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Hoodwink - review

Avventura grafica in salsa malese.

Vivere il mondo delle avventure grafiche vuol dire anche confrontarsi coi diversi approcci che i vari paesi, volutamente o meno, adottano all'interno delle proprie opere. Abbiamo così, limitandoci al panorama europeo, la scuola francese, tedesca, italiana e spagnola, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità che spesso permettono di cogliere la provenienza di un gioco semplicemente osservando pochi screen.

È capitato così che, quando ho messo le mie mani digitali su Hoodwink, sono rimasto un attimo spiazzato dallo stile utilizzato, per certi versi profondamente diverso da quello a cui ero abituato: arrivare a capire che stavamo parlando di un prodotto "made in Malesia" è stato quindi il passo successivo, giusto il tempo di scegliere con che difficoltà affrontare la partita, avviare il gioco e mettermi a confronto con una nuova avventura nella speranza che il "nuovo" potesse portare qualche gradita novità nel genere.

Conquistare una donna richiede pochi ma importanti elementi.

Purtroppo, per diversi motivi che ora avrò il piacere di illustrarvi (e spero voi di leggere), queste speranze sono rimaste deluse quasi in toto, meritandosi una sostanziale bocciatura con il magro auspicio che l'esperienza raccolta con questo titolo possa permettere agli E-One Studio di presentarsi al prossimo giro con una verve migliore, frutto di un riconoscimento dei (numerosi) errori commessi con questa avventura di esordio.

Tralasciando però le previsioni sul futuro o i rimpianti dalla dubbia utilità, iniziamo con l'introdurvi, come spesso amo fare, a quella che è la storia che farà da sfondo alle vicende in cui vi ritroverete vostro malgrado ad essere protagonisti, probabilmente la parte più riuscita dell'intero Hoodwink.

Appena avviato il gioco farete conoscenza col protagonista del gioco, il buon Michael Bezzle, un "ladro" di bassa levatura alle prese col colpo che lo stesso si augura possa cambiare la sua esistenza e farlo convolare a nozze con la sua nuova promessa sposa. Peccato che ciò che sembrava potesse essere un semplice lavoro di routine sia l'avvio di una serie di (dis)avventure che lo metteranno addirittura contro il governo e la multinazionale che si preoccupa di fare in modo che tutti i cittadini possano vivere un'esistenza felice e spensierata.

Questo passaggio vi farà invocare ben più di un Santo.

"Farete conoscenza col protagonista del gioco, il buon Michael Bezzle, un ladro di bassa levatura alle prese col colpo della vita"

Sì, come potete immaginare il setting proposto è legato a stretto filo con la fantascienza, con un mondo di gioco popolato da umani, felini dalle sembianze antropomorfe e robot più o meno efficienti, il tutto condito con un abusato sentimento di rivalsa contro le corporazioni (che sembra sarà la causa di tutti i mali da qui a qualche decennio, ma tant'è) e una sorta di umorismo nero capace di strappare ben più di un sorriso all'avventuriero speranzoso.

In questo simpatico mix fa poi piacere notare come lo sguardo degli sviluppatori abbia voluto incontrare anche la vita ordinaria malese, riproponendo, come da loro stessi affermato, molte delle scene "di strada" del paese orientale riadattate nel contesto da loro creato, in un frullato di immagini ed esperienze che difficilmente non catturerà la vostra attenzione.

Tuttavia quello che sulla carta può sembrare un costrutto tutto sommato interessante, cade sotto i colpi di una serie di difetti e mancanze che fanno pensare di primo impatto ad una scarsa conoscenza del genere, per poi portare più decisamente alla consapevolezza che, seppur di buona levatura, l'intero impianto narrativo risente in maniera eccessiva di un'inesperienza diffusa.

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Giusto per citare qualche esempio mi basterebbe parlarvi dei vari comprimari che via via vi troverete ad incontrare: sebbene ben caratterizzati nel loro approccio iniziale e in grado di creare una sorta di naturale empatia al primo impatto, tutti si rifugiano ben presto nell'anonimato, a causa di un sistema di dialogo che non rende certo loro giustizia e che non permette di certo di approfondirne la conoscenza.

"Lo sforzo richiesto per portare avanti la partita è nullo, a causa di un inventario che seleziona in automatico gli oggetti da utilizzare"

Potrei sorvolare invece sul fatto che nel 2012 per andare da una parte all'altra della stanza sia costretto a vedere letteralmente il personaggio muoversi passo dopo passo lungo gli scenari, ma almeno la (piccola) pretesa che gli hot spot di uscita da un'inquadratura ad un'altra siano cliccabili al primo colpo e non richiedano un pedante trascinamento del mouse verso gli estremi del monitor, credo sia il minimo sindacabile.

L'inventario in tutta la sua 'bellezza', con un'interattività pressoché nulla.

Vogliamo poi parlare del sistema di salvataggi? Sì, perché a differenza della quasi totalità delle avventure presenti sul mercato, non potrete mettere al sicuro la vostra partita assecondando il vostro desiderio di occuparvi d'altro, ma saranno le amorevoli cure di Hoodwink a decidere, al termine di ogni capitolo, quando mettere al sicuro i progressi fin lì fatti. Certo, la longevità del titolo malese non richiede interminabili sessioni di gioco, ma rimane ben più di un punto di domanda nei confronti di un approccio di questo tipo, che non fa altro che irritare l'avventuriero di turno.

Chiudiamo con gli enigmi, spesso chiave di volta del genere: anche qui non si può gridare al miracolo in quanto lo sforzo celebrale richiesto per portare avanti la propria partita è quasi nullo, a causa di un inventario che seleziona in automatico gli oggetti da utilizzare e l'impossibilità di andare al di là di qualche semplice interazione e di alcuni enigmi "fisici" dallo scarso appeal.

Questi ultimi peraltro soffrono anche a causa di un impianto tecnico decisamente precario, con un rilevamento del puntatore del mouse singhiozzante, tanto che semplici ostacoli rischiano di diventare piccoli monti a causa del tempo perso nel riuscire a terminare le richieste di turno, siano queste il girare una manovella o il recuperare dei fiori poco desiderosi di finire nelle vostre mani.

Un'aspirante suicida dalle idee poco chiare: gli aiuti vengono da fonti inaspettate.

Se ci fermassimo qui potreste ben immaginare che la bocciatura sarebbe epocale, ma scavando qua e là qualcosa di buono è anche possibile trovarlo, sebbene sofferente di un mancato approfondimento che in diverse occasioni fa più pensare all'incompiuta di Schubert che a un'opera fatta e finita.

"Dove Hoodwink recupera terreno è nel comparto grafico"

Dove ad esempio Hoodwink recupera terreno è nel comparto grafico, capace di proporre un 3d convincente e soprattutto originale dal punto di vista artistico, con una grafica che potrei definire "soffusa" e portatrice di uno stile che può portare addirittura il giocatore a pensare che tutto sommato la presenza di questo titolo sul mercato sia giustificabile, proponendo qualcosa d'inedito sotto questo punto di vista.

Se vediamo così questa avventura come una sorta di "prequel" con il compito di costruire un setting inedito, allora lo sguardo del recensore si fa decisamente più bonario e comprensivo, sebbene l'obolo monetario (circa 9 euro) richiesto per le poco più di due ore di gioco complessive possa far storcere il naso anche con tutte le attenuanti del caso.

Hoodwink si preoccupa infatti più di fornire un giustificativo a un suo eventuale proseguimento, cosa palese anche dal cliffhanger finale, piuttosto che indirizzare i propri sforzi nel cercare di creare un prodotto capace di camminare sulle proprie gambe dall'inizio alla fine. Quello che c'è risulta insufficiente a consigliarvi senza timore il suo acquisto se non per provare, come detto, un'avventura "esotica" e dal setting interessante.

Peccato, perché il mondo creato e la sua peculiarità stilistica erano buone premesse per un risultato decisamente diverso che qui, purtroppo, possiamo solo immaginare.

4 / 10
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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