Dungeon Hunter 4 - review
Un Diablo portatile ad alto tasso di microtransazioni.
Chiunque possegga un dispositivo mobile più o meno recente, sia esso battente bandiera Android o Apple, sarà perfettamente a conoscenza di come Gameloft si sia guadagnata nel tempo il titolo di compagnia maggiormente votata alla reiterazione nella proposizione della propria line-up. Con ben sette episodi di Asphalt, quattro di Modern Combat, tre di Nova e, da oggi, quattro di Dungeon Hunter (solo per citare alcuni tra i brand più famosi), verrebbe da chiedersi se l'imperituro detto "squadra che vince non si cambia" rappresenti effettivamente il motto dell'azienda.
Eccoci dunque pronti a parlare di questo Dungeon Hunter 4, l'app scaricabile a costo zero dall'App Store e a beve anche dal Market di Android che cerca di rivitalizzare il franchise multipiattaforma (ricorderete infatti che Dungeon Hunter è apparso anche su Ps3 e PS Vita) dopo il mezzo passo falso del precedente episodio, pur preservandone alcune scelte di design.
L'avvento di Dungeon Hunter 3 segnava infatti un inatteso (e non troppo riuscito) punto di svolta, che sanciva da un lato l'abbandono del tipico modello "paga una volta e gioca liberamente" in favore di un approccio freemium a microtransazioni, e dall'altro la revisione delle basilari meccaniche ludiche della serie, che transitavano da un gameplay action RPG "alla Diablo" con forte componente esplorativa ad un mix di battaglie multigiocatore su arene dove l'esplorazione ne usciva quasi completamente ridimensionata. Non che Dungeon Hunter 3 fosse un brutto gioco, certo, ma era lontano anni luce da quanto i fan si sarebbero aspettati da un Dungeon Hunter.
"La riconferma del modello freemium farà sicuramente storcere il naso a più di qualche giocatore"
Dungeon Hunter 4 cerca parzialmente di correggere il tiro rimediando all'empasse del predecessore. La riconferma del modello freemium farà sicuramente storcere il naso a più di qualche giocatore, che allo stesso tempo potrà però godere di un titolo dove esplorazione e narrazione fanno da padrone indiscusse e l'impianto rappresenta un add-on all'esperienza single player.
Si torna in un medioevo torbido e sanguinolento, fatto di eroi pronti a immolarsi per la salvezza del regno e di mostruose creature (demoni, folletti e chi più ne ha più ne metta) mosse dalla sete di distruzione e dalla fame di carne umana. Quattro sono le classi di personaggio a disposizione dell'aspirante eroe (Veterano, Spadaccino, Mago e Sentinella), che ne potrà deciderei consueti attributi quali sesso e nome. Ciascuna classe sarà caratterizzata da abilità e debolezze specifiche, che la rende più o meno indicata al combattimento a lunga gittata o alla lotta melee.
Lo schema di controllo ricorre al tradizionale doppio stick virtuale, laddove quello sinistro gestisce i movimenti e il destro le manovre di mira e attacco. A differenza di altre produzioni, tuttavia, gli stick non brillano né per precisione né per praticità, e nella diagonale ridotta di un iPhone la nutrita presenza di specifici pulsanti d'attacco complica ulteriormente le cose. Non solo l'evenienza di premere accidentalmente il tasto del'attacco speciale non sarà così remota ma la stessa operazione di mira, specie durante il lancio di incantesimo, appare alle volte inutilmente complicata.
Seppur dichiaratamente rivolto al giocatore "solitario", il titolo Gameloft offre spunti interessanti anche per gli individui più social. Gran parte del playthrough può essere affrontato comodamente seduti sul proprio divano senza la necessità di una connessione internet attiva, anche se sono disponibili alcune interessanti sezione cooperative affrontabili da un piccolo party di giocatori. Non mancheranno inoltre arene cooperative analoghe a quelle di Dungeon Hunter 3, così come aree esclusivamente PvP dove darsele di santa ragione in compagnia di avversari umani.
"Lo schema di controllo ricorre al tradizionale doppio stick virtuale"
L'uccisione delle armate demoniache premia il giocatore con un quantitativo variabile di punti esperienza, che culminano nei tradizionali level up a loro volta coronati da uno o più skill point spendibili nell'apprendimento di nuove abilità. Sarà possibile investire le monete d'oro o le rare gemme raccolte nei vari livelli per arricchire l'equipaggiamento, che vanta una collezione di oggetti davvero ragguardevole. Gli amanti dello shopping medievale avranno di che divertirsi tra pozioni, armi speciali e tecniche, senza dimenticare la possibilità di creare nuovi elementi o di recuperarne di magici da gingilli già in nostro possesso, per poi venderli e rientrare - parzialmente - nelle spese.
Aggiornare armi, armature o quant'altro costringerà il giocatore ad attendere un lasso di tempo variabile, destinato ad aumentare impietosamente specie per gli oggetti più interessanti. L'attesa potrà tuttavia essere interrotta riversando significative quantità di sudate monete virtuali oppure, come prevedibile, ricorrendo alle famigerate microtransazioni e al denaro vero.
Come prevedibile, la fantomatica monetizzazione rappresenta uno degli aspetti più delicati del titolo in esame. L'utilizzo della vil moneta rappresenta l'opzione più "comoda" in una pletora di circostanze, che vanno dalla possibilità di sbloccare in anticipo abilità devastanti all'acquisto di pozioni che accelerano opportune statistiche dell'alter ego. Senza contare che, in caso di ristrettezze di denaro virtuale, la carta di credito facilita l'acquisto di elmi, armature o spade.
Pay-to-play? Beh, non proprio. Bisogna innanzitutto tenere a mente che è possibile raggiungere i titoli di coda di Dungeon Hunter 4 senza sganciare un solo centesimo. Servirà parecchio tempo in più del previsto, ma non sarà certo un'impresa impossibile. Inoltre stiamo parlando di un titolo prevalentemente orientato al single player, e proprio per questo motivo nessuno vi impedirà di rendere l'esperienza ludica più abbordabile e veloce dilapidando un intero stipendio nelle cianfrusaglie più impensabili. Insomma, non è il modello freemium ad essere sbagliato, piuttosto è il come quest'ultimo viene propinato al giocatore.
"È possibile raggiungere i titoli di coda di Dungeon Hunter 4 senza sganciare un solo centesimo"
Ve ne accorgerete rapidamente con la gestione delle pozioni curative. Si parte con tre boccette miracolose, che dovrebbero garantirvi una salute di ferro almeno grossomodo per i primi tre scenari. Complice un innalzamento della difficoltà significativo e inatteso, inizierete a prosciugare il magico medicamento senza nemmeno rendervene troppo conto, sino a ritrovarvi completamente a secco. E a questo punto vi rimangono due sole alternative, attendere un paio d'ore affinché la vostra riserva si rigeneri oppure metter mano al portafoglio e pagare a denti stretti.
Non bastasse, a rendere il tutto ancor più sfacciato pensano gli assai frequenti pop-up delle offerte speciali, aventi il brutto vizio di palesarsi proprio nel mezzo di un level up mostrando invitanti oggetti assai rari e potenti, disponibili per l'occasione ad un prezzo stracciato. Oppure le stesse schermate di caricamento, molto frequenti in virtù di una mappa di gioco dalle dimensioni generose e di un numero di missioni ragguardevole, che propongono altre piccole perle ad un modico prezzo.
Il sistema di microtransazioni in sostanza, ci può anche stare (non a caso, al di là delle critiche mosse dalle varie community, con Dungeon Hunter 3 ha funzionato sufficientemente bene da garantirgli un sequel a breve distanza). Quello che stride vistosamente in Dungeon Hunter 4 è il conflitto tra l'aspetto ludico e quello più prettamente "monetario".
Con un comparto grafico eccellente, difficilmente immaginabile anche solo quattro anni fa in un dispositivo dalla natura portatile, una colonna sonora di pregevole fattura, un voice over in inglese nel complesso godibile e, dulcis in fundo, un impianto ruolistico profondo e sfaccettato, l'ultimo nato di casa Gameloft non avrebbe sfigurato di fronte ad un titolo "maggiore" per PC o console. Del resto, i richiami artistici e contenutistici a Diablo III non sono un segreto (così come non lo è la facilità con cui Gameloft trae ispirazione da franchise affermati e di incredibile successo).
"L'eccessiva invadenza del sistema delle microtransazioni finisce per inficiare gran parte degli aspetti positivi del gioco"
Dungeon Hunter 4 avrebbe potuto essere uno dei free-to-play più interessanti (non solo in un'ottica tecnologica) dell'ultimo periodo ma l'eccessiva invadenza del sistema delle microtransazioni finisce per inficiarne gran parte degli aspetti positivi e indubbiamente meritevoli. Resta tuttavia un gioco valido ma ben lontano dalla maestosità che avrebbe potenzialmente potuto raggiungere abbracciando un approccio freemium più attento. Certo, il ritorno all'action RPG, alla narrazione e all'esplorazione faranno la gioia degli amanti della saga ma le assillanti microtransazioni rischiano d'essere un rospo troppo grosso da ingoiare.