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Iron Front: Liberation 1944 - prova

Operation Flashpoint e ArmA non vi sono bastati?

È ormai passato parecchio tempo da quando i Bohemia Interactive hanno fatto sapere qualcosa su di sé e ArmA 2: in un mondo che ha reso ormai solo i titoli tripla A degni di promozione, non sorprende trovarsi di fronte a un gioco come Iron Front: Liberation 1944 senza effettivamente averne mai sentito parlare prima.

Del resto stiamo parlando di uno spin-off del più blasonato parente concepito utilizzando la stessa versione del motore grafico e interfaccia utente. In Iron Front: Liberation 1944 cambia infatti la prospettiva delle ambientazioni rispetto al suo illustre progenitore: non più warfare moderno ma un salto all'indietro nel tempo di ben sessant'anni, in uno spazio e in un luogo ben precisi. Si tratta del fronte orientale durante l'estate 1944, che vedeva i russi recuperare terreno perduto sull'esercito tedesco a sua volta impegnato a combattere furiosamente per difendere il suolo della madrepatria dall'invasione sovietica.

Un plotone di T-34 e una cittadina da conquistare. Cosa potrà mai fermarci? Beh, un paio di panzer Tigre, tanto per gradire...

Iron Front: Liberation 1944 prova quindi a rinverdire i fasti di un genere decisamente di nicchia nel panorama degli sparatutto per PC, proponendoci una rielaborazione in salsa storica del gameplay che gli integralisti del realismo hanno avuto modo di apprezzare fin dai tempi del primo Operation Flashpoint. Nonostante si stia parlando di fanteria, corazzati e aviazione tedesche e russe, si capisce già nel giro di pochi minuti che l'impianto di ArmA 2 non è cambiato di una virgola.

Il giocatore può prendere il controllo del protagonista e di tutti i membri della sua squadra per guidarli durante una serie di missioni singole equamente suddivise tra nazisti e compagni: nel menu principale del gioco erano disattivate tutte le altre voci, ma è lecito pensare che nella versione finale sarà presente una campagna strutturata (si spera per entrambe le fazioni), il multiplayer e l'editor di missioni che in un prodotto di questo genere è praticamente obbligato.

"Le cinque ore trascorse a comandare granatieri nazisti e carristi russi sono state un mix di sensazioni positive e negative"

Le cinque ore trascorse a comandare granatieri nazisti e carristi russi sono state un mix di sensazioni positive e negative. Per quanto riguarda il primo caso, da vecchio fan di Operation Flashpoint ho potuto tastare con mano l'incredibile libertà concessa nel guidare un plotone di uomini all'assalto di un caseggiato. Una strategia garibaldina non paga quasi mai, posizionare a dovere l'MG42 dietro uno steccato e far procedere a sbalzi le due squadre invece sì, come hanno dimostrato i russi impallinati con facilità dietro i loro ripari di fortuna.

Volare non è semplicissimo ma nemmeno impossibile. Basta fare pratica. Tanta pratica.

Per non parlare dell'avanzata inarrestabile che mi ha visto al comando di un plotone di T-34 con cui ho agilmente guadato un fiume, per poi risalire sul costone opposto e prendere a cannonate le truppe naziste appostate dall'altro lato della pianura. Non è mancata anche la missione con un aereo da caccia, col quale, dopo la consueta collezione di mancati decolli e atterraggi, sono riuscito a finalmente a ingaggiare un duello aereo degno di nota con un russo riuscendo persino ad abbatterlo.

Insomma, la proverbiale flessibilità di ArmA sembra essere stata perfettamente replicata anche in questo Iron Front: Liberation 1944 e, insieme a essa, anche il complesso sistema di controllo del proprio fante cui si aggiunge quello di una o più squadre di fanti o di veicoli.

Uno dei motivi per cui non vedremo mai un gioco di questo genere su console è appunto l'esagerato numero di tasti necessari a gestire inventario, impartire gli ordini e soprattutto reagire alle situazioni di emergenza che possono, se mal gestite, far fare una fine piuttosto ingloriosa alla vostra squadra.

Del resto, quando l'accento è sulla totale parità di condizioni tra il giocatore e i nemici controllati dalla CPU (si può benissimo passare al creatore a causa di un cecchino appostato sulla cima di una collina a cinquecento metri da noi) si capisce perché pochissimi utenti a tutt'oggi si cimentino ancora con questo genere di sparatutto.

Il gameplay è, come al solito estremamente realistico. Esponetevi un centimetro più del dovuto e finirete molto male alla svelta.

"La sensazione che ci sia ancora parecchio da lavorare prima di renderlo un titolo giocabile"

La sensazione che ci sia ancora parecchio da lavorare prima di rendere Iron Front: Liberation 1944 un titolo giocabile è forte: durante le varie missioni abbiamo sperimentato numerosi bug e crash al desktop che ricordano molto da vicino la situazione di ArmA al momento della pubblicazione.

Ordini non eseguiti da parte dei commilitoni, trigger che non si attivano e un motore grafico non propriamente ottimizzato sono sicuramente i punti di interesse sui quali, in sede di recensione finale, concentreremo la nostra attenzione.

Oltre a questo, un grande punto interrogativo riguarda la qualità dei contenuti: le singole missioni sono infatti semplici demo di quello che sarà possibile fare nella versione definitiva. Tutto sommato, i sei scenari presenti nel preview code sono abbastanza ben fatti anche se il livello qualitativo è altalenante in un senso o nell'altro.

Della campagna singleplayer inoltre non si sa praticamente nulla e se il beneficio del dubbio si può concedere, visto lo status di beta del gioco, rimane il fatto che il team di sviluppo di Iron Front: Liberation 1944 non è composto dai collaudati Bohemia Interactive attualmente al lavoro su ArmA 3, ma dai decisamente sconosciuti X1 Software. Quanto saranno in grado di creare una campagna singleplayer piacevole e coinvolgente è effettivamente tutto da vedere.

Del resto, è chiaro quali sono i presupposti da cui nasce questo Iron Front: Liberation 1944. Deep Silver ha dato il motore Real Virtuality 3 in licenza a uno sviluppatore esterno chiedendo la realizzazione di un ArmA a carattere storico: rimane da vedere effettivamente la qualità del prodotto finito e, soprattutto, se sarà abbastanza ben fatto da risultare appetibile alla nicchia di pubblico amante degli sparatutto senza quei compromessi che non toccherebbero un Call of Duty qualsiasi nemmeno con un bastone.