Vampiri (stagione 1) - recensione
Parigi da bere...
A Belleville, Parigi, affollato quartiere multietnico a 9 chilometri dalla Tour Eiffel, direzione nord-est, vive Doina, diciassettenne che sembra dividersi fra scuola e famiglia, come tante ragazze della sua età, con il suo giro di amici multirazziale, una mamma apprensiva, due fratelli maggiori e una sorella, quasi tutti con problemi di documenti e quindi di lavoro.
Doina da sempre prende un cocktail di pillole che la mamma le somministra, senza sapere bene perché, si fida di chi l'ha sempre protetta dopo la scomparsa dell'amato marito/padre. Lei in fondo è solo una ragazza normale che pensa a diplomarsi ma non può perché sans papiers.
Ma Doina è in subbuglio, come tutte le adolescenti di quell'età comincia a sentirsi indipendente, prova una forte attrazione per un compagno, ha problemi a scuola, si ribella all'autorità materna, smette di prendere le pillole. Peccato che fossero proprio quelle ad evitare che la sua componente non umana prendesse il sopravvento. Perché Doina è un raro caso, figlia di un umano e una vampira, oltre che essere una sangue misto, franco/algerina (da vedere cosa sia più complicato in Francia oggi, se essere mezzi vampiri o mezzo immigrati).
Infatti nella famiglia Radescu sono vampiri a tutti gli effetti mamma e i due fratellastri maggiori, che si nutrono di sangue animale e sotto la luce del sole finirebbero inceneriti, mentre il fratello preferito, Andreas, è mezzo umano come lei ma stranamente non ha bisogno delle pillole per restare normale.
Come Doina mangia e beve cibi normali e si espone alla luce tranquillamente. Ma il pericolo più grande per la famigliola arriva dalla famiglia Nemeth, ricchi alto-borghesi, che fanno parte dell'establishment dei vampiri, con la quale la mamma non vuole avere niente a che fare. Ma Ladislas, il figlio di Csilla, la capofamiglia, bellissimo e infido, affascina ovviamente la finora troppo avveduta Doina.
La famiglia Radescu conduce una vita ai margini della società, costretta dalla sua condizione a schivare la curiosità degli umani e ad affrontare i problemi finanziari che ne conseguono, vivendo in un appartamento enorme nascosto da un dedalo di passaggi dentro un edificio abbandonato, faticando a trovare cibo per tutti.
Ugualmente però ha sempre tenuto le distanze da un ambiente di cui non condivide le regole e che considera responsabile della sparizione del capofamiglia, come dei disprezzati parenti poveri guardati con supponenza dai più benestanti. I Nemeth però intuiscono le speciali doti di Doina e la vorrebbero dalla loro parte, prezioso anello mancante per un miglioramento genetico che permetterebbe ai vampiri una vita alla luce del sole, a cibarsi non di solo sangue. E guerra sarà, fra una madre eroica, una famiglia unita, e una dinastia corrotta.
Così come il morso sul collo ha sempre rappresentato l'atto sessuale, così anche la "vampirizzazione" della protagonista ha i connotati del risveglio della sua sessualità, di trasgressione e ribellione. Siamo più dalle parti di True Blood insomma, con una lotta intestina fra fazioni che rivendicano stili di vita diversi, e amori molto sessuati fra altrettanto diversi soggetti, nel solito incrocio vampira/umano, vampiro/vampira.
Vampiri, serie scritta da Benjamin Dupas (di cui ricordiamo le serie brillanti Kaboul Kitchen e Dix pur cent) e dall'esordiente Isaure Pisani-Ferry, sei episodi di poco più di 30/35 min ciascuno, nel suo pretendere di avere una dimensione drammatica scivola spesso non solo nell'inevitabile (talvolta anche ricercato) trash, ma anche nel ridicolo. Come quando la madre si aggira per le strade in pieno giorno bardata come un guerriero Ninja o una devota mussulmana per ovvi motivi di "copertura".
Inoltre questi vampiri non sono immortali: invecchiano molto lentamente, per cui la Decana della comunità, che ha 490 anni, ha una curiosa somiglianza con Maggie Smith. Non manca la consueta attrazione per la giugulare pulsante e tutto l'armamentario di genere, compreso il vampiro bello, biondo e perverso. Convenzionale anche il party trasgressivo a casa Nemeth, la solita festa da riccastri old style, con l'orda dell'establishment dei vampiri, tutti ricchi, corrotti e viziosi da manuale.
Vista la brevità degli episodi e della serie in generale, si può guardare in leggerezza (non è una cosa da prendere seriamente) e resta comunque migliore che se fosse stata made in USA, grazie all'ambientazione insolita per questo tipo di storie e alle facce ben scelte, da noir/horror urbano, e non di levigata e anonima bellezza.
Dato che "l'amore eterno" è uno dei massimi, irreali miti dell'umanità, il vampiro è diventato uno dei personaggi più romantici che si potesse immaginare. Inoltre viaggia attraverso i secoli libero da leggi e regole, immune da guerre e distruzioni, anarchico e individualista, un elegante easy rider del tempo: quale donna non vorrebbe un amante così?
Il tema è stato trasposto in tantissimi altri contesti, attualizzato, contaminato, perché quando in una storia a "vero amore" si abbina "per sempre" il successo è assicurato. Quindi l'argomento costituisce un pozzo senza fondo nel quale scavare per trovare materiale che permetta di coniugare generi diversi, horror e fantasy, commedia e dramma, thriller e romance.
Gli amati succhiasangue ce li hanno serviti in qualunque salsa, infinite le variazioni sul tema del capostipite Vlad l'impalatore (chissà se Bram Stoker se lo sarebbe immaginato). Poi negli anni è successo di tutto: il twist principale lo si è avuto con Coppola (ma già il Dracula con Langella adombrava un Dracula più seduttivo e romantico). L'altro momento topico corrisponde alla saga Twilight. Almeno per quanto riguarda il pubblico dei più giovani, perché per gli adulti c'era già stata Ann Rice con il suo Lestat di Intervista con il vampiro.
Sul mercato teen si sono buttati in tanti, con prodotti come Underworld e le serie televisiveThe Vampire Diaries con lo spin-off The Originals. Ci sono stati anche trattamenti d'autore, come The Addiction di Abel Ferrara e pure Ana Lily Amirpour con il suo A Girl Walks Home Alone at Night, originale variante iraniana.
Sul tema Vampiro, in molti film descritto come un mostro sanguinario, in altri come un pallido e triste principe in cerca della sua principessa, fra i film che più ci sono piaciuti segnaliamo Lasciami entrare, il più anomalo, che disegnava una toccante coppia di adolescenti, creature misteriose e sfuggenti, chiuse in un loro universo parallelo.
E poi il mitico Il buio si avvicina, con la feroce banda di serial killer, punk anarcoidi ante-litteram, malvagi predatori capaci delle più sadiche efferatezze. Ricordiamo i giovani vampiri urbani di Lost Boys, Fright Night - Amazzavampiri, puro stile anni '80 e per allora davvero trasgressivo (caliamo un velo pietoso sul remake), poi l'elementare horror di 30 giorni di buio.
Con 'Miriam si sveglia a mezzanotte' abbiamo avuto i vampiri più sexy della storia dei vampiri. E come dimenticare lo humor di Polanski prima della sua tragedia personale, con il delizioso Per favore non mordermi sul collo? Ci si è messo perfino Robert Rodriguez insieme a Tarantino con il film e la serie televisiva Dal tramonto all'alba e abbiamo riso con la parodia What We Do in the Shadows di Taika Wiatiti. Quindi ogni nuovo prodotto che tocchi questo genere di storia, ha un passato di sostanza con cui misurarsi e in questo caso i paragoni sarebbero distruttivi.
Il cast però si impegna, la mamma Suzanne Clément l'abbiamo vista in tante cose "serie", anche in film di Xavier Dolan, la ragazza Oulaya Amamra lavora già da un po' e la rivedremo probabilmente in ruoli più interessanti. Agli appassionati dei "cattivi ragazzi" segnaliamo Aliocha Schneider. E il resto del cast ha facce giuste.
Il finale di stagione lascia tutti i personaggi in un punto critico, per incuriosire sulla loro sorte e indurre lo spettatore a porsi in attesa della prossima stagione.
Non è detto che ci riesca, si vedrà se per allora saremo ancora ai domiciliari. Speriamo tanto di no.