Velvet Assassin
Una spia in lingerie.
Alla scarsa varietà di situazioni contemplate nelle missioni si affianca una coriacea linearità che non ammette eccezioni sino al completamento del gioco. Si tratterà sempre di seguire un percorso prestabilito, evitare o affrontare i soldati lungo il tragitto e portare a termine gli obiettivi citati prima. Ogni missione seguirà pedisequamente il medesimo filo conduttore. A cambiare è chiaramente la tattica del giocatore, il quale può, almeno teoricamente, decidere di agire nell'ombra o uscire allo scoperto ad armi spianate. Il problema è che, alla prova dei fatti, il suddetto giocatore non ha in realtà alcuna facoltà decisionale. Affrontare i nemici a viso aperto comporterà spesso e volentieri la vostra dipartita e il seguente restart dall'ultimo checkpoint.
Ciò accade non solo perché si può morire per una semplice gomitata da parte di uno qualunque degli avversari, ma anche per il semplice fatto di poter essere scoperti persino quando si è immobili e al sicuro nella più fitta delle ombre. Un'aurea bluastra ricoprirà Violette segnalandovi di essere lontani dalla visuale nemica. Ebbene, in simili occasioni questi beceri nazisti, guidati dalle routine comportamentali più scontate e sempre tutte uguali, sembrano talvolta risvegliare un sesto senso che li rende capaci di visualizzarvi quasi fossero naturalmente dotati di visori ad infrarossi. Inutile sottolineare quanto ciò sia avvilente, soprattutto considerando il mancato errore da parte del giocatore, che si vedrà punito per fattori esterni alla sua abilità.
Se poi consideriamo l'impossibilità di usufruire delle armi dei nemici uccisi, capite bene come il tutto possa risultare incomprensibilmente snervante. A parte il nostro fido coltello, non avremo perciò alcuna potenza di fuoco se non dopo aver trovato pistole, fucili e munizioni casualmente dislocati tra le location. Volete la classica ciliegina sulla torta? Tutte le preziose armi, faticosamente guadagnate perlustrando a fondo gli ambienti, spariranno nel passaggio tra una missione e l'altra. Roba da far bestemmiare i cherubini in paradiso, direbbe qualcuno [toscano, direi NdEldacar]. Ben presto sarà evidente che l'unico modo di procedere sarà quello furtivo, che vi vedrà agire lentamente e con estrema circospezione e attaccare i nemici alle spalle tagliando loro la gola o attivando le granate di cui sono in possesso.
Gli attacchi a sopresa sono quindi i migliori (nonché gli unici seriamente efficaci per proseguire il gioco) e possiamo definirli adeguatamente riusciti. Insomma, se c'è qualcosa capace di divertire in Velvet Assassin è proprio l'uccisione silenziosa: cattive al punto giusto ed effettivamente intriganti. Ma le sorprese in negativo, purtroppo, non sono finite. Se quella di vedersi spogliati di tutto l'armamentario era (ironicamente, s'intende) la ciliegina sulla torta, preparatevi adesso a qualcosa di altrettanto succulento.
Procedendo nei ricordi della nostra eroina ci capiterà di trovare svariate siringhe di morfina. Un nuovo modo di proporre i canonici medkit? No... troppo facile, d'altronde i medkit saranno quelli di sempre. Le siringhe vi consentiranno invece di entrare in una sorta di alterazione mentale, in cui l'azione sembra cristallizzarsi, i contorni sfumano in una tipica atmosfera da incubo, e voi avrete la possibilità di far fuori i nemici nelle vicinanze senza preoccuparvi di subire danni. Chiamiamolo pure bullet-time, via. Un espediente efficace e utilissimo, se non fosse ridicolizzato dal fatto che Velvet si troverà istantaneamente ad indossare la lercia camicetta da notte intravista all'inizio. Così, per pura enfasi artistica. Via la tutina da sexy spia e giù pesante di intimo femminile, nemmeno troppo scandaloso a dirla tutta. Il tutto assume ovviamente un senso recondito (non dimentichiamoci che ogni vostra azione avviene nelle rievocazioni di Violette) ma definire straniante il risultato è a dir poco generoso.
Neppure sul versante tecnico è possibile ravvisare i consueti standard della media odierna. A prescindere dalla linearità del tragitto da seguire, quasi tutte le location, che si tratti di Parigi o di un semplice bunker, risultano essere prive di qualsivoglia colpo d'occhio. Texture sbiadite si accompagnano ad una generale mancanza di dettaglio, nonostante sia stato implementato un discreto sistema di illuminazione che saprà ricreare ombre e atmosfere albeggianti dai colori caldi ed evocativi (per la cronaca: l'arancione regna sovrano.) Velvet Assassin si rivela pertanto un titolo povero di contenuti, lievemente sadico nel gameplay e contaminato da una direzione artistica dalla qualità altalenante. Gli amanti del genere possono rivolgere altrove le proprie attenzioni.