La storia dei giochi musicali
Passato, presente e futuro delle sette note.
INTRODUZIONE
Poco tempo fa, quasi tutte le riviste e i siti di settore erano pronti a scrivere il necrologio dei giochi musicali. Activision aveva staccato la spina, almeno per il momento, a Guitar Hero e DJ Hero, mentre Viacom aveva abbandonato al loro destino gli Harmonix, creatori di Rock Band.
Sembrava proprio che le campane a morto fossero pronte a suonare per il genere che aveva inondato il pianeta di chitarre di plastica.
Ma proprio come il New York Journal annunciò per errore la morte di Mark Twain, le previsioni sui cosiddetti "rhythm game" si sono rivelate quanto meno esagerate.
Senza dubbio i giorni migliori di Guitar Hero sono ormai alle spalle ma Just Dance sta andando fortissimo sugli stessi scaffali che qualche tempo fa erano pieni di repliche della Gibson, e l'orizzonte è pieno di nuovi giochi dedicati alle sette note.
Ciò che forse in molti avevano dimenticato è che quello degli strumenti finti non è altro che il continente di un vasto mondo, che comprende gli ancheggiamenti di Dance Central, le avventure trance di Rez, e il curioso esperimento di Donkey Konga.
"Quando parliamo di giochi musicali stiamo parlando di un genere che include i rhythm action, gli shooter o platform musicali, le simulazioni come Rock Band, e i dance game come Dance Dance Revolution o Dance Central 2", spiega Greg LoPiccolo, vice presidente dello sviluppo dei prodotti Harmonix.
Tetsuya Mizuguchi di Q Entertainment, creatore di Rez, concorda sul fatto che i giochi musicali trascendano la semplice classificazione per generi. "Ognuno dei nostri titoli ha un tema differente: Lumines è un puzzle, Child of Eden è uno sparatutto, Space Channel 5 è invece un gioco musicale più classico. Amiamo molto la musica e ci piace inserirla nei giochi. Non m'importa molto dei generi in quanto tali".
L'unico punto in comune, spiega Jason Harman, direttore di produzione dei Wired Production, sviluppatori di We Sing, è ovviamente la musica: "In un gioco musicale l'attenzione è tutta sulla musica stessa, mentre negli altri genere gioca un ruolo secondario o semplicemente fa da accompagnamento al gameplay".
ALCUNI CENNI STORICI
Le origini della specie risalgono al 1983 con Moondust, un gioco per Commodore 64 che sfugge alle catalogazioni classiche. Creato dal guru della realtà virtuale Jaron Lanier, Moondust chiedeva ai giocatori di muovere un astronauta in giro per lo schermo con lo scopo di lasciare dei semi, che dovevano poi essere raccolti con delle astronavi che seguivano i movimenti del giocatore, e portati verso una forma geometrica centrale che Lanier descriveva come "un fenomeno astrale organico e vagamente femminile"; roba da far leccare i baffi a Freud.
La cosa più importante non era però la sua simbologia, ma il fatto che ogni a movimento del joystick corrispondeva un cambiamento della colonna sonora, così che l'utente, più che giocare, si ritrovava a suonare uno bizzarro strumento musicale elettronico.
L'anno dopo sul Commodore 64 videro la luce Break Street e Break Dance, un ulteriore passo avanti per il genere, ispirati dal nascente fenomeno della break dance.
Break Street era più un simulatore di danza dove eseguire e registrare delle mosse, mentre Break Dance si basava sul replicare le mosse di un b-boy rivale, premendo i tasti in sequenze ben precise. In poche parole, questo gioco è stata la pietra angolare su cui sono sorti la maggior parte dei giochi musicali moderni.
La successiva tappa del nostro viaggio nel tempo è il 1987, quando esce Dance Aerobics, innovativo gioco di fitness creato per il Family Trainer di Bandai, un tappeto per ballare che potrebbe essere definito il nonno di Dance Dance Revolution, ma per il NES. Dopo questo titolo dobbiamo aspettare fino al 1993 per sentir parlare di giochi dedicati alla musica, quando esce per MegaDrive ToeJam & Earl in Panic on Funkotron.