Lollipop Chainsaw - review
Un gioco "segato" a metà.
Non ci sono mezze misure quando si parla di giochi realizzati dal team Grasshopper e in particolare dal carismatico Goichi Suda (Suda51 per gli amici). Titoli come Killer 7, No More Heroes, Contact e Shadows of the Damned non sono per tutti i palati e infatti spesso hanno diviso pubblico e critica in due fazioni ben distinte.
Chi vi scrive fa parte di coloro che adorano alla follia i suoi giochi e che attendeva con estrema ansia questo Lollipop Chainsaw, titolo che fin dai suoi primi vagiti prometteva di sprizzare stile e follia da ogni poro. Ora che è arrivato e che ho avuto il tempo di passarci un intero fine settimana, sviscerandolo in ogni sua componente, posso però dire di essere rimasto con un po' di amaro in bocca.
Non voglio iniziare questa recensione in maniera negativa, anche perché a quest'ora anche alcuni di voi avranno avuto il tempo di giocarci e di farsi una buona idea. Ciò che voglio dire è che Lollipop Chainsaw è, a mio parere, un'occasione mancata. Un gioco per certi versi che ha espresso solo una parte del suo potenziale.
La premessa del gioco è in puro "stile Suda" e anche la prima ora concede qualche bello spunto, va detto. Tutto viene presentato come una sorta di fumetto a metà tra il supereroistico e l'horror, con tanto di "balloon", scritte colorate, sovrimpressioni esagerate e tutto il resto. La protagonista, Juliet, è una cheerleader con la passione per i lecca-lecca, una vivacità tutta sua, un'innata sensualità giovanile che non maschera in alcun modo e un piccolo particolare che viene svelato nei primi istanti di gioco... fa parte di una famiglia con una lunghissima tradizione di ammazza-zombie!
Niente di più perfetto per chi, come Juliet, si sveglia la mattina e corre a perdifiato in bicicletta verso la sua scuola per scoprire che è appena stata presa d'assalto da un'ora di famelici mangia-carne. Armata della sua fedele motosega rosa e del suo inseparabile cellulare (sul quale continua a ricevere deliranti telefonate di raccomandazione dai genitori anche nel bel mezzo della battaglia), la biondina decide di dare subito sfogo al suo talento ed è qui che il gioco inizia a far vedere di che pasta è fatto.
"Tutto viene presentato come una sorta di fumetto a metà tra il supereroistico e l'horror"
Combattimenti e incontri con gli zombie sono quanto di più distante dai vari Resident Evil e Dead Rising si possa pensare. Siamo più vicini alla serie OneChanbara, se sapete di cosa parliamo, o ad un classico gioco gioco arcade SEGA, di quelli che piacciono tanto ai giocatori nostalgici.
Per certi versi ciò che proverete giocando a Lollipop Chainsaw sarà simile alle sensazioni vissute davanti ai vari House of the Dead... nel bene e nel male. Tutto è esagerato, grottesco, quasi comico e soprattutto... lineare! Non ci sono strade alternative da seguire e nessun free-roaming. Tutto segue una linea dritta senza possibilità di intervento da parte del giocatore e di solito la sequenza di azioni è la seguente: filmato-combattimento-corsa verso il punto successivo-combattimento-filmato.
Questo fa sì che il susseguirsi di eventi su schermo, per quanto non privo di spunti divertenti e con qualche colpo di classe tipico di Suda 51, risulti comunque piuttosto monotono e ripetitivo. Per carità, alcune scene come il primo incontro tra Juliet e il suo ragazzo o con il "sensei" giapponese che tanto ricorda il Maestro Miyagi di Karate Kid, strappano comunque sorrisi, ma rispetto ad altre produzioni di questo team, Lollipop Chainsaw sembra non essere stato sviluppato con la stessa passione. È come se Suda e i suoi avessero voluto far riecheggiare quanto fatto in precedenza in un gioco più limitato, una versione "light" e "pruriginosa" di Shadows of the Damned.
"Riuscire a non scoprire nei primi 5 secondi di battaglia il punto debole di un boss è davvero difficile"
Anche gli stessi scontri con i boss, alcuni dei quali comunque piuttosto ben caratterizzati, sono decisamente banali e riuscire a non scoprire nei primi 5 secondi di battaglia il punto debole da colpire è davvero difficile. Le armi a disposizione della protagonista derivano tutte dalla motosega iniziale, ma di tanto in tanto forniscono anche la possibilità di sparare qualche cannonata.
Gli attributi di Juliet possono essere potenziati comprando appositi oggetti nei negozi sparsi lungo i livelli, ma anche qui siamo ben distanti anni dall'irridente follia vista nell'avventura di Garcia Hotspur. Qualcosa in comune con quel gioco comunque c'è ed è una testa parlante, ma in questo caso non un teschio bensì il cranio vivo e vegeto del fidanzato, Nick, che in qualche occasione potrà tornare anche utile per dare vita ad attacchi speciali. I dialoghi tra lui e la protagonista, in alcuni casi, meritano una menzione speciale per il totale "non-sense" che riescono a raggiungere.
Immancabili anche i gli oggetti collezionabili, che in Lollipop Chainsaw si materializzano sotto forma di lecca-lecca speciali, superstiti della scuola da salvare (essenziali per ottenere il "finale buono" del gioco), schede degli zombie, pezzi della colonna sonora e così via.
Proprio da questi e da altri fattori dipende molto la longevità di questo gioco, che nella sua forma più basilare, rappresentata dall'avventura principale, non supera le 6/7 ore. A queste vanno aggiunte, nel caso ne abbiate voglia, almeno altrettante per affrontare nuovamente ogni livello con diverse modalità, dipendenti a seconda dei casi dal punteggio raggiunto, dal tempo impiegato e così via. Premi speciali (vestiti, artwork e così via) attendono i giocatori più esperti che riusciranno anche a superare i record di "papà ammazza-zombie" in ogni stage... cosa decisamente non facile.
"La longevità dall'avventura principale non supera le 6/7 ore"
Alla luce di tutto questo, e di un comparto grafico piacevole per quanto riguarda il modello "disegnato" di Juliet ma appena sufficiente per tutto il resto, si può quindi considerare Lollipop Chainsaw alla stregua delle migliori produzioni Grasshopper?
Purtroppo no ed è un peccato perché poteva essere davvero qualcosa di speciale. L'ultima fatica di Suda51 e soci è un prodotto sì divertente, ma davvero troppo " minuto" per diventare un classico.
Spesso non basta avere delle belle idee per avere successo, bisogna anche riuscire a metterle insieme nella maniera giusta. Tanto per fare una metafora appropriata all'argomento, Lollipop Chainsaw è un lecca-lecca con un leggero retrogusto amaro... e che fra l'altro dura davvero troppo poco!