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Call of Duty Black Ops: Declassified - review

Un attentato a PlayStation Vita.

Normalmente l'arrivo di una saga come quella di Call of Duty su una console come PlayStation Vita, palesemente in difficoltà a causa dell'assenza di grandi giochi, coinciderebbe col momento della svolta e con un drastico aumento delle vendite.

Sfortunatamente, però, l'arrivo di un nome altisonante non basta a risolvere una situazione tanto complicata, soprattutto se l'atteso “capolavoro” dimostra di non essere all'altezza delle aspettative di critica e pubblico.

Sotto molti punti di vista sembra quasi che questo Call of Duty Black Ops: Declassified sia stato realizzato in fretta e furia, al punto tale da apparire più come la versione castrata di un gioco per le console tradizionali che come un titolo pensato per sfruttare pienamente le caratteristiche di un hardware portatile.

Probabilmente Activision e il team dei Nihilistic non hanno compreso appieno le necessità di un prodotto pensato per una console portatile, e per questo hanno cercato semplicemente di riprodurre nel modo più fedele possibile quanto normalmente offerto da Call of Duty nelle sue altre incarnazioni. Sfortunatamente, però, durante lo sviluppo qualcosa è andato storto.

L'Intelligenza Artificiale dei nemici nelle missioni single player è a tratti imbarazzante.

Esattamente com'è accaduto con Uncharted, anche in questo caso il passaggio dal grande al piccolo schermo è costato il sacrificio della spettacolarità dell'azione, con un ritorno alle basi che, per un genere ormai legato a doppio filo a uno stile cinematografico sempre più estremo, segna un drammatico calo qualitativo dell'esperienza.

"Call of Duty Black Ops: Declassified è un FPS elementare, privo di una trama vera e propria"

Caricando Call of Duty Black Ops: Declassified il giocatore si trova tra le mani un FPS elementare, privo di una trama vera e propria e caratterizzato da una Campagna (qui chiamata Operazioni) composta da 10 missioni completamente scollegate tra loro.

L'assenza di un qualsiasi impianto narrativo che non sia appena accennato da brevi filmati d'intermezzo stona con la serie, trasformando le singole missioni in una sorta di monotona routine in cui non si deve fare altro che esplorare un'alternanza di piazze e corridoi eliminando ogni singola minaccia incontrata lungo il tragitto.

Giocando a Call of Duty Black Ops: Declassified, in pratica, ci si rende conto di quanto l'evoluzione del comparto narrativo abbia arricchito gli FPS moderni, al punto da far sembrare questo titolo tascabile una sorta di mini-gioco privo di spessore, complice anche un'Intelligenza Artificiale molto al di sotto delle aspettative odierne.

La resa grafica, sul piccolo schermo della PlayStation Vita, è piuttosto buona e l'impatto generale è sempre all'altezza.

A questo si aggiunge il fatto che, a livello di difficoltà Soldato, è sufficiente poco più di un'ora di gioco per portare a termine tutte le missioni, operazione che richiede circa due ore (tempo variabile a seconda dell'abilità del giocatore) se si seleziona il livello Veterano.

"A livello di difficoltà Soldato, è sufficiente poco più di un'ora di gioco per terminare tutte le missioni, due ore se si seleziona il livello Veterano"

Consapevoli dei limiti di longevità del single player, i programmatori hanno cercato di allungare l'esperienza con un artificio piuttosto discutibile, che ha visto l'eliminazione di qualsiasi genere di checkpoint durante le missioni, proprio come accadeva nelle Operazioni Speciali della saga di Modern Warfare.

Ogni volta che si viene uccisi, quindi, si riparte dall'inizio, dettaglio che trasforma presto l'esperienza in qualcosa di molto diverso da ciò a cui siamo stati abituati negli ultimi anni e ben lontano da ciò che hanno sempre offerto i Call of Duty di ultima generazione.

Una volta completate le singole missioni ci si può dedicare alla Sfida a Tempo, dove l'obiettivo è portare a termine il più velocemente possibile una serie di percorsi di addestramento, puntando a ottenere tre stelle in ogni livello. L'altra modalità single player del pacchetto è chiamata Ostili e non è altro che la variante della classica Orda, con cinque livelli giocati sulle mappe multiplayer del titolo.

Anche chiudendo un occhio di fronte agli altri problemi del multiplayer, il lag dà il colpo di grazia al divertimento.

Multiplayer che, sfortunatamente, è uno degli elementi più deludenti di Call of Duty Black Ops: Declassified, per una vasta gamma di motivi che ci apprestiamo ad analizzare. In Call of Duty per Vita è possibile organizzare sfide tra un massimo di 8 giocatori, tutti contro tutti o divisi in squadre da 4.

"Il Multiplayer è uno degli elementi più deludenti di Call of Duty Black Ops: Declassified"

Il problema è che il ridotto numero di partecipanti e le dimensioni eccessivamente contenute delle mappe (piccole porzioni di quelle più popolari del primo Black Ops) rendono le partite una sorta di frenetica corsa campestre dove ogni partecipante, oltretutto, è costantemente alle prese con un lag micidiale. Raramente, durante le nostre partite online, ci è capitato di trovare situazioni di lag accettabili, al punto da farci perdere rapidamente qualsiasi interesse verso il multiplayer di questo FPS.

In Call of Duty Black Ops: Declassified, inoltre, il gameplay è palesemente appesantito dal passaggio ai 30 FPS, che rappresenta un cambiamento a dir poco drammatico per una serie che ha sempre fatto dei solidi 60 FPS il proprio vanto. Nella maggior parte delle partite si ha la sensazione di essere lenti, pesanti e di non poter provare le stesse sensazioni tanto apprezzate sulle console casalinghe.

Le armi, inoltre, tendono ad avere comportamenti incomprensibili, rivelandosi a volte letali, altre poco più che fastidiose, senza che si riesca a individuare un elemento che giustifichi tale fluttuazione nelle prestazioni.

Il level design è piuttosto povero e non spinge i giocatori a studiare strategie d'assalto diverse dalla corsa senza sosta a fucile spianato.

Le ridotte dimensioni dei livelli, poi, rendono le partite davvero monotone, visto che dopo pochi secondi ci si ritrova a compiere per l'ennesima volta il medesimo giro in un'eterna rincorsa tra criceti-militari all'interno di minuscoli labirinti.

"In un panorama tanto deludente si salva solo il sistema di controllo snello e ben studiato"

Una versione ridimensionata del sistema di crescita di Black Ops, con i livelli, le classi personalizzabili, i Perk e le ricompense per le serie di uccisioni, non basta a rendere l'esperienza più interessante, complici anche i lunghi tempi di attesa tra una partita e l'altra, un po' per i caricamenti, un po' per un matchmaking davvero troppo compassato. Considerando che stiamo parlando di un gioco per una console portatile, il problema dei lunghi tempi di attesa merita una certa considerazione ai fini della valutazione finale.

In un panorama tanto deludente si salva solo il sistema di controllo snello e ben studiato. I due analogici e i dorsali controllano rispettivamente i movimenti, la mira e il fuoco delle armi. Tramite una serie di icone sul touch screen si possono usare il coltello, i vari tipi di granata e le ricompense per le serie di uccisioni, e premendo il touch pad posteriore mentre si mira con il fucile da cecchino, si trattiene il fiato per stabilizzare l'immagine.

La scelta meno convincente è quella relativa allo scatto, selezionabile attraverso il D-Pad e dotato di un'opzione in grado di farlo partire automaticamente dopo alcuni passi in una direzione. Uno stravolgimento simile in un sistema di controllo ormai scolpito nella memoria corporea di ogni giocatore è difficile da metabolizzare, soprattutto quando va a influire in modo tanto evidente sui ritmi di gioco e sulle prestazioni generali.

Con Call of Duty Black Ops: Declassified, quindi, Activision e Nihilistic hanno mancato il bersaglio, rendendosi responsabili di un clamoroso caso di fuoco amico nei confronti di una PlayStation Vita con sempre meno cartucce nel proprio caricatore.

4 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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