur stemperando il tutto con uno stile da cartone animato, Valiant Hearts non fa assolutamente sconti su quello che fu un conflitto sanguinoso e devastante, che prese il mondo e lo portò a calci nel culo nell'era moderna.

"Un gioco che, lo dico senza vergogna, mi ha fatto pure versare qualche lacrima"

Nel corso delle circa sette ore di gioco affronterete gli scenari peggiori del fronte franco-tedesco, vivendo in prima persona l'orrore di Ypres, dove avvenne il primo attacco chimico della storia, la macelleria umana di Verdun, il massacro del contrattacco francese, i campi di prigionia e altri teatri di guerra in cui non vi verranno risparmiati lutti, arti mozzati, pile di corpi e sangue a profusione. Il tutto, senza uccidere una sola persona in tutto il gioco, anzi, purtroppo una persona la uccidiamo e lascio a voi scoprire il perché del "purtroppo".

Per chi sa andare oltre il gioco, Valiant Hearts offre una lezione di storia e umanità da cui imparare un messaggio importante sulla natura umana, sulla guerra e sulla pace. Anzi, in certi momenti offre una lezione di storia vera e propria.

Grazie a un minuzioso lavoro di ricostruzione basato su reperti storici e documenti ufficiali, nel corso del gioco vi verrà offerta la possibilità di consultare alcune schede che racconteranno gli aspetti più terribili o curiosi della sezione che state giocando in quel momento. Anche i collezionabili che troverete in giro per la mappa fanno parte di questa sorta di enciclopedia interna, e rendono Valiant Hearts il titolo perfetto da presentare in una scuola in cui si volesse tenere una inusuale lezione di storia (nonostante il tema, il titolo è PEGI 12).

Il trailer dell'E3 di Valiant Hearts: The Great War.

Sapevate ad esempio che l'Inghilterra schierò reggimenti di soldati indiani con tanto di turbante? O da cosa deriva la parola "tank" che definisce i carri armati? O ancora che i soldati urinavano sulle maschere antigas per renderle più efficaci contro le esalazioni di cloro? E che alcune sacche di gas sono ancora presenti nelle zone dei conflitti?

Valiant Hearts è un titolo profondo, in cui storia, intrattenimento, filosofia e arte si mescolano senza intralciarsi. Un gioco che andrebbe mostrato a chiunque cianci di "giochini", fatto senza dubbio con grande passione e rigore. Un gioco che, lo dico senza vergogna, mi ha fatto pure versare qualche lacrima, una Guerra di Piero videoludica che tutti dovrebbero provare.

9 / 10
Avatar di Lorenzo Fantoni
Lorenzo Fantoni: Dentro un rugbista di 110kg dedito agli stravizi, batte il cuore di nerd vecchio stampo con lo sguardo perennemente abbronzato da uno schermo, anche d'estate.

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Valiant Hearts: The Great War

iOS, PS4, Xbox One, PS3, Xbox 360, PC, Nintendo Switch

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