Blades of Time - review
Oltre al fan service c'è di più?
Qualche anno fa gli appassionati di giochi d'azione si sono trovati di fronte a un titolo chiamato X-Blade, capace di attirare l'attenzione del pubblico principalmente per la protagonista seminuda in bella vista sulla copertina.
Coloro che, sconfitti dal fan service, decisero di dare fiducia al titolo sviluppato da Gaijin Entertainment, si trovarono fra le mani un prodotto tecnicamente povero e contraddistinto da un gameplay tedioso e poco ispirato.
Ora che X-Blade può essere trovato un po' ovunque a cifre davvero irrisorie, arriva nei negozi Blades of Time, seguito spirituale dell'insuccesso appena descritto, caratterizzato dalla medesima protagonista e da un gameplay ampiamente rivisitato.
Anche in questo caso il giocatore è chiamato a vestire i panni di Ayumi, provocante combattente vestita di pochi centimetri di tessuto e armata di una micidiale coppia di spade con cui affettare senza sosta orde di nemici.
Una volta inserito il disco nella console ci si rende immediatamente conto di quanto Blades of Time sia simile al suo predecessore in termini di lacune tecniche, ma appare altrettanto evidente quanto il team abbia lavorato sul gameplay nel tentativo di raffinarlo per renderlo appetibile al grande pubblico.
Nonostante l'impegno evidente, tuttavia, il risultato finale è ancora una volta insufficiente, principalmente a causa di una drammatica mancanza di mordente e dell'incapacità dell'avventura di accendere la più piccola scintilla di entusiasmo nel giocatore.
"In alcune occasioni la piattezza del comparto narrativo è al limite del surreale"
Appena avviata la Campagna si nota l'abbandono dello stile cartoonesco che caratterizzava il precedente episodio, in favore di un look più serioso che in più di un'occasione si scontra con una trama banale e con dialoghi disarmanti ulteriormente penalizzati da un doppiaggio italiano mai convincente.
In alcune occasioni la piattezza del comparto narrativo è tale da provocare reazioni al limite del surreale, lasciando il giocatore inebetito di fronte a situazioni che sembrano uscite direttamente da un fantasy di serie Z o da qualche ardita telenovela argentina.
Nonostante questo, tuttavia, i primi minuti di gioco mettono in mostra un sistema di combattimento piuttosto frenetico e dalle potenzialità interessanti. Per attaccare i nemici sfruttando le spade di Ayumi (sostituibili nel corso del gioco con altri modelli dalle capacità più disparate) ci si affida a due tasti, uno associato agli attacchi veloci e uno a quelli potenti, in grado anche di lanciare in aria il bersaglio di turno per macellarlo con stile prima di farlo cadere a terra.
Sebbene le combo appaiano tutte molto simili tra loro, la grande velocità degli scontri basta per far salire l'adrenalina del giocatore e per garantire un pizzico di divertimento genuino. La situazione migliora ulteriormente quando si iniziano a ottenere i vari potenziamenti del gioco, acquistabili presso le statue del Saggio sparse qua e là attraverso la leggendaria terra di Dragonland (meh!).
Potenziamento dopo potenziamento si sbloccano abilità attive e passive di vario genere, tra cui spiccano gli incantesimi elementali (e non) utili per liberarsi con maggior sicurezza degli innumerevoli avversari che si affollano sullo schermo.
"Sebbene le combo appaiano molto simili tra loro, la velocità degli scontri basta a far salire l'adrenalina"
Per sfruttare le magie e le abilità è necessario caricare la barra della furia, elemento bilanciato piuttosto bene e capace di scandire adeguatamente i ritmi degli scontri. Attaccando selvaggiamente gli avversari si accumula la furia, che può essere sfruttata per eseguire, una volta riempite varie porzioni dell'indicatore, abilità più o meno devastanti.
Si va dai classici incantesimi a base di fuoco e ghiaccio a brutali terremoti, passando anche per l'utile potenziamento della schivata, che permette di danneggiare i nemici semplicemente travolgendoli.
Bastano poche ore di gioco per trasformare Ayumi in una vera macchina da guerra capace di rivaleggiare non solo con le creature di Dragonland, ma anche con gli avversari umani e con i letali Cavalieri Divini, che in più di un'occasione cercano di mettere in difficoltà la procace protagonista.
Al sistema di combattimento ravvicinato Blades of Time affianca anche una variante a lungo raggio a base di fucili, gatling gun e lanciarazzi, utili per liberarsi delle fastidiose creature volanti o per esibirsi in precisi headshot ai danni dei nemici meno attenti.
"La bontà del sistema di combattimento è vanificata da una realizzazione tecnica da dimenticare"
La bontà del sistema di combattimento dell'ultima fatica Gaijin Entertainment, tuttavia, è quasi completamente vanificata da una realizzazione tecnica da dimenticare, così approssimativa da rendere alcune fasi del gioco un vero inferno.
L'elemento che più di tutti va a minare il gameplay di Blades of Time è la pessima gestione della telecamera, che in più di un'occasione costringe a combattere senza capire esattamente verso quale direzione si stia attaccando e quanti nemici circondino la povera Ayumi.
Il problema si rivela ancor più evidente durante gli scontri a lungo raggio, che spesso costringono a resettare più volte la mira per cercare di inquadrare in modo adeguato il proprio bersaglio. Questo elemento si rivela un problema serio in alcune occasioni particolari, durante le quali il giocatore è chiamato ad affrontare in mischia una serie di creature rapide e insidiose, mentre una serie di nemici volanti lo tiene sotto tiro con fastidiosa insistenza.
In questo scenario si va a inserire un'altra caratteristica del gameplay di Blades of Time, ovvero quella che permette ad Ayumi di riavvolgere il tempo per agire fianco a fianco con i propri cloni dopo averne opportunamente registrato i movimenti.
Questa dinamica, potenzialmente interessante, è gestita in modo così confusionario che a volte capita di non capire ciò che accade sullo schermo.
Complici l'IA appena abbozzata dei nemici e un parco di animazioni fin troppo approssimativo, eseguire registrazioni efficaci è spesso dannatamente difficile, al punto tale da spingere a sfruttare tale caratteristica solo quando strettamente necessario, nella risoluzione di alcuni semplici enigmi (che generalmente richiedono di attivare contemporaneamente più interruttori a pressione, o di tenere premuta una piattaforma per aprire una porta il tempo necessario per varcarla) o per l'eliminazione di particolari tipi di nemici (quelli armati di scudo o quelli con il sistema di rigenerazione sulla schiena).
"A una Campagna single player di circa 7 ore si affiancano sfide competitive in multiplayer"
A una Campagna single player di media durata (circa 7 ore) si affianca anche una modalità multiplayer chiamata Rivolta, che offre la possibilità di giocare sfide competitive su una manciata di mappe poco ispirate o di affrontare alcune prove in co-op assieme a un amico (contro una squadra controllata da dei bot non certo sveglissimi). La scarsa qualità generale dell'esperienza, comunque, è tale da rendere quasi impossibile trovare degli utenti online.
In generale è davvero un peccato che la realizzazione di Blades of Time si sia rivelata tanto mediocre, perché sotto alcuni punti di vista il gioco è in grado di sorprendere piacevolmente. Il design di alcune ambientazioni è decisamente intrigante (come quella desertica, dov'è necessario muoversi nelle zone d'ombra per non finire bruciati vivi), così come la gestione di alcuni combattimenti.
Forse con un eventuale terzo tentativo i ragazzi di Gaijin Entertainment riusciranno finalmente a mettere insieme un prodotto degno di esser preso in considerazione. Al momento però il voto è questo.