Vesta - recensione
Anna dai capelli rossi nello spazio.
Tra le fortune del mercato indipendente possiamo sicuramente annotare la voglia di riscoprire generi lasciati ai margini dell'industria, considerati poco commerciali e fruttuosi. È questo il caso dei puzzle game, ma dal sottobosco indie arriva Vesta, progetto curato dai ragazzi di Finalboss Games.
Vesta è il nome della minuta protagonista, una ragazza che si risveglia nel Giardino, culla dell'umanità in un lontano futuro post-apocalittico. In questa epoca l'intera razza umana è misteriosamente scomparsa e la giovane sembra essere l'ultima della sua specie, in un'era che vede ormai lo spazio come un enorme deserto dalle scarse risorse. La ragazza è chiamata ad abbandonare il luogo sicuro in cui è cresciuta per ricercare nuove fonti di energia, inoltre le viene affidato un ulteriore compito da portare a termine: recarsi al cospetto della Madre (MUM nel gioco) per avere le risposte che cerca.
Per incontrare questa entità suprema che tutto governa, Vesta dovrà risalire i piani di un fatiscente complesso, ricco di trappole e prove da superare. Tra i rottami fumanti dell'edifico troverà un valido aiutante, Droid, un robot da difesa che sceglierà spontaneamente di supportarla. I due si daranno manforte per scoprire la verità dietro la scomparsa della razza umana.
L'incipit di Vesta risulta interessante al primo impatto, ma resta fumoso nelle prime ore della campagna. Le cut scene vengono sostituite da fumetti esteticamente accattivanti, ma la maggior parte delle informazioni viene affidata a dialoghi statici e ad alcuni file da rinvenire presso dei terminali. Non manca un bel twist alla fine del gioco, ma il ritmo della narrazione risulta piuttosto lento e con poco mordente. Nonostante gli sforzi nel cercare di caratterizzare i due protagonisti non si riesce in alcun modo ad entrare in empatia con essi, anche se qualche sprazzo di fantasia è percepibile.
A condire il tutto, di tanto in tanto dei dialoghi più scanzonati, che riescono a strappare un sorriso nonostante l'assenza della localizzazione italiana. In generale le otto ore necessarie a completare la campagna scorrono via lisce, a patto di uscire vincitori dai puzzle che incontreremo.
La chiave per affrontare Vesta è tutta racchiusa nel concetto di utilizzare al meglio la poca energia disponibile, rappresentata da globi verdastri, utili per attivare ingranaggi di porte e piattaforme. Su questo aspetto gli sviluppatori hanno lavorato di fino, ogni elemento è infatti predisposto al millimetro e si deve prestare molta attenzione a non tralasciare risorse utili all'interno dei livelli, rappresentati dai piani del complesso.
Tali fonti energetiche si possono rinvenire dalle carcasse delle macchine, da altre stazioni o dai nemici, presenti in massa ma distinti in poche tipologie. È proprio in questo caso che tocchiamo uno dei tasti dolenti di questa produzione: la varietà. Per circa metà avventura la difficoltà degli enigmi sarà tarata verso il basso per poi migliorare nella seconda parte, con stage più ampi e intricati. Purtroppo, come con una coperta troppo corta, se da un lato la struttura dei livelli guadagna qualcosa a risentirne è il gameplay nudo e crudo.
Vesta e Droid sono infatti lenti ed entrambi hanno azioni uniche da combinare con il giusto tempismo (il robot spara dei missili in linea retta, mentre la protagonista ha uno scatto ed è la sola a poter raccogliere i globi d'energia). In questi frangenti la mancanza di fluidità nei comandi è un macigno che rende l'incedere impacciato e poco piacevole, considerando inoltre che comanderemo un solo personaggio alla volta e non sussiste alcun tipo di IA amica. In pratica il personaggio non comandato resta immobile ed inerme, e basta un singolo colpo per mandare la protagonista al creatore (a differenza del robot che gode di tre punti vita).
Le interazioni tra i due vengono richieste sempre più frequentemente con il prosieguo della campagna, ed anche lo switch da un personaggio all'altro risulta lento e frustrante. Per esempio, ogni nemico deve essere danneggiato da Droid per permettere a Vesta di raccoglierne la fonte energetica ed eliminarlo, ma lo stato di vulnerabilità dura pochi secondi, rendendo necessari un posizionamento strategico e una tempistica calcolata con precisione. Aggiungete a tutto questo la possibilità di cadere facilmente da ogni bordo che non abbia un parapetto, animazioni fallate e problemi con l'architettura dei livelli ed avrete un mix che riesce a generare solo frustrazione.
Sarete facile preda del nervosismo soprattutto per colpa dei nemici, principalmente a causa di un sistema di collisione mal calcolato. Certe volte supererete robot sentinella passandogli accanto, altre volte basterà sfiorarli per subire danno (che nei panni di Vesta significa morte certa). Per concludere, sono presenti anche delle boss fight che riciclano sempre lo stesso robot da affrontare.
Arriva quindi l'ultima mancanza di Vesta, l'assenza di cura per i tanti dettagli che compongono un videogioco. Riuscire a programmare un'avventura di otto ore (che possono arrivare a dieci dedicandosi alla raccolta dei segreti), ma piene di ripetizioni e lacune ha davvero poco senso. Tra dialoghi e file che si ripetono, il sopracitato boss onnipresente e checkpoint mal gestiti, Vesta non riesce mai a catturare totalmente il giocatore, né sul fronte narrativo, né su quello del puro gameplay. A concludere il quadro un comparto tecnico leggero e con un suo stile, soprattutto nelle cut-scene realizzate a fumetti di cui abbiamo parlato in precedenza, ma non esente da difetti. Infine il comparto sonoro è formato da poche tracce, poco memorabili e ripetute spasmodicamente fino alla fine dei livelli.
Vesta è un progetto che avrebbe richiesto una cura certosina, che purtroppo gli è stata sottratta da qualche freddo calcolatore. Le idee alla base c'erano, ed il gioco riesce anche a filare liscio ogni tanto, ma il livello di sfida è lento ad ingranare e quando il gioco si fa duro tutti i difetti del gameplay vengono a galla. Senza ombra di dubbio a questo progetto è mancato il leitmotiv che guida le azioni della protagonista, ossia una buona dose di energia.