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Journey of a Roach - review

Una blatta è per sempre...

Siamo stati pirati, robot senzienti, omini di plastilina, eroi senza paura, cattivi senza vergogna, ma, a memoria, mai delle piccole e semplici blatte; che a pensarci bene uno potrebbe provare anche un po' di repulsione per degli insetti relegati ai margini della società civile, ma si sa, gli svizzeri sono un popolo alternativo e così eccoci qui a parlare di Journey of a Roach, ultimo titolo degli elvetici Koboldgames.

La trama, come premesso, vede come protagonisti proprio degli scarafaggi, ultimi (?!?) sopravvissuti ad un non ben definito olocausto nucleare che ha reso la superficie della Terra arida e senza vita; tutto sembra indicare pace e tranquillità o, almeno, questa è l'apparenza fino a quando uno di queste piattole non scorge un fiore, vero e proprio miracolo in mezzo al mortifero nulla.

Emozione, sorpresa e meraviglia sono i sentimenti che attraversano così il piccolo insetto, tutti restituitici attraverso delle semplici immagini che ci introducono al peculiare stile fumettistico adottato per raccontare la storia e sfruttare le intrinseche potenzialità narrative dei baloons.

Questo è sicuramente uno dei 'livelli' più complicati.

Ed è sempre così, in maniera semplice senza grossi preamboli o tutorial, che cominciano le disavventure del protagonista, occupato a recuperare il maldestro amico ancora sconvolto dalla visione floreale e vittima di alcuni problemi di "orientamento" all'interno del dedalo sotterraneo che rappresenta il mondo di gioco.

"Gli scarafaggi sono gli ultimi sopravvissuti a un olocausto nucleare"

Se da quanto detto fino ad ora è difficile scorgere qualcosa che, aldilà dell'insolito contesto, possa attirare la vostra attenzione in maniera particolare, è nell'esperienza ludica che bisogna cercare le carte migliori a disposizione di Roach per distaccarsi in maniera originale dai canoni del genere.

Pur appartenendo infatti al mondo delle avventure grafiche, il nostro non propone la consueta schermata di gioco bidimensionale, ma permette di sfruttare ogni scenario a 360° grazie al fatto che il nostro piccolo amico può arrampicarsi sulle pareti o camminare sul soffitto e il tutto senza perdere il senso dell'orientamento: sarà lo schermo a seguire il vostro incedere, ruotando in modo da permettervi di avere sempre la giusta visuale rispetto alla vostra posizione.

L'unico modo per battere un baro è... barare.

Una trovata tutto sommato semplice, ma in grado di donare un poco di freschezza ad un approccio ormai desueto e che, allo stesso tempo, permette di aumentare la varietà degli ingegnosi enigmi che vi verranno proposti durante il vostro tentativo di salvataggio.

"Il nostro piccolo amico può arrampicarsi su pareti e soffitto per sfruttare ogni scenario a 360°"

Anche l'interfaccia ricalca peraltro le stesse linee guida: essenziale ma intuitiva , vi consentirà di muovere il protagonista usando le frecce direzionali e, parallelamente, sfruttare il mouse per cliccare sui punti sensibili utili per compiere l'azione predefinita per un particolare oggetto.

Nello specifico, per quanto riguarda la tipologia di enigmi, si passa da alcune semplici interazioni fisiche a più complesse combinazioni di oggetti presenti nell'inventario, sia fra di loro che con elementi dell'ambiente. Tutto sempre e solo in nome della logica unita alla fantasia, in un mix convincente che personalmente ho apprezzato in maniera particolare.

Certo, è anche vero che questo tipo di gameplay "esteso" comporta di contro anche alcune problematiche: la prima è che l'utilizzo totale della schermata di gioco non rende sempre chiari i punti di interesse, a meno che scegliate di attivare l'opzione per renderli evidenti; in seconda battuta capita che a volte l'interazione con alcuni elementi non risulti immediata e questo a causa di alcuni piccoli problemi di rilevamento degli hot spot.

"Lo stile grafico si allontana in maniera decisa dalle ultime produzioni Daedalic, qui nel ruolo di publisher"

Infine, sebbene spesso ben costruita, l'intera struttura risulta fin troppo lineare per risultare una sfida in grado di reggere a lungo ai colpi di mouse degli avventurieri più navigati: Journey of Roach viaggia infatti per una serie di compartimenti stagni formati da una manciata di schermate ciascuno, cosa che limita forzatamente le reali possibilità di esplorazione o di interazione sulla lunga distanza.

Pesando le due forze, nel complesso mi sento però di elogiare gli sforzi fatti dagli sviluppatori elvetici, a fronte anche di alcune cadute di stile, ma è chiaro che è perlopiù grazie alla semplicità della trama che l'intera struttura regge, penalizzandone la replica in altri contesti.

Lo stile grafico è sicuramente azzeccato.

Lo stile grafico si allontana in maniera decisa dalle ultime produzioni Daedalic, qui nel praticamente inedito ruolo di publisher; diverso però non vuol dire peggiore e l'intero comparto risulta comunque piacevole alla vista e soprattutto capace di caratterizzare un mondo sotterraneo creato per strapparvi ben più di un sorriso.

"Pur con tutti i suoi limiti, Journey of a Roach brilla per le soluzioni adottate"

Arrivare al termine del gioco e raggiungere il simpatico happy ending non richiederà infine uno sforzo titanico: in linea con il prezzo proposto e con le aspettative di un titolo pensato per il mercato digitale, riuscirete a chiudere le vostre avventure nell'intorno delle cinque ore scarse, sempre che non vi incastriate per non esservi accorti della presenza di qualche oggetto lungo la strada.

E in realtà è davvero un peccato che finisca così presto, perché il modo con cui questo titolo saprà farsi spazio nella vostra mente assetata di punta e clicca è di quelli che probabilmente ricorderete a lungo: stimolante, ben calibrato e, soprattutto, capace di proporre uno stile di gioco alternativo ma accessibile fin dai primi istanti, è esattamente quello che molti avventurieri cercano per lasciare entrare un po' di aria fresca in un mondo che fatica a portarsi al passo con i tempi.

Sopra… o sotto?

In un genere che tende spesso a copiare se stesso in maniera passiva e, diciamocelo, poco intelligente, Journey of a Roach brilla così per le soluzioni adottate, pur con tutti i limiti sopra esposti, e la speranza che un'esperienza di questo genere venga presa come spunto per provare a sperimentare qualcosa di simile in una struttura narrativa più complessa.

Se quindi una longevità abbastanza ridotta e alcune piccole pecche lungo il percorso avrebbero portato l'asticella della votazione a fermarsi sulle soglie di una sufficienza abbondante, mi sembra onesto premiare gli sforzi del team elvetico facendo varcare loro la soglia del sette. Perché alla fine quello che conta è il viaggio, non la sua conclusione.

7 / 10
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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