Dead Island: Riptide - prova
Chi non gioca in compagnia è uno zombie!
Vi abbiamo già parlato di Dead Island: Riptide, in un lungo speciale prima e in una breve videoanteprima poi. Ma a poche settimane dall'uscita, non è ancora stato detto tutto su questo atipico zombie game e in redazione continuano a fioccare dettagli e notizie. L'ultima arrivata? Una versione dimostrativa per PS3 che ci ha dato l'opportunità di testare la modalità cooperativa del titolo per ben tre ore, nonché di ammirare una Palanai (così si chiama la nuova ambientazione) molto vicina alla sua forma definitiva.
Ma procediamo senza indugio perché se a prima vista le differenze col prequel non sono molte, possono esser spesi ancora fiumi d'inchiostro su questo titolo e sull'avventura di questi quattro (ora cinque, pardon) protagonisti.
La vicenda ancora una volta inizia su una spiaggia tropicale, mentre il nostro eroe si risveglia da un rovinoso naufragio. Stavolta Xian Mei non è sola e, al contrario delle nostre ultime prove, possiamo contare su un compagno di giochi, che ha scelto di interpretare John Morgan, il nuovo personaggio di Riptide.
Già dalla prima missione si nota quanto il multiplayer sia il vero cuore pulsante di questa struttura di gioco. L'obiettivo è infatti quello di liberare dagli zombie la propria base operativa, solo per poi difenderla da numerose altre orde. Affiancati da un giocatore in carne e ossa possiamo quindi sbizzarrirci a provare nuove strategie. Se prima il tutto si riduceva ad un infinito colpisci e fuga, che ci costringeva a correre istericamente tra gli scenari, ora possiamo goderci l'avventura più tranquillamente. Mentre il nostro compagno copre un'ala della nostra improvvisata fortezza, noi possiamo dedicarci all'altro lato, difendendo al meglio la base dagli zombie e ricevendo valutazioni migliori. Lo stesso vale per la fase successiva, in cui è necessario far esplodere un ponte e tagliare la strada ai non morti.
"Già dalla prima missione si nota quanto il multiplayer sia il vero cuore pulsante"
Nella nostra prima sortita in solitaria il risultato è stato piuttosto imbarazzante. L'eccessivo numero di nemici da fronteggiare ci ha costretto ad arretrare più e più volte, solo per curarci e tornare a sfoltire il gruppo. Ora le opzioni sono decisamente dalla nostra parte. È possibile tagliuzzare insieme l'orda in avvicinamento, tenere occupati i nemici mentre uno dei giocatori provvede all'esplosivo finale, o ancora lavorare dalla distanza con le armi, per poi far piazza pulita e portarsi sull'obbiettivo.
Un gameplay meglio strutturato, veloce e divertente, ma che non si discosta troppo dalla modalità in singolo. Quest'ultima pare perdere molto per quel che concerne il bilanciamento della difficoltà, con un numero di nemici non eccessivamente diverso, ma priva della possibilità di poter contare sui vostri comprimari. Personaggi che, come nel prequel, appariranno solo nei filmati o, qualora non siano stati scelti da altri giocatori, attenderanno in un'area della base per assegnarvi piccole missioni secondarie, quasi sempre delle brevi quest volte a recuperare una certa quantità di oggetti utili da consegnare in cambio di un'arma, una skill o del denaro.
Sicuramente sono gli incarichi meno interessanti del gioco che, dopo un paio di prove, abbiamo dribblato insieme al nostro compagno, per continuare con l'avventura principale. La seconda missione ci ha dato l'opportunità di esplorare buona parte della mappa di gioco, da attraversare necessariamente per approntare un'imbarcazione utile ad attraversare i corsi d'acqua che attraversano l'isola. Questa volta però eravamo in tre, all'ultimo momento si è aggiunto a noi un terzo giocatore, grazie a una peculiarità che Dead Island: Riptide eredita dal suo predecessore. Potete ovvero entrare in una partita già iniziata senza problemi o invitare un vostro amico a giocare nel bel mezzo dello scontro, senza necessariamente ricominciare la missione. Una peculiarità già presente in molti titoli del genere, ma che si fa apprezzare, soprattutto nei momenti più concitati.
"La coop è meglio strutturata, veloce e divertente, ma non si discosta troppo dalla modalità in singolo"
Questa però non è l'unica feature presa di peso dal prequel e il titolo eredita anche una copiosa mole di difetti, tutti presenti anche nelle build precedentemente testate. Si va da texture sporche a frequenti compenetrazioni di poligoni sino ad arrivare ad alcune perplessità legate al gameplay. Se è innegabile che la giocabilità di Dead Island: Riptide sia stata limata e bilanciata meglio rispetto al suo predecessore, è parimenti innegabile che la sostanza non sia cambiata.
La struttura di gioco è troppo simile, se non addirittura identica, a quella del primo capitolo e lo stesso si può dire per l'ambientazione e la stragrande maggioranza delle armi. Una cosa che di sicuro farà felici tutti coloro che hanno speso ore a districarsi tra le strade di Banoi, ma che deluderà chi si aspettava un'evoluzione della serie. Gli sviluppatori d'altronde non fanno che ripeterlo, si tratta di uno spin-off e non di un seguito. Le enormi potenzialità di Dead Island sembrano dunque non essere state sfruttate appieno e le novità si limitano all'inclusione di un paio di nuovi veicoli e a una manciata di nemici che affiancheranno i classici zombi, rendendo la situazione un po' più folle e colorita.
Un'altra nota di merito è racchiusa nella disponibilità, non più così scarsa, delle armi da fuoco, in grado di avvicinare il titolo allo stile degli sparatutto più classici. Si va da armi di fortuna, come pistole di segnalazione e improvvisate sparachiodi, a veri e propri mitragliatori e fucili d'assalto che, pur essendo più difficili da trovare, riescono ad aggiungere un minimo di diversità, soprattutto dal punto di vista strategico. Ci è infatti capitato più volte di trovarci nella mischia armati di coltelli, mentre uno dei nostri compagni ci copriva a furia di proiettili o ancora di sfoltire i gruppi di zombie più grossi con le nostre pistole, per poi lanciarci all'attacco.
"Un'altra nota di merito è racchiusa nella disponibilità, non più così scarsa, delle armi da fuoco"
Al termine delle nostre tre ore di prova abbiamo infatti ucciso numerose tipologie di zombie, maciullando tanto i velocissimi "orchi" quanto i mastodontici "assassini" e i normalissimi non morti, utilizzando una certa varietà di armi. Queste tre ore sarebbero però trascorse senza un particolare brio, se non fosse stato per la cooperativa, in grado di trasformare completamente il titolo.
Aspetti anche scontanti come il gareggiare per l'arma più potente o per il prossimo gruzzolo da raccogliere, riescono a risollevare il titolo che, per quanto godibile, sembra fin troppo simile a un predecessore che a suo tempo divise pubblico e critica, tra recensioni entusiaste e opinioni non troppo calorose. Naturalmente è però presto per dare giudizi definitivi, che ci riserviamo di dare solo a gioco ultimato e, ovviamente, dopo aver giocato con una versione definitiva.