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Child of Eden

Mizuguchi arriva finalmente su PlayStation 3!

Per eseguire una combo in pratica non si deve fare altro che eliminare i nemici seguendo il ritmo della musica. Dopo aver inquadrato i vari bersagli, in sostanza, si deve cercare di sparare i colpi seguendo l'andamento della battuta musicale.

In base alla precisione dell'operazione si ottengono valutazioni differenti, che ovviamente sono associate a moltiplicatori più o meno alti. Passare troppo tempo senza eliminare i nemici vuol dire mandare all'aria la combo, rinunciando così a occupare i posti più alti nelle classifiche online dedicate al gioco.

Quando abbiamo recensito la versione Xbox di questa splendida sinestesia, era emerso in modo piuttosto evidente il fatto che l'esperienza fosse stata realizzata pensando proprio al Kinect e alle sue rivoluzionarie caratteristiche. Va comunque detto che se giocato invece col joypad, Child of Eden risultava comunque divertente: il tipo di sensazioni provate erano infatti molto diverse a seconda dei comandi selezionati.

L'alta definizione e la potenza di calcolo delle console attuali hanno permesso a Mizuguchi di dare sfogo alle sue follie.
L'utilizzo di Euphoria è sempre associato alla pressione di un tasto: dimenticate la gestualità della versione 360.

Lo stesso accade anche su PlayStation 3. A seconda che si affrontino gli onirici livelli del gioco utilizzando il PlayStation Move o il DualShock 3, l'esperienza cambia in modo piuttosto sensibile. E le partite con il Move, inoltre, offrono sensazioni ancora diverse rispetto a quelle affrontate con il Kinect Microsoft.

Sarà il fatto di non avere le mani completamente libere e di dover premere dei tasti. Sarà la mancanza di quella splendida dinamica che su 360 permetteva di cambiare arma semplicemente cambiando la mano che si puntava allo schermo. Sarà il fatto di dover calibrare il Move in modo piuttosto macchinoso, ritrovandosi sempre e comunque di fronte a una risposta ai comandi piuttosto lenta (il ritardo è paragonabile a quello del Kinect), con la differenza che il puntamento verso i bordi del televisore risulta leggermente più difficoltoso.

I motivi per cui questa versione PS3 ci ha convinti di meno rispetto alla controparte 360 ruotano tutti attorno a questo genere di sensazioni, visto che sotto ogni altro punto di vista il gioco è solido come non mai.

Visivamente parlando, ognuno dei cinque livelli lascia semplicemente a bocca aperta (nonostante ogni tanto si verifichi qualche lieve calo di frame rate) e la colonna sonora, composta ed eseguita dai Genki Rockets (la band di cui fa parte lo stesso Mitsuguchi), è una garanzia.

Nonostante ci voglia appena poco più di un'ora per completare le 5 ambientazioni, la longevità è garantita dalla qualità dell'esperienza e dalla presenza di un gran numero di extra da sbloccare rigiocando più volte il titolo e migliorando i propri punteggi.

Se siete alla ricerca di qualcosa di unico, di un'esperienza che difficilmente potrete ritrovare in altri giochi usciti fino a questo momento, vi consigliamo caldamente l'acquisto di Child of Eden. Probabilmente si tratta del titolo più intrigante fra tutti quelli compatibili con il PlayStation Move, anche se non è certo un frutto adatto a ogni genere di palato.

7 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Child of Eden

PS3, Xbox 360

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