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Valorant - anteprima

Riot mette nel mirino Counter-Strike per andare oltre League of Legends.

Basta una leggera infarinatura di geopolitica per sapere che un impero è naturalmente portato a guardare oltre i propri confini. Anche se domini completamente il tuo continente, lo sai che al di là dell'oceano c'è qualcuno pronto a insidiare il primato, una minaccia aliena, diversa e pronta a colpirti proprio lì dove sei debole.

Nessuno, ovviamente, vuole perdere la propria posizione dominante e allora che si fa? Facile, investi in una marina militare. Proietti la tua forza oltre le onde, punti a dominare il terreno di scontro, vuoi occupare lo spazio che sarebbe dei tuoi avversari prima che siano loro a farlo. Non importa quanto sia grande il tuo impero, quanto sembri invincibile, quanto sia ricco e prospero: prima o poi questo momento arriva.

Oggi a chi tocca e, soprattutto, perché ne parliamo su un sito che racconta i videogiochi? Beh, ne parliamo perché oggi è il turno di Riot Games.

Dopo avere passato anni a dominare, no, stra-dominare il mondo dei MOBA (e a diventare tra i simboli dell'avvento dei free to play), Riot Games è infatti in quella fase che ogni impero prima o poi si trova a dover affrontare.

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Se da un lato il dominio in patria è ben saldo e nessuno può pensare di insidiarlo (non Valve col suo DOTA 2, non Blizzard con quel passo falso chiamato Heroes of the Storm), dall'altro i barbari sono comunque in vista, e puntano su qualcosa di completamente diverso per conquistare la prima posizione tra le preferenze dei giocatori.

Sì, perché essere i leader indiscussi di un certo genere non basta in un settore che cambia i gusti con una frequenza impressionante. Del resto parliamo di quel mondo dove un anno ci paracadutiamo mille e mille volte sempre nella stessa mappa di Fortnite e quello dopo siamo tutti a muovere i campioni dei battle arena.

Giocarsi tutto su un solo cavallo solo non paga, insomma, e Riot lo sa bene visto che qualche mese fa ha rivelato di volersi lanciare oltre lo steccato che tracciava il confine dei suoi possedimenti. Ai videogiocatori piace spararsi, lo sappiamo, e allora ecco a voi Valorant, il fu "Project A" del publisher americano.

Partiamo dai fatti: cinque contro cinque, eroi con abilità speciali, free to play, focus sugli scontri a fuoco. Già così capiamo che non siamo di fronte al nuovo Overwatch, nel senso che ogni personaggio avrà sì delle abilità speciali ma, a detta degli sviluppatori, non potrà stravolgere l'esito delle partite così come ora succede negli hero shooter.

Sin da queste immagini pare chiaro che Riot stia puntando a detronizzare Counter-Strike.

Riot piuttosto sembra guardare a Counter-Strike, anche se ovviamente non dimentica i passi avanti compiuti dal settore negli ultimi anni e sa bene che i personaggi devono avere una loro forte caratterizzazione per imporsi nell'immaginario dei giocatori (e infatti qui troveremo "agenti" provenienti un po' da tutto il mondo).

Le abilità speciali, dicevamo, ci sono, ma sarà il gunplay a stare sotto i riflettori, esaltato da un level design che promette di rendere l'azione particolarmente intrigante da leggere (o almeno così hanno detto gli sviluppatori).

L'occhio della casa orientale è chiaramente puntato sulla scena eSport allora, e infatti non mancano alcune informazioni pensate per tranquillizzare proprio quei giocatori che al centro dei propri interessi hanno le competizioni online.

I server di Valorant saranno proprietari di Riot, così come la connessione fisica tra loro, il che vuol dire che ci sono infrastrutture dedicate esclusivamente a soddisfare le bizze delle divinità del ping.  Ci saranno infatti dei "server ponte" messi a disposizione dal colosso losangelino. Tradotto: in Valorant non ci si dovrà più connettere ad un server svedese per farsi bastonare dai padroni di casa con un ping molto minore del nostro. Il server sarà nella nostra regione e, quando si tratterà di giocare con players lontani da essa, sarà Riot con le sue connessioni server-side ad occuparsi di far pervenire il nostro segnale a Stoccolma.

Riot ha pensato a delle infrastrutture dedicate a ridurre il ping.

All'attenzione verso la stabilità e reattività della connessione dobbiamo anche affiancare un altro dei cavalli di battaglia della casa americana, quello dell'accessibilità delle richieste tecniche. Riot promette che a Valorant ci potrà giocare praticamente chiunque grazie a un engine in grado di scalare effetti e livello di dettaglio su una grande quantità di macchine diverse.

Questo non vuole dire che il vostro investimento in GPU di ultima generazione sia inutile ovviamente, ma è una strizzata d'occhio a quelle fasce di giocatori che non riescono a stare al passo con le ultime novità hardware, soprattutto in paesi dove le disponibilità non sono così alte (ma magari i potenziali giocatori sono tantissimi, e ovviamente pensiamo alla stessa Cina).

Tanti investimenti in infrastrutture (e in ricerca & sviluppo ovviamente) verranno sostenuti con un modello di business che ha provato il suo valore: quello di League of Legends. Dal giorno dell'uscita di Valorant (prevista per l'estate 2020), potremo infatti contare su un continuo flusso di aggiornamenti e contenuti che promette di tenere incollati a mouse e tastiera i giocatori, e magari di spingerli a comprare questa o quella skin, sapendo che i soldi saranno spesi dal publisher per tenere in piedi, tra gli altri, un sistema di anti-cheating che sulla carta promette faville.

Riot Games, insomma, è intenzionata a fare le cose in grande e la cosa non stupisce affatto. Quando sei un impero non puoi certo permetterti di tentare timidi approcci, non c'è spazio per passi falsi, e allora devi puntare al massimo e dare sfoggio della tua forza sia finanziaria che creativa.

Valorant girerà praticamente su qualsiasi macchina in virtù di una grafica in grado di scalare effetti e livello di dettaglio su una grande quantità di macchine diverse.

L'azienda americana sta dimostrando coraggio nell'approcciarsi a un genere lontano da quello che l'ha resa un'icona del settore, ma anche una certa dose di inevitabile tracotanza nel volerlo dominare. Ben inteso, i presupposti ci sono, ma sappiamo tutti che i giocatori non sono facili da prevedere, e soprattutto che l'effettivo appeal di Valorant come eSport è ancora tutto da dimostrare.

Ma è presto per trarre conclusioni, e siamo solo al primo giorno di un cammino che promette di essere lungo e interessante: noi non vediamo l'ora di mettere le mani sul gioco per assaggiare le promesse di Riot, e siamo certi che in molti avranno il nostro stesso livello di curiosità e di aspettativa.

Avatar di Alessandro Arndt Mucchi
Alessandro Arndt Mucchi: Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.
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