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DmC: Devil May Cry PC - review

Su console era bello, sul computer è meglio!

Il caso di DmC: Devil May Cry è un ottimo esempio di quanto bisogna andarci cauti con i reboot, anche se poi si rivelano titoli di tutto rispetto. Prendi una serie tutto sommato leggera e priva di grandi significati e ci infondi dentro un tono più cupo, un pizzico di satira sociale e un personaggio giovane, sbruffone e tamarro, e la gente dirà che hai creato un personaggio emo e arriverà a chiedere a Obama di togliere il gioco dagli scaffali, magari senza neppure averlo provato.

Eppure in passato i Ninja Theory avevano già dimostrato un certo talento per la sceneggiatura e la costruzione di una storia. Il problema, semmai, arrivava al momento di giudicare il gameplay.

Con DmC: Devil May Cry invece le cose sono andate al contrario: quando si tratta di picchiare, il gioco raggiunge picchi di divertimento e frenesia decisamente elevati, ma la storia, pur abbozzando una timida satira sociale, non scava sotto la superficie e offre un personaggio sì divertente, ma piuttosto "bidimensionale" (non che il Dante precedente fosse chissà che cosa, eh?)

Le qualità migliori del gioco sono quindi un "combat system" semplice ma al tempo stesso complesso da richiedere ore di sperimentazione, e un level design onirico, ispirato e in grado di regalare sorprese a ogni angolo. Un mondo in grado di invogliare a continuare a giocare anche quando la storia in sé e per sé non ha molto da dire.

Al nostro fianco avremo Kat, giovane strega dalla scollatura facile, che crea portali come fossero graffiti.

Il molto discusso protagonista della serie, Dante, è stato re-immaginato come un giovane mezzo demone dal carattere turbolento, che passa le sue giornate tra paradisi a base di alcol, donne e abissi infernali in cui smaltisce la propria sbronza. Chi ha giudicato il personaggio come un emo darkettone, non ha probabilmente provato neanche un minuto del gioco.

All'improvviso questo dorato mondo di festini viene sconvolto quando Dante diventa l'obiettivo numero uno di Mundus, re dei demoni, contro il quale il ragazzo dovrà combattere sia nella realtà che nel Limbo, aiutato da un gruppetto di rivoluzionari alla "Occupy Inferno" che vogliono contrastare il cattivone e innescare una rivoluzione.

Tanto per rendere il contesto ancora più attuale e satirico, il mondo di DmC: Devil May Cry è popolato di corporazioni cattive e riferimenti al degrado dell'attuale società civile, in cui il cittadino medio viene tenuto sotto controllo tramite canali televisivi reazionari e bibite gassate. Questo contesto di "satira sociale" è senza dubbio interessante, e fornisce una buona un'impalcatura per costruire situazioni dove incastrare Dante in un'arena chiusa con un gruppetto di demoni.

Tuttavia non aspettatevi un gioco che si prende troppo sul serio: i toni vengono in parte smorzati dal carattere di Dante, giovane, volgare, impetuoso e spaccone, che cerca costantemente di apparire il più fico e il più duro del Limbo, ma che difficilmente sa andare oltre il "vaffanculo" quando si tratta di inchiodare il boss di turno con una battuta sagace. Tutto sommato Dante non cambia molto nel corso della storia, non cresce: ragazzino turbolento lo troviamo, ragazzino turbolento lo lasciamo.

"Quando si tratta di picchiare, il gioco raggiunge picchi di divertimento e frenesia decisamente elevati"

Lo stile di combattimento di Dante può essere brutale ma anche molto elegante.

DmC: Devil May Cry dunque viaggia sempre tra il far capire quanto sia attento ai temi sociali e quanto sappia andare incontro ai gusti dei giovani d'oggi (e lo uso con accezione ironica) che vogliono la volgarità, il sesso, il sangue e la musica metal. Il che è un grosso errore: non vedo perché precludere queste caratteristica anche a chi ha superato la trentina!

Ma alla fine, diciamoci la verità, non siamo venuti al ristorante perché ci piaceva la cameriera ma per gustare il piatto principale: il combat system. I Ninja Theory hanno continuato nel solco tracciato dai precedenti capitoli, mescolando spade, pistole, veloci cambi d'arma e ricerca spasmodica della combo perfetta.

La funzione del lock-on è sparita, al suo posto è stata attivata una schivata che, fatta al momento giusto, garantisce un aumento del danno per un breve periodo, e troviamo inoltre un rampino con cui attrarre a sé i personaggi. Perfetto quando scagliate un nemico lontano e volete riportarlo a voi per continuare la sequenza di colpi.

Usando i dorsali posteriori potrete cambiare arma immediatamente, scegliendo tra armi demoniache e armi angeliche. E se all'inizio ne avrete solo un paio, col procedere del gioco potrete scegliere fra tantissime varianti, che renderanno la ricerca dello stile di gioco perfetto ancora più ostica. Occasionalmente potrebbero capitare dei nemici invulnerabili ad una particolare arma, creati probabilmente per spingervi a sfruttare tutto il vostro arsenale, ma se siete fan della serie starete già facendo l'impossibile per mescolare fra di loro ogni tipo di tecnica per ottenere combo con il massimo punteggio possibile.

"I Ninja Theory hanno continuato nel solco tracciato dai precedenti capitoli, mescolando spade, pistole, veloci cambi d'arma"

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Ecco, se c'è un punto in cui è giusto dar ragione ai detrattori di questo reboot, è che questo DmC è mediamente più semplice dei capitoli precedenti, e per semplice non si intende più facile da completare, ma più indulgente per quanto riguarda il conteggio delle combo. Perfino io, che non sono mai andato oltre risultati mediamente dignitosi, sono riuscito ad arrivare spesso a combo di livello SSS, ovvero il massimo.

Se poi per voi il gioco fosse veramente troppo semplice, potrete sempre rigiocarlo e rigiocarlo fino a sbloccare il livello di difficoltà Inferno, in cui i nemici hanno il massimo della vita e voi morirete con un colpo solo.

Quando non sarete a combattere dovrete esplorare l'ambiente intorno a voi, che di solito brilla per psichedelia e soluzioni architettoniche ardite, così da trovare chiavi, porte segrete e altri collezionabili, saltando di piattaforma in piattaforma grazie ai vostri rampini. Una parte del gioco divertente e spettacolare che non sfocia mai nella frustrazione e che anzi può essere decisamente rilassante tra uno scontro e l'altro.

È impressionante infatti come l'ambiente cambi e si stravolga mentre vi muovete al suo interno, trasformando ogni livello in una sorta di ottovolante sotto acidi in cui gli edifici mutano, si muovono, vi parlano o cercano di uccidervi, e la cosa più bella è che questa caratteristica viene mantenuta dal primo all'ultimo livello senza eccessivi cali "artistici".

"DmC: Devil May Cry è mediamente più semplice dei capitoli precedenti"

Nel corso del gioco potrete sbloccare bozzetti e artwork, come questo di Ebony e Ivory

Il Limbo è a tutti gli effetti un personaggio della storia, e uno dei motivi più importanti per giocare a questo gioco, e che ci piacerebbe vedere applicato altrove. Visto però che stiamo parlando della versione PC, vediamo cosa cambia rispetto a quanto visto qualche giorno fa nella nostra recensione di DmC: Devil May Cry per console.

Ovviamente, rispetto a PS3 e Xbox 360 che bloccano il frame rate a 30 fps, su PC Dante è libero di muoversi a più di 60 fps, e senza perdere frame su un computer che adesso si può considerare di fascia media, se poi la configurazione è ancora più spinta il frame rate raggiunge livelli che una console può solo sognare.

Con una configurazione media infatti, parliamo di una GTX460, gli fps rimangono stabilmente intorno ai 90, con una risoluzione di 1080p. Quando invece entrano in gioco schede grafiche di fascia alta, come la GeForce GTX670 o l'AMD Radeon HD7970, i frame schizzano all'impressionante picco di 200.

Nel caso limite di configurazioni più datate, tipo una Radeon 5700 e un processore Core 2 duo, ci sono buone notizie per coloro che non aggiornano il PC da qualche anno di troppo e hanno paura di acquistare un gioco così recente. Anche in questo caso DmC: Devil May Cry non scende mai sotto gli 80 fps.

"Rispetto a PS3 e Xbox 360 che bloccano il frame rate a 30 fps, su PC Dante è libero di muoversi a 60 fps"

L'unico momento in cui i frame calano è durante le sequenze filmate che sono tutte a 30 fps, come su console, una scelta un po' bizzarra ma che non diminuisce minimamente lo spettacolo che i Ninja Theory hanno regalato all'utenza PC. Un altro punto di forza della versione PC è la qualità grafica, che non deve adattarsi ad un hardware di parecchi anni fa e può permettersi effetti grafici superiori (con uno sfoggio notevole di HDR) e un antialiasing perfetto.

L'unica nota dolente è che la maggior parte delle texture presentano la stessa qualità della controparte console, un dettaglio da poco quando state combattendo ma che potrebbe far storcere il naso ai puristi quando la situazione si fa più tranquilla.

Per quanto riguarda il sistema controllo, si dà per scontato che lo giocherete con un pad collegato al PC, a meno che una punizione divina particolarmente sadica non vi costringa ad usare la tastiera.

Anche se avremmo preferito che Ninja Theory fosse riuscita a creare una storia che fosse all'altezza dell'azione e del level design, DmC Devil May Cry è comunque un titolo che sa come farvi divertire, stupire e impegnare.

Oltretutto, la versione PC mantiene tutti i pregi della versione console, e li somma a una resa grafica superiore, quindi, se siete amanti dell'action, e ignorate per un momento le polemiche sul nuovo look di Dante, ciò che rimane è un gioco divertente, frenetico e impegnativo, che su PC rende ancora meglio, e questo è ciò che conta più di tutto.

9 / 10