DOTA2
L'avventura fantasy di Gabe Newell.
È importante sottolineare che, a questo punto della storia, Newell non aveva ancora dato il via libera a DOTA 2. Non fino a quando Adrian trascorse un'intera settimana per creare un primo prototipo funzionale, cercando di capire come la prospettiva e le meccaniche di DOTA potessero integrarsi nel motore proprietario di Valve, al fine di valutare la fattibilità di un eventuale progetto. E solo a quel punto il gioco divenne realtà. "Ha fatto tutto di propria iniziativa", racconta Gabe. "Questo è proprio quel genere di cose che ti obbliga a prendere subito delle decisioni."
DOTA 2, come Team Fortress 2, ha mosso dunque i propri primi passi come fan project, per poi evolversi in un progetto ufficiale Valve, con un team di oltre sessanta specialisti dedicati (lo stesso numero di elementi che hanno realizzato IP del calibro di Portal 2 e Half-Life 2), che trascorrono intere giornate a creare oggetti e bilanciare le mappe. Il tutto in vista di una fatidica release, fissata per una non ancora annunciata data del 2012.
La strada che attende il team di sviluppo si prospetta lunga e piena di insidie, specie per un'IP che al momento appare piuttosto cagionevole (Gabe ed Erik hanno ammesso che vi sono ancora alcune falle da risolvere, prima fra tutte un fastidioso lag che affligge gli incontri). Sebbene stampa e pubblico non abbiano potuto provare in prima persona il titolo (non temete, ne riparleremo a breve non appena sarà disponibile la beta), il torneo della Gamescom ha regalato ai veterani di DOTA parecchie informazioni interessanti.
Moltissimi video hanno già invaso la rete, mentre orde di esperti stanno letteralmente inondando i vari forum con disquisizioni sui punti di forza e sulle debolezze delle diverse classi di eroi: molti giocatori stanno già pianificando strategie, analizzando i set-up del titolo e, in generale, alimentando sensibilmente l'hype per la prima gita di Valve nel vasto universo fantasy.
Ma che fine ha fatto IceFrog? Nel giorno in cui DOTA 2 è stato annunciato al mondo, proprio quando migliaia di giocatori presenti fisicamente alla Gamescom o grazie ai prodigi della rete tenevano gli occhi incollati sul primo storico torneo di DOTA 2, per quale motivo il misterioso modder non è apparso per godersi un assaggio del tanto meritato bagno di folla?
"È un tipo piuttosto timido", afferma Newell. "Estremamente intelligente, analitico come pochi e sempre concentrato. Non appena gli sarà passata tutta questa tensione, legata proprio alla sua timidezza, lo sentirete sicuramente raccontare qualcosa a riguardo del game design e del gameplay".
"Ad ogni modo, lavorare con lui è davvero divertente. È un ottimo collaboratore e penso sia stato più facile per noi lavorare con lui che il contrario, trattandosi di una persona che, negli ultimi anni, non ha avuto modo di lavorare in team così affollati. Per lui dev'essere stato uno shock: 'Chi sono tutte queste persone? Sono così tante! Sono dappertutto!".
"Tuttavia si sta divertendo molto, ed è davvero ansioso di vedere cosa accadrà con DOTA 2". E, inutile dirlo, lo siamo anche noi.