King Arthur II - review
Di cavalieri, avventure e strategia…
Com'è strana la vita: proprio nel momento in cui la supremazia della serie Total War sembrava aver raggiunto l'apice della sua potenza, con avversari che via via si sono trovati costretti ad abbandonare il campo cedendo l'onore delle armi, ecco arrivare quasi in sordina un titolo capace di tracciare una nuova, vincente, strada verso le mura del re degli strategici.
Sto parlando ovviamente di King Arthur II, il seguito dell'ottimo strategico di Neocore che tanto bene fece con il suo episodio di esordio e che, ancora una volta, dimostra come la capacità di osare possa essere premiata da pubblico e critica.
Laddove infatti un qualsiasi titolo di Creative Assembly punta da sempre tutte le sue energie nella creazione di un impianto strategico-gestionale capace di immergere il giocatore in un contesto reale e realistico, King Arthur II decide di battere la strada della commistione di più generi, dando vita ad un mix originale quanto accattivante .
Da una parte strategico, dall'altra gioco di ruolo, senza dimenticare al contempo un pizzico di avventura, è così davvero difficile circostanziare le potenzialità di questo titolo se non facendolo rientrare nel novero delle perle uniche, piccole gemme che una volta conosciute è difficile abbandonare.
Ma non perdiamo tempo ed entriamo nel vivo di questo titolo, in modo da esplorare le singole parti che lo compongono e fornirvi un quadro il più preciso possibile di quello che vi aspetta qualora decidiate di acquistarlo.
Iniziamo dalla parte strategica, l'aspetto che più accomuna King Arthur II a un titolo qualunque della serie Total War; come i veterani del genere possono immaginare, il mondo di gioco è rappresentato da una mappa strategica dove potrete muovervi, rigorosamente a turni, spostando truppe e raccogliendo alleati al fine di raggiungere gli obiettivi che via via vi verranno prefissati.
"King Arthur II è da una parte strategico, dall'altra gioco di ruolo, senza dimenticare al un pizzico di avventura"
La parte gestionale legata all'amministrazione di uomini e agglomerati urbani è stata a questo giro resa più snella, rendendo però finalmente evidente i plus garantiti da un'oculata amministrazione delle vostre terre; contestualmente, grazie a un'interfaccia chiara e intuitiva, non si ha più l'impressione di perdere il controllo delle situazione per un eccessivo numero di informazioni.
Ad esempio l'oro, risorsa principe per arruolare truppe o fornire degli upgrade alle stesse, non viene più fornito dalle vostre terre torturate dalle tasse, ma dovrà essere conquistato controllando alcuni punti strategici sulla mappa o strappandolo con la forza dai cadaveri degli eserciti nemici. Stesso risultato, maggior semplicità.
Ad ogni turno, corrispondente ad una delle quattro stagioni, avrete invece ancora la possibilità di muovervi, arruolare e conquistare nuovi possedimenti, fatto salva la stagione invernale dove potrete unicamente svolgere lavoro concettuale e di ricerca a causa della neve che bloccherà ogni tentativo di forzare i tempi.
Riuscire a bilanciare i vostri movimenti per non ritrovarsi scoperti in un momento critico dei cinque capitoli che compongono l'avventura sarà quindi fondamentale, pena ritrovarvi scoperti in una battaglia decisiva per la vittoria finale.
Miglioramenti si riscontrano anche nella parte real time, ovvero le battaglie (campali) che punteggeranno tutto il corso della vostra esperienza; innanzitutto, grazie al background narrativo ispirato al ciclo arturiano, le pugne si allontanano in maniera drastica dai consueti rapporti di forza dati dall'utilizzo di armi convenzionali, lasciando invece aperta la porta a tutta una serie di possibilità che l'inserimento di creature fantastiche è in grado di regalare.
"Ogni esercito può avere un massimo di tre eroi, soldati speciali in grado di fare la differenza in modo consistente"
Ogni esercito può avere dalla sua anche un massimo di tre eroi, "soldati speciali" aventi particolari caratteristiche in grado di fare la differenza in modo consistente soprattutto in condizioni di difficoltà; a tutto questo aggiungete poi un rinnovato sistema di incantesimi e magie, ora veramente completo e accessibile, e avrete un pacchetto complessivo capace di rendere ogni scontro interessante e mai banale.
A onore del vero, però, l'uso della magia è anche l'anello più debole delle fasi belliche, a causa della difficoltà da parte degli sviluppatori di bilanciare al meglio un aspetto capace di rovesciare le sorti di una qualsiasi battaglia in maniera abbastanza radicale; se così proprio quello del bilanciamento era un problema che affliggeva il primo King Arthur, credo che i passi in avanti in questo senso non siano ancora sufficienti.
D'altronde bisogna anche ammettere che l'utilizzo delle arti magiche, unito a una corretta gestione dei punti strategici sulle mappe capaci di dare vantaggi in alcuni particolari frangenti, permette realisticamente di donare un altro sapore di epicità alle battaglie, come solamente i grandi classici fantasy sono in grado di fare. Un occhio (solo uno) forse lo si può anche chiudere…
"L'uso della magia è anche l'anello più debole delle fasi belliche, a causa di alcune difficoltà di bilanciamento"
Arrivati a questo punto, come spero abbiate potuto capire, di carne sul fuoco ce n'è già parecchia, ma il bello è che praticamente siamo solo a metà del cielo.
Passando alla parte ruolistica, parzialmente mutuata da quella del primo capitolo, ci ritroveremo infatti a seguire, fra una battaglia a l'altra, le vicende del figlio di Re Artù, protagonista di una Britannia dalle fosche tinte dark, spazzata dai venti di guerra e di morte portati dagli invasori provenienti da oltre il famoso Vallo di Adriano.
La parte narrativa è ora più curata e di spessore, grazie all'utilizzo delle numerose quest disponibili lungo la mappa strategica e aventi il doppio ruolo di delineare quello che sarà il vostro percorso e al contempo di fornire tutta una serie di bonus/malus a seconda delle scelte che vorrete intraprendere.
Come una sorta di libro game dovrete infatti decidere come comportarvi mentre un'epica voce vi accompagnerà raccontandovi aneddoti, storie e intrecci che compongono il mondo narrativo di King Arthur II. Matrimoni, scommesse, missioni di soccorso o sfide all'ultimo sangue sono solo alcune delle scelte che, diplomatiche e non, vi verrà chiesto di compiere.
Anche l'orientamento del comportamento che terrete lungo i quattro punti cardinali della vostra morale (giustizia, tirannia, paganesimo e cristianesimo) andrà poi a influenzare i benefici che potrete acquistare, rendendo così ogni scelta mirata ad ottenere il massimo a seconda della situazione che vi troverete ad affrontare o della strada che vorrete prendere.
Ecco, a questo punto direi che i contorni di questo titolo sono decisamente più chiari.
Tuttavia tanta positività richiede purtroppo un conto da pagare, che risulta essere abbastanza salato: il comparto tecnico risulta infatti claudicante in alcuni suoi aspetti, denunciando un beta test forse non così accurato come ci si sarebbe potuto aspettare visto il valore delle restanti parti di questo ottimo titolo.
"Il comparto tecnico risulta claudicante in alcuni suoi aspetti, denunciando un beta test non accurato"
Se da una parte infatti il sistema permette di visualizzare a schermo truppe, mappe e magie con un livello di dettaglio invidiabile, soprattutto se parliamo di qualsiasi cosa che implichi l'uso del fuoco, è capitato spesso, soprattutto nelle prime partite, di vedere crash del sistema o compenetrazioni di poligoni abbastanza evidenti.
Anche il frame rate ha risentito di questa situazione traballante, con la necessità in alcuni frangenti di dover scendere a compromessi con le richieste di sistema al fine di non perdere una singola battaglia per la lentezza nella risposta ai propri comandi.
Sebbene le prime patch sembrino aver comunque risolto parte dei problemi sopra citati, rimango dell'idea che un gioco quando esce sul mercato debba essere già perlomeno scevro da problemi di questo tipo, pensiero che peraltro avete già avuto modo di leggere in altre mie recensioni.
Peccato, perché la deriva oscura intrapresa a livello artistico rende molto più accattivante un mondo di gioco sicuramente più maturo e capace di rimanere nella vostra memoria per diverso tempo rispetto al capitolo precedente, complice anche un ottimo comparto audio (solo in Inglese) in grado di supportare al meglio l'intera esperienza di gioco.
King Arthur II è quindi uno di quei titoli che un qualsiasi amante della strategia non può non amare, soprattutto in virtù di una struttura che mescola senza soluzione di continuità tattica, avventura e gioco di ruolo all'interno di un contesto leggendario e dannatamente coinvolgente.
Solo una parte tecnica ancora sofferente rispetto al più quotato antagonista e la mancanza di una localizzazione impediscono così all'ennesima perla di Paradox di aspirare ad un voto ancora più alto, ma se il vostro cuore vibra per le imprese epiche, la spada del figlio di Artù deve essere la vostra lama.