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inFamous 2: Festival of Blood - recensione

Il Conte McGrath.

Un'affascinante vampira, una notte tutta da vivere e un'incontrollabile sete di sangue: questo è Festival of Blood, spin-off dell'ottimo inFamous 2 in cui il caro vecchio Cole McGrath, si ritroverà ad essere un improbabile conduit-vampiro costretto a mangiarsi mezza New Marais per non impazzire.

Ok, non fate quella faccia, anche io sono rimasto a dir poco basito di fronte alla premessa narrativa di questo titolo ma, per quanto assurda, l'ultima fatica dei Sucker Punch merita davvero di essere provata fino in fondo... ma andiamo con ordine.

Tutto, come detto, ha inizio in una buia notte in cui Cole cadrà preda di un gruppo di vampiri che, dopo averlo catturato, lo useranno per resuscitare la loro sensuale padrona... padrona che a sua volta lo contagerà piegandolo così al suo volere. Com'è facile intuire il titolo, Festival of Blood limiterà al minimo le scelte morali proprie dei due capitoli "principali" della serie, ma ciò non toglie che questo DLC abbia comunque parecchio da offrire.

Dall'elettricità al sangue, il menù di Cole McGrath è cambiato alquanto...

Come da tradizione, poco dopo l'inizio dell'avventura vi ritroverete di fronte ad una schermata grazie a cui scoprirete di avere solo 8 ore per venire a capo della situazione e tornare alla vostra condizione originale. Nel frattempo però, pur cercando in tutti i modi di combattere il contagio subito, sarete chiamati ad agire come dei veri e propri vampiri... e sapete cosa vuol dire questo, no? Ma è ovvio, che dovrete mordere il collo a tanta, tanta gente per non perdere i vostri nuovi poteri.

La prima cosa che salta agli occhi è infatti la presenza di un secondo indicatore accanto a quello dell'energia elettrica: quello del sangue. Tale indicatore, almeno all'inizio, avrà un'unica valenza, ovvero quella di permettervi di usare lo "Sciame Demoniaco" (una sorta di teletrasporto vampiresco), ma con il passare dei minuti vi si aprirà un mare di possibilità... tutte legate alla tanto bramata sostanza ematica, ovviamente.

L'assenza di un indicatore di moralità rappresenta inoltre una pregevole variazione sul tema, poiché permette di godersi a pieno la nuova indole del protagonista senza dover limitare le proprie azioni in alcun modo. Si tratta chiaramente di una scelta obbligata vista l'impostazione narrativa dell'avventura, ma ciò non toglie che dopo anni di veri e propri dilemmi morali, la possibilità di poter finalmente dare libero sfogo al proprio "lato oscuro" risulta molto appetibile, specie se come il sottoscritto vi foste sempre distinti per una condotta irreprensibile nei due capitoli principali della serie.

Il trailer di lancio di inFamous 2: Festival of Blood.

A rendere questo spin-off particolarmente interessante non è tuttavia solo una struttura narrativa alternativa, ma anche un buon numero di attività secondarie, come la ricerca di immancabili collezionabili e la presenza di abilità inedite potenziabili nel corso dell'avventura. La quantità di skill sbloccabili non è ovviamente paragonabile a quella di inFamous 2, ma ciò non toglie che alcuni dei nuovi poteri rendano comunque gratificante la progressione e l'evoluzione del personaggio.

L'unica nota dolente, molto dolente, è purtroppo la durata stessa dell'avventura proposta. Portare a termine la mini-campagna in questione non richiede infatti più di 2 o 3 ore al massimo, e la totale assenza di quest secondarie limita notevolmente la longevità complessiva dell'esperienza. La presenza di un sistema di creazione strutturalmente identico a quello di inFamous 2 riesce a sopperire a questo problema solo in parte, ma in fondo parliamo pur sempre di un prodotto venduto a 10 euro.

In definitiva inFamous 2: Festival of Blood si dimostra un buon prodotto, minato purtroppo solo da una longevità davvero bassa che potrebbe scoraggiare chiunque non fosse un vero e proprio irriducibile del brand. La qualità dell'avventura proposta è senz'altro soddisfacente, e la possibilità di creare i propri contenuti rappresenta una pregevole aggiunta. Tre ore di gioco però sono davvero poche, anche per un brand amato come quello creato dai Sucker Punch.

6 / 10
Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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