I Griffin: Ritorno al Multiverso - review
Sulla sbiadita scia di Doc Brown.
La scorsa generazione di console ci ha insegnato che non sempre un gioco su licenza dev'essere concretizzato malamente, non sempre deve rimanere sugli scaffali in attesa di un appassionato di quella o di quell'altra saga, da deludere poi senza esitazione. Ce ne sono stati tanti di titoli del genere che hanno rappresentato una bellissima eccezione, basti pensare a Knights of the Old Republic, allo splendido The Chronicles of Riddik o ai primi, divertentissimi episodi, dei videogame LEGO. E se quei giorni vi sembrano lontani anni luce, vi basterà guardarvi indietro anche di poco per capire che questa tendenza non si è invertita (qualcuno ha detto Batman?).
È per questo che fa sempre male al nostro sensibile cuore di videogiocatori vedere una serie dalle grandi potenzialità, scadere in un titolo trova unicamente nel marketing la sua ragion desistere. I Griffin purtroppo rientrano in questa categoria ed è un vero peccato, perché mentre la serie si evolve e cambia, fondendosi con la parodia in episodi speciali davvero meritevoli, il suo creatore mostra sempre più di potersi cimentare con qualsiasi mezzo mediatico.
Non a caso il successo di Ted è da imputare allo stesso MacFarlane, che avremmo voluto veder mettere lo zampino anche qui, magari nel ruolo di consulente o di sceneggiatore. Ciò purtroppo non succede, o almeno non sembra, perché tutto il titolo appare come un riciclo di vecchi spezzoni e di storie già viste, una vicenda in cui fanno capolino di tanto in tanto alcune guest star, rivisitate in base all'universo in cui si trova il giocatore.
I Griffin: Ritorno al Multiverso, infatti, prende spunto dai viaggi di Stewie, tra un universo parallelo e l'altro, all'inseguimento del suo malvagio rivale Bertram. Accompagnati da Brian dovremo quindi saltare da un improbabile livello all'altro sparando all'impazzata, portando a termine semplici compiti, raccogliendo vari collezionabili e così via.
"Il gioco vi porterà attraverso situazioni vicine a quelle della serie animata e, a tratti, divertenti"
Una struttura semplice e lineare, definita per un gameplay a due giocatori, che vi porterà attraverso situazioni vicine a quelle della serie animata e, a tratti, divertenti. Capiterà ad esempio di dover attraversare un mondo dove il petrolio è ormai esaurito, e gli unici a sopravvivere sono quindi stati gli amish, che non hanno mai contato sulla tecnologia. O ancora vi ritroverete a dover combattere contro dei disabili in un mondo in cui le leggi li hanno favoriti al punto da farli diventare la classe dominante della vita politica.
Si va insomma dal goliardico al razziale, dalle barzellette sconce alle battute sugli omosessuali, nel tentativo costante di strappare al giocatore una risata che però tarda ad arrivare. Le situazioni proposte non sempre sono divertenti, anzi, spesso si finisce per storcere il naso, soprattutto di fronte a momenti un po' troppo sopra le righe o che possono essere considerati offensivi. Noi stessi non ci siamo dati a clamorose risate durante la nostra prova e, quando capitava di sorridere, era quasi sempre per le citazioni derivanti dalla serie TV e non per gli sketch originali.
Se quindi I Griffin: Ritorno al Multiverso non brilla per l'impatto emotivo, non si possono spendere parole di plauso nemmeno dal punto di vista della programmazione. Ritorno al Multiverso è stato realizzato pensando a una campagna per due giocatori e, nel caso ne manchi un secondo, il primo dovrà controllare alternativamente entrambi i personaggi, in modo da sfruttarne le diverse abilità. Qui però finiscono le differenze, non variando né il numero dei nemici né i livelli e neppure le sfide da affrontare. Per non parlare poi del countdown di tre secondi che apparirà una volta deceduti, una meccanica unicamente multiplayer mantenuta anche nel gioco in singolo e che comporta un drastico abbassamento del livello di sfida.
"Si va dal goliardico al razziale, nel tentativo costante di strappare al giocatore una risata che però tarda ad arrivare"
Una scelta decisamente discutibile, soprattutto quando, nei combattimenti coi boss, vi ritroverete a perdere e… puff, riapparirete magicamente dopo tre secondi di conto alla rovescia. Non dovrete ricominciare d'accapo la sezione, né riaffrontare gli stessi nemici e nemmeno ricominciare la battaglia col boss. Non ricomincerete neppure dal checkpoint ma da un punto prossimo a quello della vostra dipartita. Inutile dire che un sistema del genere finisce per eliminare completamente l'elemento punitivo del titolo, rendendo il giocatore poco attento ai colpi dei nemici, al punto che si finisce per sparare all'impazzata a qualsiasi cosa si muova.
Il titolo infatti altro non è che uno sparatutto, simile a uno di quei titoli su licenza che spuntavano come funghi nella prima generazione PlayStation. Niente idee originali, niente obiettivi particolari, nulla che spinga a terminare I Griffin: Ritorno al Multiverso. Niente varietà, insomma, il che lascia spazio ad un'azione più lineare e concitata, interrotta solo da interminabili ricerche di oggetti e da sezioni in cui il vostro solo obiettivo sarà quello di attivare in sequenza una serie di interruttori, di solito divisi in gruppi di tre. Una meccanic vecchia di anni, tanto che ci siamo stupiti di non dover girare il livello alla ricerca di keycard blu e rosse.
Una nota positiva è invece rappresentata dalle armi che sono almeno una decina e alquanto differenziate tra loro, avendo ciascuna una particolare funzione di fuoco e, nel caso delle armi laser, una carica secondaria per un colpo potenziato. Non che si tratti di qualcosa in grado di salvare questo titolo, ma di sicuro vi strapperanno un sorriso, soprattutto quando realizzerete che Stewie, per difendersi, utilizza laser giocattolo modificati e granate letali, costruite a partire dai propri pannolini sporchi.
"Il comparto tecnico non è dei più curati, con imperfezioni che pensavamo di aver ormai dimenticato"
Il comparto tecnico, come dicevamo, non è però dei più curati. Ci si scontra, letteralmente e indissolubilmente, con muri invisibili e altre imperfezioni che pensavamo di aver ormai dimenticato. Si va dalla mancanza della sincronia verticale a ingiustificati rallentamenti del frame rate, il tutto condito con un bel po' di aliasing, soprattutto sugli schermi più grandi. Il cel-shading utilizzato poi non è dei migliori e, non fosse per l'alta definizione, sembrerebbe preso di peso da un gioco di una decina d'anni fa. Non ci si è nemmeno sforzati troppo di rendere riconoscibili i personaggi, che appaiono sì somiglianti ma molto alla lontana.
La motivazione del voto in fondo alla pagina, non sta però solo in questi difetti, ma nella costante sensazione di trovarsi di fronte a un gioco dal game design inesistente. Passi la mancanza d'impegno dimostrata dagli sviluppatori. Passi anche la grafica approssimativa. Siamo anche disposti a perdonare (beh, quasi) la mancanza dell'online, sostituito da un multiplayer cooperativo che pervade tutto il gioco, però non riusciamo davvero a lasciar correre le scelte fatte nel design di questo titolo. Sembra che gli sviluppatori abbiano deciso d'ignorare tutte le innovazioni e i cambiamenti avvenuti nel mondo dei videogiochi negli ultimi anni, sviluppando un gioco vecchio sia nella formula che nel livello tecnico. L'unica cosa che purtroppo lo accomuna ai titoli più moderni è la longevità, decisamente ridotta.
Insomma, nessuno sforzo è stato fatto per migliorare questo titolo e, anche quando ci si prova, si tratta appena di un accenno. Un esempio sono le sezioni di gioco più inoltrate, dove sono stati aggiunti interruttori nascosti e piccole sezioni stealth. Anche in questo caso però si tratta di qualche salto in più o di un minigioco che, alla fine, si risolve nello sparare agli inermi personaggi che popolano il multiverso dei Griffin.
Un po' poco se si pensa che i concorrenti, South Park e I Simpson in primis, hanno dato adito negli ultimi periodi a titoli sicuramente più di spessore, il primo con degli arcade semplici ma divertenti, il secondo col videogioco ispirato al film omonimo. Non si tratta di capolavori certo, ma si è ben lungi dal baratro qualitativo nel quale si attesta questo I Griffin: Ritorno al Multiverso.