Double Dragon II: Wander of the Dragons - review
Fuggite, sciocchi...
Vogliamo iniziare questa recensione con una semplice domanda: perché? Perché un team di sviluppo dovrebbe calpestare, insozzare e massacrare un frammento della storia dei videogiochi? Perché un publisher dovrebbe aver deciso di finanziare e distribuire (anche se solo in forma digitale) un prodotto che potrebbe essere tranquillamente paragonato a un virus capace di rovinare in modo irreparabile la passione di un giocatore? Ma soprattutto... perché nessuno si è preso la briga di prendere da parte il team di sviluppo per suggerirgli di abbandonare il progetto e di dedicarsi ad altro?
Probabilmente nessuna di queste domande riceverà una risposta ma di sicuro con questa recensione faremo il possibile per assicurarci che nessun lettore possa anche solo per sbaglio pensare di investire 800 Microsoft Point nel titolo sviluppato da Gravity Corporation e distribuito dalla Cyberfront Korea Corporation.
Prima di tutto mettiamo in chiaro che Double Dragon II non ha nulla a che spartire con il piacevole Double Dragon Neon uscito qualche mese fa. Con tutti i suoi difetti, il gioco sviluppato da WayForward aveva comunque le carte in regola per divertire gli appassionati dei vecchi picchiaduro a scorrimento, grazie a un gameplay piacevole e a tutto il carisma derivato dal retrogusto anni '80 che permeava il prodotto.
Double Dragon II: Wander of the Dragons, al contrario, è la reinterpretazione di un grande classico messa insieme da persone che, evidentemente, i picchiaduro a scorrimento dell'epoca d'oro non li hanno mai visti nemmeno da lontano. Gli unici elementi che riportano alla mente la saga di Double Dragon sono i nomi dei protagonisti (Billy e Jimmy Lee), quello dell'amata Marian (uccisa all'inizio dell'avventura scatenando l'ira dei due fratelli) e... basta.
Gravity Corporation ha inspiegabilmente deciso che il gameplay orizzontale tipico della serie, quello che permetteva ai protagonisti e ai nemici di colpire solo i bersagli posti sul loro stesso piano, sulla destra o sulla sinistra, dovesse essere modificato in questo remake.
Come cambiare un design collaudato e divertente? Semplice! Rendendo possibile attaccare in tutte le direzioni. Grazie a questa idea geniale il vecchio gameplay di Double Dragon è stato letteralmente spazzato via, per essere sostituito da una variante fastidiosa e incapace di garantire il minimo spessore strategico.
Là dove in passato si gestiva attentamente lo spazio in modo da colpire gli avversari al momento opportuno e dalla giusta distanza, magari facendo attenzione ad avvicinarsi verticalmente per evitare di essere intercettati da qualche pugno inatteso, in Wander of the Dragons si possono sferrare attacchi in ogni direzione e, naturalmente, lo stesso possono fare gli innumerevoli "gemelli cattivi" che affollano le scarne ambientazioni.
"Con una semplice modifica i programmatori hanno brutalizzato anni di storia dei videogiochi"
Con una semplice modifica i programmatori di questo impresentabile LIVE Arcade hanno brutalizzato anni di storia dei videogiochi, trasformando un genere divertente e universalmente apprezzato in un'esperienza noiosa, frustrante e macchinosa.
In pratica con questo nuovo approccio è impossibile tenere a bada gruppi di nemici senza ricevere attacchi indesiderati. State picchiando un avversario di fronte a voi? Mentre nei picchiaduro a scorrimento tradizionali vi dovevate preoccupare solo di eventuali assalti alle spalle, in questo remake chiunque, da qualsiasi direzione, può interrompere la vostra combo ai danni della vostra riserva di energia.
Questo meccanismo non può essere evitato nemmeno attraverso la (inutile) schivata o sfruttando la parata perfetta (eseguibile premendo il tasto del blocco nel momento esatto in cui si riceve il colpo), visto che in più di un'occasione capita di essere colpiti proprio durante una di queste due operazioni.
Il peggio, però, arriva quando si viene gettati a terra da un attacco avversario. È in questi frangenti, infatti, che Double Dragon II: Wander of the Dragons mostra tutta la propria scorrettezza, sincronizzando i successivi colpi da parte dei nemici con i tempi di rialzo del protagonista, in modo da colpirlo di nuovo mettendolo ancora KO.
"Il peggio, però, arriva quando si viene gettati a terra da un attacco avversario"
Ritrovarsi a terra con cinque o sei avversari perfettamente organizzati per annullare qualsiasi tentativo di rialzo non è affatto divertente. E non si tratta certo di semplice difficoltà del gioco, visto che di titoli difficili ma onesti ne esistono davvero molti e, naturalmente, hanno effetti molto diversi sulla psiche dei giocatori.
Detto questo, il sistema di combattimento di Double Dragon II: Wander of the Dragons si basa su un tasto associato ai pugni, a uno per i calci, a quello del salto e a quello della parata. Un altro pulsante viene sfruttato per raccogliere eventuali oggetti, i due bumper sono associati alla gomitata e i grilletti, in combinazione con i comandi di attacco, attivano una serie di mosse speciali più o meno potenti.
Le tecniche più devastanti vengono raccolte nel mezzo dei livelli distruggendo alcune statue, ma non possono essere utilizzate a meno che non si voglia rinunciare a qualsiasi possibilità di raggiungere il finale positivo del gioco.
Se pensate che i picchiaduro a scorrimento offrano il meglio durante le sessioni multiplayer, sappiate che, inspiegabilmente, gli sviluppatori di Wander of the Dragons hanno deciso di limitare tale possibilità al gioco offline, escludendo completamente un online ormai parte integrante del mercato moderno dei videogiochi. La rete, al massimo, è stata sfruttata per visualizzare le classifiche dove comparare i propri risultati (in termini di tempi, punteggi e via dicendo) con quelli di giocatori sparsi per il mondo.
"Mai nella vita ci sogneremmo di consigliarvi l'acquisto di questo titolo"
La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla modalità Survival che, viste le caratteristiche del gioco, probabilmente è stata battezzata in questo modo pensando alla sopravvivenza dell'utente e non a quella del personaggio da lui controllato. In pratica tale opzione richiede di sopravvivere il più a lungo possibile agli assalti dei soliti scagnozzi moltiplicati all'infinito, cercando di registrare punteggi mirabolanti per svettare nelle classifiche mondiali.
Questo è quanto. Se speravate di trovare in Double Dragon II: Wander of the Dragons il degno seguito di Double Dragon Neon, siamo davvero spiacenti di dovervi deludere. Mai nella vita ci sogneremmo di consigliarvi l'acquisto di questo titolo a meno che non sentiate il bisogno morboso di provare, almeno una volta, uno dei giochi più brutti dell'attuale generazione di console. In bocca al lupo!