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One Piece: Pirate Warriors - preview

All'arrembaggio del Musou!

Devo ammetterlo, pur essendo un accanito ammiratore di quasi qualunque cosa provenga dal Giappone (videoludicamente parlando), una delle serie che proprio non sono MAI riuscito a digerire, nonostante i numerosi tentativi, è quella di Dynasty Warrios.

Dopo svariate tonnellate di capitoli più o meno ripetitivi, improbabili salti cronologici, spin off sulla carta accattivanti (leggasi Kenshiro) finiti tragicamente nel più remoto cassetto della mia scrivania e decine di milioni di soldati/guerrieri/nemici ridotti a fette o fatti esplodere tutti allo stesso identico modo, mi ero ripromesso di non avvicinarmi più ad un titolo della saga Warriors nemmeno armato di una katana di un paio di metri.

Per quanto ben realizzati e cromaticamente vividi, gli scenari appaiono spesso un po' troppo spogli ed eccessivamente ariosi.

Ebbene, qualcosa è riuscito nuovamente a farmi cambiare idea. One Piece: Pirate Warriors è infatti quella classica notizia che, se da un lato ti fa sentire come un bimbo la mattina di Natale (specie se quel bimbo adora la serie di One Piece), dall'altro ti sbatte impietosamente sul muso un'amara verità: che ti piaccia o no, finirai per provare un nuovo, ennesimo Dynasty Warrior.

Fortunatamente, questa volta, l'eterna tiritera di combattimenti uno contro svariate migliaia non sembra essere il solo ingrediente dell'IP sviluppata dai vecchi lupi di mare di Omega Force. Certo, c'è la simpatia di Rufy "cappello di paglia", la bellezza di Nami e il "coraggio" di Zoro, Sanji, Usop e soci - non è infatti una coincidenza se Pirate Warriors ha venduto nelle sei settimane successive al lancio nipponico, avvenuto lo scorso marzo, qualcosa come un milione di copie.

Bene, benissimo, ma a noi europei tutto questo non basta. C'è bisogno di svecchiare il gameplay, di introdurre qualche sostanziale novità che ne risvegli dal letargo le meccaniche - a dir poco arrugginite - e che renda più immersivo e accattivante un sistema di gioco, nella stragrande maggior parte dei casi, riassumibile alla perfezione in due sole parole: button mashing.

I boss di metà livello sono cattivoni di spicco presi in prestito dal manga, assolutamente fedeli alle controparti originali nelle tattiche offensive.

Contrariamente a quanto fatto dal prode Kenshiro o dal robotico Gundam con gli appositi spin-off dedicati, l'allegra ciurma di One Piece: Pirate Warriors potrebbe davvero riuscire nella fatidica impresa. Certo, da qui al prossimo novembre la strada è ancora lunga ma quanto mostrato sino ad ora da publisher e team di sviluppo, per certi versi, appare quantomeno confortante.

"One Piece: Pirate Warriors offre 12 diversi personaggi giocabili"

One Piece: Pirate Warriors offre 12 diversi personaggi giocabili, arricchendone la già rispettabile offerta con un numero imprecisato di cammei che ogni appassionato del manga non potrà non apprezzare. Due sono le modalità di gioco disponibili: la prima è il Main Log, classica avventura per giocatore singolo che parte dal ricongiungimento della flotta dopo gli accadimenti di Marineford per poi tornare al primo volume della saga, con un flash back da guinnes dei primati, e narrare il tutto con dovizia cronologica.

La seconda, Another Log, rappresenta una delle novità sostanziali dell'IP, e contiene una serie di side story (alcune delle quali inedite) suddivise per personaggio. L'ideale per approfondire alcuni aspetti dell'eroe preferito.

Se ci limitassimo al primo impatto visivo, fedele alle tavole di quel sant'uomo di Eiichiro Oda, difficilmente riusciremmo ad immaginare che si tratta di un nuovo capitolo di Warriors. Discorso diverso quando si inizia a fare a cazzotti con gli eserciti nemici, così numerosi da scoraggiare anche il più bellimbusto divoratore di frutti Gom Gom: ma anche nel frangente più offensivo, le novità non mancano.

"Lo schema di combattimento è stato riprogettato quasi da zero"

Lo schema di combattimento è stato riprogettato quasi da zero, con l'obiettivo di abbandonare quell'approccio stantio alla "premi il tasto quadrato come un demonio impazzito" in favore di un parco mosse più nutrito, attacchi standard/speciali e annesse combo. Il tutto, chiaramente, utilizzando tutti i pulsanti del pad (ad esclusione di X, utilizzato per schivare l'altrui affondo) e pure i dorsali posteriori: le combinazioni possibili, dunque, salgono rapidamente.

Questo simpaticone che molti di voi conosceranno (almeno spero) è il primo divertentissimo boss di Pirate Warriors.

Degna di nota è la possibilità di effettuare attacchi specifici in relazione al personaggio selezionato, una scelta che non solo testimonia un'encomiabile fedeltà alla sceneggiatura originale, ma che rende i pirati davvero diversi l'un dall'altro (e quindi più o meno adatti a determinate circostanze), senza ridurli all'odiato "modello generico"a cui viene appiccicata una skin diversa di volta in volta.

Novità significative anche nella gestione dei nemici, che non solo (e finalmente) smetteranno di apparire magicamente dal nulla dinnanzi ai nostri occhi, ma saranno visibili già a diversi metri di distanza mentre corrono affannati nella nostra direzione. A quanto pare, il team di sviluppo s'è deciso a dare ascolto a quella "pioggerellina" di feedback ricevuti nei vari anni.

Ancora più interessante, tuttavia, è l'introduzione di nuove fasi esplorative, atte a spezzare l'eventuale monotonia di combattimenti troppo prolungati, durante le quali il nostro Rufy potrà ricorrere ai poteri del frutto Gom Gom per interagire direttamente con opportuni elementi di scena.

Questi, se "attivati" nel giusto modo, proietteranno l'eroe in aria, garantendo così l'accesso a sezioni segrete e scenari bonus pieni zeppi di scrigni contenenti potenziamenti e dobloni.

Rufy e la sua ciurma sono realizzati con estrema cura, e riportano fedelmente su schermo lo stile inimitabile di Eiichiro Oda.

I dollaroni sonanti, nella fattispecie, permettono di sbloccare un'ulteriore serie di potenziamenti "speciali", che spaziano dall'incremento dell'efficacia degli attacchi alla maggior velocità nella rigenerazione dell'energia per quelli più evoluti, giusto per citarne un paio. Considerando che molti poteri sono relativi soltanto ad uno specifico personaggio, la caccia alle monete diventerà rapidamente un'ossessione compulsiva.

"Sul versante tecnologico il gioco testimonia il buon lavoro svolto dal team di sviluppo"

Sul versante tecnologico, quanto reso disponibile sinora testimonia il buon lavoro svolto dal team di sviluppo per questo nuovo musou, seppur non manchino alcune sbavature. Le ambientazioni da un lato appaiono ispirate e curate in molti dettagli, ma dall'altro la loro ariosità non viene bilanciata da un'adeguata presenza di elementi di scena, facendo risultare il tutto alle volte un po' spoglio.

Idem dicasi per gran parte dei nemici "generici", eccellenti nelle animazioni ma praticamente identici per tutta la durata del livello corrente - e chi ha letto o legge il fumetto sa benissimo come tutto ciò sia inaccettabile.

Nettamente più vari e curati sono i mid boss, antagonisti di spicco delle pagine del manga appartenenti sia alla compagine piratesca (come Scratchmen Apoo o Killer) che alla marina (il luogotenente Smoker, Doberman o Onigumo), così come gli ancor più ostici boss di fine livello (Bagy il Clown, Lucci, Kizaru, Crocodile, Eustass Kidd e molti altri), ciascuno riprodotto fedelmente tanto nella personalità quanto, e soprattutto, nel peculiare bagaglio offensivo.

Alla fine della fiera, One Piece: Pirate Warriors sembra avere qualche carta in regola per rinfrescare e rendere più appetibile una delle saghe, personalmente, più ripetitive dell'intero showbiz, quella di Dinasty Warriors.

La simpatia dei personaggi unita ad una sceneggiatura - quella di Oda - a dir poco avvincente e un sistema di combattimento rivisitato per regalare maggior varietà all'azione che si alterna a sezioni più esplorative, ideali per i cacciatori di tesori, sono un ottimo biglietto da visita per l'ultimo musou di Namco Bandai, disponibile dal prossimo novembre in esclusiva per i possessori di PS3.

Avatar di Alberto Destro
Alberto Destro: Eterno Peter Pan intrappolato nel corpo di un trentenne, ha barattato la propria ombra per tastiera e controller. Il tutto per la gioia dell'adorata moglie, che si chiede cos'ha fatto per meritarsi un tale nerd.
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