Deus Ex: the Missing Link
Prequel? Sequel? Midquel!
Ogni volta che sul mercato arriva un gioco stealth in molti gridano al miracolo: effettivamente, dopo anni di relativo oblio seguito ai successi dei vari Metal Gear Solid e Splinter Cell, si può dire che questo genere sia sparito dai radar per qualche tempo, generando la giusta dose di astinenza che prelude all'arrivo di un peso massimo.
La pubblicazione lo scorso agosto di Deus Ex: Human Revolution ha seguito pedissequamente questo copione e, nonostante alcuni difetti 'di gioventù', sia gli appassionati della serie, sia gli orfani degli stealth game in generale, gli hanno tributato una calorosa accoglienza. Visti i buoni dati di vendita per un gioco tutto sommato di nicchia, Eidos ha quindi deciso di battere il ferro finché è caldo con l'arrivo di un DLC, intitolato The Missing Link.
Sulla trama e gli elementi di fondo di questo nuovo capitolo abbiamo ampiamente disquisito in occasione dell'hands on di venti giorni fa, chiarendo il contesto in cui Eidos Montreal ha calato il giocatore. Una sorta di "midquel" che spiega cos'è accaduto ad Adam Jensen durante un trasferimento clandestino che nel gioco originale veniva liquidato con una semplice scena d'intermezzo.
Il DLC inizia in modo piuttosto peculiare, ossia con una cutscene introduttiva realizzata con il motore del gioco (niente intermezzi in FMV) in cui veniamo fatti prigionieri, spogliati dei nostri averi e potenziamenti, e inchiodati a una sedia da interrogatorio da cui, con ogni probabilità, ce ne potremo andare solo in posizione orizzontale.
Fin dalle prime battute si capisce che Eidos non ha voluto lasciare la strada maestra tracciata dall'originale: anzi, dopo aver fatto tesoro delle critiche mosse dagli appassionati, ha deciso di spingere ancora di più il piede sull'acceleratore del gameplay stealth, elemento in cui Human Revolution si muoveva molto bene rispetto a eventuali scelte fracassone del giocatore che spesso generavano qualche sparatoria poco credibile.
Questo DLC propone due situazioni ben distinte in base alla conformazione dei livelli di gioco: la prima parte dell'avventura si svolge a bordo di una nave da carico, mentre la seconda in una banchina d'attracco con tanto di base segreta della corporazione Belltower. Nel primo caso la ristrettezza dell'ambientazione tende a favorire l'approccio discreto e se decidete di giocare ad alti livelli di difficoltà vi troverete molto spesso ad affrontare nemici solo sfruttando attacchi a mani nude da dietro, sia a causa della scarsità di munizioni sia a causa dell'alto livello di sorveglianza.
La seconda parte, caratterizzata da ambientazioni di dimensioni maggiori, è invece lasciata più alla discrezione del giocatore: non solo è possibile sfruttare tutte le armi e le munizioni recuperate a bordo della nave e ma, soprattutto, ci si arriva con un patrimonio di Praxis points capace di pareggiare la nostra inferiorità numerica negli scontri a fuoco. Anche in questo caso il gioco dà il meglio di sé scegliendo l'approccio misurato, ma personalmente ho notato qualche miglioramento nell'intelligenza artificiale che ha reso un paio di scontri a fuoco più interessanti del solito, in particolare il boss finale.