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Duke Nukem Forever - Reloaded

Il Duca è alla frutta?

Nell'immaginario collettivo dei videogiocatori PC di vecchia data, pochissimi titoli si possono considerare così radicati al punto da essere considerati vere e proprie icone di una generazione. E per quanto si trattasse di un compromesso tecnico, Duke Nukem si può classificare di diritto in questo Olimpo per come, nell'estate del 1996, rivoluzionò il genere degli sparatutto.

Armi spassose, gameplay bilanciato tra sparatorie e siparietti, e un multiplayer godurioso come pochi, erano i punti di forza di un prodotto fuori parametro in un'era in cui FPS era sinonimo di DooM. Ma la vera novità era il Duca, un personaggio che rompeva gli schemi come non era mai accaduto prima: culturista, sboccato ma soprattutto tamarro nel senso nel senso più stretto del termine. E da allora tutti sappiamo della lunga attesa che, a causa di insensate scelte di game design e tribolate vicende societarie, ha costretto milioni di giocatori a un'attesa di quindici anni.

Le armi sono datate ma in qualche occasione fanno ancora il loro sporco lavoro.

Visto a posteriori, non si riesce a capire se i Gearbox abbiano fatto un atto di buona fede nel resuscitare il Duca dalle ceneri del tempo, visto che al momento della verità Duke Nukem Forever si è confermato ciò che molti temevano, ossia un gioco povero tecnicamente, ancorato a schemi di gameplay vecchi quanto l'originale, in concomitanza con un carisma del personaggio costretto a battute a volte divertenti ma spesso e volentieri fuori luogo.

In mezzo a livelli ripetitivi e sparatorie non esaltanti, qualche buon momento faceva capolino ma era veramente troppo poco per potersi ritenere in grado di competere con la concorrenza più (e anche meno) blasonata.

"Non si riesce a capire se i Gearbox abbiano fatto un atto di buona fede nel resuscitare il Duca dalle ceneri del tempo"

Dopo i fiumi di inchiostro digitale versati sul gioco in sé, sulla sua obsolescenza tecnologica e su quanto il protagonista sia forte di un carisma quasi inarrivabile nel panorama videoludico, il sipario non è calato immediatamente visto che anche nell'immediato postvendita non sono mancate parecchie critiche. Le versioni console erano infatti penalizzate tempi di caricamento biblici che lo hanno reso quasi inaffrontabile da parte del pubblico meno paziente.

Un po' meglio è andata agli appassionati PC, che inizialmente hanno sperimentato parecchi bachi e lentezze di caricamento: i primi (non tutti) sono stati corretti con il passare delle settimane, mentre le seconde hanno visto un netto miglioramento, per quanto un certo genere di performance sia accettabile su PC moderni. Sul piano del supporto la situazione è quindi migliorata, ma non aspettatevi un gioco irreprensibile tecnicamente anche per quanto concerne le performance: l'anzianità del codice e la scarsa ottimizzazione sono evidenti, a prescindere dalle potenzialità degli home computer da gioco moderni.

Le sezioni a bordo della macchinina radiocomandata ricordano molto Re-Volt, ma non sono altrettanto divertenti.

Se del singleplayer molto si è detto, poche parole sono state spese per il multiplayer, che comprende una raccolta delle classiche modalità multigiocatore viste in azione in più o meno tutti gli sparatutto targati anni '90 e una buona dose in quelli del decennio successivo. I nomi sono personalizzati (Dukematch, Capture the Babe) ma si tratta del classico quartetto composto da Deathmatch, Team Deathmatch, Capture the Flag e King of the Hill, che tanto ha dato in passato e che oggi, a meno di mappe strepitosamente complesse e armi impedibili, difficilmente riesce a catturare l'attenzione degli appassionati per più di una mezz'oretta.

Su console gli estimatori sono pochissimi, al punto che il gioco si può considerare pressoché defunto; su PC è andata leggermente meglio ma era anche lecito attendersi un maggiore interesse, visto il genere di gameplay e la storia di un gioco che è l'essenza stessa del multiplayer per computer. Online qualche server attivo c'è, ma ci si può scordare il successo dei titoli in grado di garantire server pieni a ogni ora del giorno e della notte per ogni modalità.

"Anche la possibilità di far crescere il proprio Duca investendo in nuove abilità non ha convinto i novizi e gli aficionado"

Anche la possibilità di far crescere il proprio Duca investendo in nuove abilità non ha convinto i novizi e gli aficionado del gameplay originale: chi si aspettava qualcosa di nuovo è rimasto indubbiamente deluso, ma viste le premesse di titolo vecchio stile sbandierate da Gearbox nei mesi precedenti alla pubblicazione, non era lecito sperare di andare oltre un'intelligente rielaborazione dell'originale.

Nessuno si frega le nostre gnocche, e sopravvive. Qualsiasi cosa sia.

Un peccato, se pensiamo a come il multiplayer del primo Duke Nukem abbia praticamente preceduto l'arrivo di internet (perlomeno in Italia) facendo da spina dorsale ai primi LAN party via cavo coassiale. Quante mine avete infatti piazzato nei condotti?

Nonostante le critiche feroci e un post-vendita non proprio privo di problemi, va dato atto a Gearbox di averci creduto fino in fondo con la pubblicazione di alcuni DLC: Duke's Big Package contiene alcuni oggetti bonus per chi ha preacquistato il gioco, poi resi disponibili come DLC per tutte e tre le piattaforme. Nulla di che a confronto con i due DLC successivi, uno dedicato al multiplayer intitolato Hail To the Icons Parody Pack, che ha aggiunto quattro nuove mappe e tre modalità, e uno contenente un'avventura tutta nuova intitolata The Doctor Who Cloned Me.

I contenuti di questi ultimi due DLC non sono effettivamente male, per quanto siano in linea con il game design e le qualità tecniche del titolo originale. Il vero problema è tuttavia il prezzo, che su Steam si aggira ancora sugli 8 euro, mentre per Xbox 360 e PS3 si trovano a qualcosa di meno. Decisamente troppo se pensiamo al fatto che, sotto il profilo della comunità giocante, DNF è praticamente un morto che cammina e, soprattutto, il prezzo è ormai a livelli budget su tutti i siti dei maggiori rivenditori online.

Gli scontri con i ciclopi non sono male, ma l'impressione di molti è che si sarebbe potuto fare meglio.

Con 15 euro ci si porta a casa la scatolata delle versioni console, mentre con dieci si arriva anche a quella PC che su Steam, inspiegabilmente, viene ancora venduta a quasi 20 euro ed è da evitare come una pipebomb innescata, salvo supersconti prossimi venturi.

"Nel mercato odierno c'è poco spazio per operazioni amarcord"

Il resoconto a posteriori su Duke Nukem Forever è quindi impietoso e conferma come nel mercato odierno ci sia poco spazio per operazioni amarcord non supportate da gameplay ed estetica adeguatamente rimodernati. Il carisma del personaggio e il credito di riconoscenza che una generazione di giocatori attribuisce al Duca non sono più sinonimo di vendite assicurate. Questo dando atto a Gearbox di aver preso in mano lo sviluppo di un gioco ormai ben definito sul fronte di gameplay e dell'estetica, e di essersi limitata a porre fine a dodici anni di accanimento terapeutico senza poter fare molto per cambiare la rotta dello sviluppo.

Non tutti ci avrebbero messo la faccia in questo modo, per questo non è del tutto irrealistico pensare che, con la carta d'identità del Duca saldamente in mano a 2K Games, i Gearbox possano essere ricompensati dell'inevitabile figuraccia con l'esclusiva per un terzo capitolo della serie rifatto completamente da zero e in grado di rendere giustizia all'originale.

Vediamo il trailer di Duke Nukem Forever: The Doctor Who Cloned Me.

Tornando a Duke Nukem Forever, il verdetto su un eventuale acquisto ritardato è quindi semplice: chi dosa con estrema attenzione i propri investimenti farà bene orientarsi verso altri generi di offerte scontate, che di questi tempi non mancano di certo.

Se invece fate parte dello sparuto gruppetto di irriducibili del "come get some" e vi eravate trattenuti al day one, questo potrebbe essere sicuramente il momento buono per farlo vostro a cuor leggero, a patto di essere consapevoli dei limiti di un singleplayer datato in ogni suo aspetto e di un multiplayer privo di ogni garanzia sul lungo periodo.

Avatar di Matteo Lorenzetti
Matteo Lorenzetti: Dopo dieci anni di The Games Machine, approda finalmente alla redazione di Eurogamer.it. Onnivoro per quanto riguarda i generi, predilige sparatutto, giochi di guida ed RTS.
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Duke Nukem Forever

PS3, Xbox 360, PC

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