I Am Alive - review
La sopravvivenza non è una questione di soldi.
Sono passati pochi giorni dal nostro ultimo hands-on dedicato ad I Am Alive, intrigante titolo di Ubisoft dalla storia travagliata e dalle idee interessanti.
L'ultima volta che abbiamo parlato di questo progetto abbiamo sottolineato quanto il suo drastico ridimensionamento avesse intaccato lo sviluppo delle vere potenzialità del gioco, e dopo aver giocato a fondo la versione completa del simulatore di sopravvivenza Ubisoft, è finalmente giunto il momento di capire quanto le nostre impressioni fossero vicine alla verità.
Qualora vi foste persi il nostro articolo precedente, vi basti sapere che I Am Alive è un gioco nato inizialmente come progetto tripla A dal budget faraonico, declassato successivamente a titolo Live Arcade dalle ambizioni ovviamente ridotte.
I motivi di tale scelta non sono stati resi pubblici ma è evidente che l'intera operazione abbia influenzato profondamente un concept interessante e ben studiato, rendendolo orfano dei mezzi tecnici che gli avrebbero permesso di ottenere risultati migliori rispetto a quelli, comunque validi, che a partire da domani saranno sotto gli occhi di tutti i giocatori.
L'intera storia di I Am Alive ruota attorno al difficile viaggio di un uomo sopravvissuto al cataclisma che ha cancellato il mondo come noi lo conosciamo. Dopo un percorso durato un intero anno, il protagonista arriva finalmente alla città di Haventon, luogo in cui viveva con la moglie e la figlia prima che la natura seppellisse l'umanità.
I Am Alive quindi racconta un viaggio fatto di speranza, di determinazione e di moralità, durante il quale non solo è necessario mettere costantemente alla prova il proprio corpo ma anche combattere con i peggiori istinti dell'animo umano, cercando di lasciare comunque spazio alla generosità e alla compassione.
Questo sorprendente digital delivery Ubisoft riesce a racchiudere tutto questo in un download piuttosto contenuto, sia in termini di dimensioni che di prezzo, offrendo ai giocatori un'esperienza che non solo si è rivelata essere particolarmente piacevole da giocare, ma anche inaspettatamente profonda nonostante gli evidenti limiti tecnici.
"I Am Alive racconta un viaggio fatto di speranza, di determinazione e di moralità"
La difficile ricerca della moglie e della figlia che spinge il protagonista del gioco ad andare avanti nonostante gli orrori che gli si parano costantemente di fronte, porta il giocatore a cambiare punto di vista e a stabilire priorità diverse rispetto a quelle dei videogiochi tradizionali.
In I Am Alive una bottiglia d'acqua o una confezione di antidolorifici possono valere molto più di qualsiasi baule d'oro, visto che spesso rappresentano l'unico elemento capace di scongiurare una morte atroce.
Come avevamo già segnalato in passato, esplorando l'area di gioco di I Am Alive non si può fare a meno di ricordare Silent Hill, sia per la costante coltre di polvere che avvolge la città (un po' come la nebbia della storica cittadina della serie Konami, che anche in questo caso si rivela provvidenziale per coprire le lacune del motore grafico), che per gli effetti sonori e la gestione della mappa, che a volte sembrano letteralmente clonati dai survival horror Konami.
Le similitudini tra i due giochi, tuttavia, si limitano a questo, visto che l'avventura di Ubisoft percorre binari completamente diversi, mettendo il giocatore di fronte a situazioni plausibili da affrontare in modi generalmente (ma non sempre, come vedremo più avanti) realistici.
"Esplorando l'area di gioco di I Am Alive non si può fare a meno di ricordare Silent Hill"
L'esplorazione della città e di tutte le ambientazioni ad essa collegate (fra cui spicca perfino il relitto di una nave arenato nel bel mezzo di una strada principale, in perfetto stile The Day After Tomorrow) è resa difficoltosa dalla presenza costante di macerie di ogni tipo che ostruiscono il passaggio, dalla già citata coltre di polvere (letale se inspirata troppo a lungo) e, soprattutto, dalle scorribande di superstiti ormai ridotti a veri e propri selvaggi guidati dal puro istinto di sopravvivenza.
I programmatori hanno fatto un buon lavoro nella realizzazione di varie tipologie di sopravvissuti, visto che vagabondando a caccia di viveri o di preziose informazioni è possibile imbattersi in individui palesemente spaventati che non attaccheranno il giocatore a meno di non essere costretti dalle circostanze, o in persone dall'indole violenta che non vedranno l'ora di abbattere la propria preda per spogliarla di eventuali beni di prima necessità.
In un clima tanto pericoloso le armi da fuoco diventano strumenti tanto temuti quanto desiderati. Nonostante la scarsità di munizioni costringa a usare con parsimonia questi oggetti, spesso basta la semplice minaccia di una pistola scarica a far cambiare idea anche al più violento degli assalitori, aprendo una vasta gamma di possibili strategie per portare a casa la pelle.
La dinamica che gestisce gli scontri in I Am Alive funziona alla perfezione inizialmente ma, dopo essere andati avanti con la trama, ci si rende conto che i programmatori non sono riusciti a movimentarla abbastanza per mantenere alto l'interesse.
"La dinamica che gestisce gli scontri in I Am Alive funziona alla perfezione nella prima ora di gioco"
Basta qualche ora di gioco per constatare con una certa amarezza che, nella maggior parte dei casi, gli scontri di I Am Alive si risolvono seguendo uno schema ben preciso: si aspetta che uno dei bersagli si avvicini incautamente a portata di machete, si esegue un'uccisione improvvisa premendo il tasto X, si sfrutta un prezioso proiettile per eliminare il nemico con la pistola e poi si finisce il resto del gruppo.
Questo disegno si ripete costantemente, con qualche piccola modifica qua e là rappresentata dal numero di bersagli o dalla necessità di raccogliere il più in fretta possibile la pistola lasciata cadere da una delle vittime, onde evitare che finisca in mano a uno degli assalitori.
Andando avanti fortunatamente la situazione migliora in parte, soprattutto grazie all'introduzione di nemici dotati di giubbotti antiproiettile, dell'utile arco da caccia (le cui frecce devono essere sempre recuperate, vista la loro rarità) e, qualora foste abbastanza bravi da ottenerlo, di un fucile a canne mozze con ben 6 colpi a disposizione.
I Am Alive è un gioco in cui il coraggio, l'umanità e la curiosità del giocatore vengono premiati in modo deciso e generoso. Il fucile di cui abbiamo appena parlato è un esempio lampante di questa caratteristica, visto che per ottenerlo non solo è necessario addentrarsi nella polvere (mettendo quindi a repentaglio la propria vita) per trovare un bizzarro superstite, ma è anche necessario scegliere come relazionarsi a questo misterioso individuo.
All'elemento esplorativo si aggancia perfettamente il discorso dei sopravvissuti, personaggi più o meno bizzarri nei quali è possibile imbattersi nel corso dell'avventura. Ogni sopravvissuto che si incontra può essere completamente ignorato e abbandonato al proprio destino, oppure può essere aiutato offrendogli particolari oggetti raccolti nelle strade di Haventon.
La cosa interessante è che in diverse occasioni non si ha immediatamente a disposizione ciò di cui il superstite ha bisogno, ed è spesso necessario tornare sui propri passi dopo aver finalmente trovato l'oggetto in questione, valutando attentamente i rischi legati al tragitto e prendendo una decisione di conseguenza. La presenza di un obiettivo che richiede il salvataggio di tutti i superstiti sarà l'incentivo ideale per spingere molti utenti a completare il gioco al 100%, operazione di sicuro non facile.
"Ogni sopravvissuto che si incontra può essere abbandonato al proprio destino o aiutato"
Nonostante in I Am Alive sia particolarmente difficile morire, infatti (anche giocando a livello di difficoltà massimo abbiamo dovuto ripetere solo alcuni combattimenti per individuare i bersagli pericolosi da abbattere per primi), per aiutare tutti i sopravvissuti è indispensabile non solo trovare gli oggetti da essi richiesti (comprese cose folli come pacchetti di sigarette, bottiglie di vino o mele mature), ma anche individuare (e raggiungere) le persone in difficoltà situate nei luoghi più assurdi.
L'interessante gameplay che abbiamo descritto fino a questo momento sarebbe stato sicuramente più ricco e curato se il progetto fosse rimasto legato al budget di un tripla A. Il declassamento a Live Arcade scaricabile ha pesato drasticamente sulla realizzazione tecnica (generalmente povera sia dal punto di vista poligonale che da quello delle animazioni, spesso appena abbozzate), ma anche le dinamiche del gioco sono state intaccate da una realizzazione inadeguata.
In un contesto verosimile come quello descritto finora, infatti, stona un po' la presenza del rampino retrattile da sfruttare per esibirsi in improbabili volteggi tra una rovina e l'altra, in perfetto stile Castlevania. Il fatto stesso che il rampino venga utilizzato pochissime volte, inoltre, lascia pensare che si sia trattato di un elemento di design inserito per aggirare problemi altrimenti impossibili da risolvere con le risorse a disposizione.
"La totale assenza di un qualsivoglia motore fisico grava sull'intera esperienza"
La totale assenza di un qualsivoglia motore fisico, inoltre, grava sull'intera esperienza, spesso riducendo profondamente il senso di paura e precarietà che alcune situazioni avrebbero altrimenti trasmesso. In una parte dell'avventura, per fare un esempio, il protagonista deve calarsi lungo il vagone di un treno sospeso nel vuoto mentre porta sulle spalle una bambina.
Il fatto che ogni singolo appiglio del vagone sia solido come la roccia e che i movimenti bruschi del protagonista non causino la benché minima oscillazione della struttura, contrasta con le urla della bambina che accompagnano ogni singolo salto nel vuoto.
Tornate con la mente alla scena di Uncharted 2 in cui Drake si arrampica sul treno sospeso e avrete un esempio di come sarebbe potuto essere I Am Alive se il progetto fosse rimasto quello iniziale.
Rimpianti a parte, siamo qui per recensire il prodotto finale, non quello che sarebbe potuto essere con qualche soldo in più. Anche in questa versione ridimensionata, I Am Alive si è rivelato essere un ottimo Live Arcade, il cui rapporto qualità/prezzo/durata risulta essere decisamente positivo.
Per portare a termine l'avventura, infatti, è necessario sopravvivere ai pericoli di Haventon per circa 8/10 ore, durata che cresce nel momento in cui si decide di aiutare tutti i superstiti e di trovare ogni singolo oggetto presente nel gioco. Peccato appunto per il comparto tecnico non all'altezza, che ci ha costretti a ridimensionare il voto finale.