Caos su Deponia - review
Un passo avanti e uno indietro.
L'ambizioso progetto di Daedalic di voler proporre una trilogia di avventure grafiche "classiche" a breve distanza l'una dall'altra sembra aver preso la giusta china: dopo un esordio che aveva incontrato il favore di pubblico e critica, questo secondo capitolo dimostra che c'è ancora molto da dire sul mondo di Deponia e che la quantità non è necessariamente nemica della qualità.
Se il primo capitolo aveva messo le basi per un mondo atipico e per un protagonista, Rufus, a tratti irritante nella sua ironia ispirata (male) agli eroi lucasartsiani, con Caos su Deponia lo sviluppatore tedesco prova ad ampliare il respiro e il tono della narrazione, proponendo una sorta di hub gigante, il Mercato Nero, su cui sviluppare un intero capitolo di (dis)avventure del suo protagonista.
Dimenticate quindi il senso di scoperta che aveva caratterizzato Fuga da Deponia: qui praticamente l'intero mondo di gioco è presentato nella prima parte di un titolo la cui longevità approssimativa è di circa dieci ore, scelta che ricade direttamente anche sullo sviluppo delle vicende.
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'incedere del protagonista è infatti teso a indagare e approfondire motivazioni, cause e dinamiche che regolano il suo mondo, piuttosto che nella scoperta di un universo già in gran parte delineato al primo giro. Qui Rufus si scontra con la cruda realtà della sua esistenza e ne viene assorbito, delineando in maniera ancora più netta il suo desiderio di lasciare una casa che non sente più sua.
Certo, non aspettatevi un cambiamento radicale dei suoi comportamenti o delle sue reazioni, ma il tentativo di voler arrivare a tutti i costi ad Elysium assume ora un significato più profondo, velando l'intera atmosfera di gioco con un taglio drammatico, vivo, se volete quasi realistico nella fantasia dell'universo di Deponia.
Bisogna dire però che, nonostante un'atmosfera più definita, l'ironia forzata di Rufus alla lunga potrebbe stancare anche l'avventuriero più tenace: la lunga sequela di dialoghi forza infatti la mano troppo spesso sugli stessi temi e l'integrazione con Gal (vi ricordate la ragazza dell'Eliseo?) aiuta solo in parte a stemperare un'atmosfera che sembra voler divertire a tutti i costi.
A fronte di tutto ciò bisogna infine ricordare che Caos su Deponia è pur sempre un'avventura classica, sia nello sviluppo della trama, lineare e con zero possibilità di variazione, sia nel richiamo ad alcuni totem del genere, fra cui il sempre eterno Monkey Island, richiamato ad esempio nella struttura ad isole della mappa di gioco.
"Caos su Deponia è pur sempre un'avventura classica, sia nello sviluppo della trama"
All'interno di questo canovaccio il feeling che emerge è quindi di calda rassicurazione, resa però a tratti ripetitiva e vincolata al dover essere sempre uguale a se stessa; quando il ritmo cala (e capita), tutto il gioco ne risente e ciò nonostante i valori tecnici messi in campo siano comunque di assoluta eccellenza.
La differente interpretazione di Caos rispetto al primo capitolo si riflette poi anche sull'impostazione degli enigmi, ora ancora più concentrati, se possibile, sulla manipolazione degli oggetti dell'inventario piuttosto che su puzzle in grado di spezzare il ritmo e la varietà dell'avventura.
Se da un lato la cosa permette di rendere ancora più fluida la narrazione, eliminando di fatto tempi morti o vincoli strutturali, dall'altro lato questa scelta ricade anche sulla verve dei programmatori, costretti a inventare associazioni a volte forzatamente astruse al solo fine di strappare un sorriso o una sensazione di stupore.
Peraltro abbiamo trovato personalmente fastidioso il fatto che spesso, parlando con i personaggi non giocanti, si venga quasi imboccati nella risoluzione di determinati enigmi, con spiegazioni neanche troppo velate di cosa avrete bisogno per avanzare e di come ottenerlo.
"Spesso, parlando con i personaggi non giocanti, si viene quasi imboccati nella risoluzione di determinati enigmi"
Per chi è cresciuto a pane e punta e clicca la cosa risulta alquanto limitante, visto che l'esaurire le opzioni di dialogo è da sempre uno dei mantra per ogni avventuriero che si rispetti; in aggiunta a ciò in alcuni casi le scelte da compiere non sono giustificate dal contesto, aspetto che potrebbe richiedere un eccessivo "trial and error" per trovare la strada corretta.
In sintesi Caos su Deponia perde parte dell'equilibrio che aveva caratterizzato la prima apparizione di Rufus e ciò può essere realisticamente imputato all'uscita ravvicinata fra i due episodi; se l'aspetto narrativo trae sì beneficio da questa nuovo modus operandi, la maggior parte dei restanti elementi perde in brillantezza, cosa che si riflette sulla (non) variazione del giudizio complessivo.
Il comparto tecnico proposto da Deadalic è sempre di alto livello: la grafica, le animazioni, i fondali, tutto concorre a far annoverare il motore della casa tedesca fra i punti di riferimento (se non IL punto di riferimento) per il genere. Certo, in questo secondo capitolo tornano a galla alcuni piccoli difetti già visti in altri titoli, come ad esempio i rallentamenti occasionali dei personaggi e una certa povertà delle scene d'intermezzo, ma in generale non si può che uscire soddisfatti dalla prova di Caos su Deponia.
Un ottimo lavoro, come ormai siamo soliti vedere, è stato svolto anche per quanto riguarda la localizzazione: l'audio e il testo mantengono alto il loro livello per tutta la durata dell'avventura, rendendo la comprensione del gioco perfettamente accessibile anche a chi non mastichi l'Inglese.
"Un ottimo lavoro è stato svolto per quanto riguarda la localizzazione"
Se l'appetito vien mangiando, le aspettative per il terzo capitolo sono comunque alte, sebbene vi sia una piccola speranza di veder movimentato un gameplay che attualmente sembra ancora troppo ancorato a cliché e meccanismi collaudati ma un poco stantii, soprattutto dopo aver già provato il primo capitolo.
È anche vero che questo, probabilmente, è ciò che cerca l'attuale pubblico delle avventure grafiche, da cui una valutazione finale che media fra la constatazione che per molti versi c'è un gran mestiere alle spalle di quest'avventura, e la rassegnazione che bisognerà cercare da altre parti (Telltale?) per vedere qualcosa di diverso sui nostro monitor.