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Far Cry 3: Blood Dragon - review

Cronache dal futuro passato.

Immaginate che un game designer possa collegarsi al cervello di una persona di circa trent'anni e scaricare sul proprio computer decenni di film, battute, musica, notizie, moda, personaggi e influenze culturali, e che poi prenda tutto questo materiale e lo dia in pasto a un programma col compito di trasformarlo in un videogioco. Beh, quel videogame sarebbe Far Cry 3: Blood Dragon, un gioco talmente assurdo che, quando è stato annunciato, tutti pensavano fosse uno scherzo.

Blood Dragon è un DLC a sé stante di uno dei migliori titoli della passata stagione, ma l'unica cosa rimasta in piedi delle avventure di Jason Brody sono le meccaniche legate alla caccia e alla liberazione degli avamposti, tutto il resto è stato completamente stravolto come nelle "total conversion" di Doom che andavano di moda parecchi anni fa.

Invece di uno sperduto turista vestiremo i panni di Rex "Power" Colt, un commando cyborg (doppiato nel gioco originale da Michael Biehn, ovvero l'Hicks di Alien e il Kyle Reese di Terminator) armato di fucili laser e battute penose, la cui missione è sconfiggere l'Omega Force, un esercito di cyborg capitanati da un militare pazzo che ha deciso di trasformare l'umanità robot.

Ecco i Blood Dragon del titolo: evitarli e usarli a proprio favore è fondamentale per conquistare gli avamposti.

Al posto di una giungla verdeggiante ci troveremo nel set di un infimo film di fantascienza degli anni '80, oscuro e rossastro, ovvero il 2007 come lo potevano pensare nel 1981, rischiarato solo dalle luci al neon che ricoprono gli edifici e gli esservi viventi, in cui i cattivi vestono armature create con caschi da moto e aspirapolveri camuffati, e la fauna è composta da improbabili versioni cyber degli animali normali e dragoni ciechi, i Blood Dragons del titolo, che sparano raggi laser dagli occhi.

"Blood Dragon è un gioco talmente assurdo che, quando è stato annunciato, tutti pensavano fosse uno scherzo"

Per il resto nulla è cambiato, solo semplificato. L'isola è più piccola rispetto a quella originale, ma ci sono comunque degli avamposti da conquistare, degli animali da uccidere e delle persone da liberare, raccogliendo qua e là tutti i collezionabili che trovate. Anche l'avanzamento del personaggio è semplificato, visto che non potrete decidere quali caratteristiche sviluppare a ogni livello e alcune abilità, come le uccisioni a catena in mischia o dalla zipline, sono disponibili da subito. E, ovviamente, non vi farete male cadendo dall'alto, e potrete respirare sott'acqua quanto volete, perché... beh, siete un fottuto cyborg!

Come avrete capito, Far Cry 3: Blood Dragon si inserisce in quel filone di titoli amarcord che vanno di moda da un po' di tempo a questa parte, nato per far leva sui sentimenti nostalgici di una generazione che ha visto l'alba dei videogiochi e vissuto uno dei periodi più interessanti dal punto di vista cinematografico, e che non perde occasione per tornare indietro a quei giorni felici. La differenza rispetto agli altri è che lo fa con un gioco comunque moderno e non con un titolo retrò o che cerca di scopiazzare le vecchie glorie.

Qualche secondo dopo aver iniziato a sparare con la minigun, il vostro alter ego inizierà a urlare.

Giocando si ha l'impressione che Ubisoft Montreal abbia deciso di sviluppare Far Cry 3: Blood Dragon mettendosi nei panni dei produttori di una serie di film d'azione che sprofonda sempre più nel ridicolo. Se i primi tre Far Cry sono stati un'escalation di successi, Blood Dragon vuol essere Rambo 3 o tutti i film de Lo Squalo oltre il primo. Vuol essere un film che finisce direttamente nel mercato VHS, una roba così brutta da diventare un classico della Troma.

"Ci vuole una grandissima intelligenza per far finta di essere stupidi, e quelli di Ubisoft Montreal ci sono riusciti benissimo"

Ci vuole una grandissima intelligenza per far finta di essere stupidi, e quelli di Ubisoft Montreal ci sono riusciti benissimo. Dietro alle battutacce di Rex Colt e a un primo livello di lettura, quello del gioco fracassone che sa di esserlo, si nasconde un grandissimo omaggio agli anni '80, una presa in giro di assurdità e idiosincrasie del mondo videoludico, e una ricerca manicale dal punto di vista narrativo, visivo e sonoro (c'è pure una canzone di Miami Connection, senza contare Rocky e una favolosa colonna sonora tutta synth dei Power Glove).

Più che un gioco, Far Cry 3: Blood Dragon è una piccola capsula del tempo che racchiude in sé tutti temi del decennio, l'edonismo reaganiano, la paura del nucleare, la macchina che si sostituisce all'uomo, la Guerra Fredda, il training montage alla Rocky, il buddy cop movie, l'uso smodato del fluo, gli scienziati pazzi, la scena d'amore in penombra con la musichetta romantica, e potrei andare avanti ancora a lungo, perché di carne al fuoco, per essere un DLC, c'è n'è veramente tanta.

Un trailer decisamente particolare per Far Cry 3: Blood Dragon.

Parte del merito va anche all'ottimo adattamento in Italiano, che ha saputo interpretare in maniera perfetta lo spirito del gioco, modificando qua e là rispettosamente alcune battute, lasciando intatto lo spirito dell'opera e obbligandomi a mettere il gioco in pausa tra le lacrime e le risate quando un tecnico che state proteggendo mentre hackera un computer infila "antani come fosse per due" nel suo sproloquio tecnico.

"Blood Dragon ti cattura sin dai primi minuti, con i suoi filmati introduttivi in stile Mega Drive"

Far Cry 3: Blood Dragon ti cattura sin dai primi minuti, con i suoi filmati introduttivi in stile Mega Drive, con la spudorata e bellissima citazione di Predator nel prologo, col suo tutorial fatto di frasi del tipo "Premi A per dimostrare che sai leggere" o "La leva analogica può essere usata per spostarsi in tante belle direzioni", col fatto che per distrarre le guardie non lanci sassi ma D20 e, soprattutto, perché è un bel gioco, così come lo era Far Cry 3.

Onore al merito dunque a Ubisoft Montreal, che ha confezionato un titolo assolutamente degno di nota, coraggioso e ben curato, che fa venire voglia di abbracciare gli sviluppatori uno per uno. L'unica pecca, forse, e che dura troppo poco ma d'altronde è anche vero che troppo passato può far male e rischia di annoiare, quindi è giusto che una volta arrivati in fondo si rimanga vagamente insoddisfatti, proprio come quando ci accorgiamo che i bei tempi andati non tornano più.

9 / 10