Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno - recensione
Sherlock Holmes incontra Indiana Jones.
Come saprete, proprio in questi giorni è sbarcato nelle sale italiane il film di Tin Tin, portato sulle spalle di Peter Jackson e Steven Spielberg. Attenta come sempre al risvolto mediatico dei videogiochi, Ubisoft ce ne propone quindi la conversione che, è bene ricordarlo, prende vita dalla pellicola cinematografica e non dallo storico fumetto nato nel 1929 dalla matita del belga Georges Remi, in arte Hergé.
La formula è quella che nel 90% dei casi si sceglie per i tie-in, ovvero quella dell'action-adventure e mai come in questo caso la scelta è stata azzeccata, visto che il nostro eroe è stato sempre un perfetto investigatore con una forte propensione verso l'azione. Ed è proprio da questa considerazione, infatti, che è nato il sottotitolo che ho dato a questa recensione.
Se la maggior parte del gioco ha uno stile che ricorda un po' quello dei vecchi Prince of Persia, alcune sezioni esplorative assomigliano maggiormente alle avventure di stampo più moderno. Nel primo caso i confronti con i nemici vengono risolti nella maggior parte dei casi con delle scazzottate o con dei K.O. silenziosi, ma il design messo a punto dagli sviluppatori mette a disposizione anche soluzioni più fantasiose (non manca la classica buccia di banana) che in certi casi mi hanno addirittura ricordato la serie Monkey Island.
Tecnicamente parlando, Le Avventure di Tintin non spreme certo al massimo i processori delle macchine su cui gira, anzi posso tranquillamente affermare che alcuni titoli Xbox 360/PS3 di prima o seconda generazione erano addirittura superiori. Nonostante questo però, la resa finale è tutto sommato piacevole e in fondo non mi aspettavo certo di avere di fronte un rivale per Batman o Uncharted.
Particolarmente piacevole si rivela poi la regia (ma Spielberg in questo caso non c'entra), che alterna inquadrature classiche a cambi di visuale che seguono l'azione da prospettive in grado di trasmettere da sole i cambi di ritmo del gioco.
Le sezioni a bordo dei veicoli (di cui parlerò anche più avanti) sono forse le peggiori di tutto il gioco, non tanto perché realizzate male, ma perché con un minimo di cura in più avrebbero potuto rappresentare uno dei suoi punti di forza. Invece, purtroppo, filano via così, senza anima e soprattutto... senza la benché minima parvenza di divertimento.
Il gioco diventa invece più godibile quando si prende (saltuariamente) il controllo degli altri due personaggi, ovvero il Capitano Haddock e il cagnolino di TinTin . Entrambi aggiungono degli elementi di gameplay che rinfrescano un po' la formula generale. Il quadrupede, ad esempio, può esplorare luoghi inaccessibili per gli altri e scovare oggetti sotterrati, mentre Haddock ha il privilegio di maneggiare una spada con cui può eliminare i nemici.
A tal proposito, se doveste ritrovarvi a giocare questo titolo, vi sarei grato se riusciste a spiegarmi perché secondo voi il team ha scelto un sistema di controllo così complesso che utilizza gli stick analogici. Sinceramente è una scelta che non compreso, anche se questo non mi ha comunque impedito di proseguire.
Volendo è possibile giocare in co-op controllando contemporaneamente TinTin e Haddock, ma questo aggiunge poco o nulla all'esperienza finale. Stesso discorso per il supporto a Kinect (avrete capito, a questo punto, che il mio test è avvenuto su Xbox 360). La periferica Microsoft è usata in alcune sezioni a bordo di veicoli e in alcune fasi action... funziona, per carità, ma definire questo sistema di controllo "comodo" rispetto al pad è ottimistico.
L'intero gioco è comunque pervaso da una piacevole atmosfera "leggera", che ricorda da vicino quella del fumetto. Altrettanto leggero è, purtroppo, il livello di difficoltà dell'avventura, che si attesta su una media piuttosto bassa.
Questo, abbinato a una durata dell'avventura principale tra le più basse riscontrate negli ultimi tempi (intorno alle 4/5 ore), fa sì che la qualità finale del gioco non riesca purtroppo ad elevarsi fino alla sufficienza.